La fortuna di avere scelto di vivere tra i monti, alla periferia dei cosiddetti centri.
La fortuna di uscire di casa e correre sino sulla cima del monte.
La fortuna di potersi ubriacare di spazi infiniti, di libertà e di fatica.
I monti, centro del mondo, che pulsano di vita, di storia e di cultura.
I monti, centri connettori di periferie, fonti d'energia e bellezza.
E lo sguardo si spinge sin dove vorresti arrivare con il tuo prossimo viaggio a pedali e con gli sci.
I monti, stimolo inestinguibile per la mia fantasia.
E mentre scendo il sole cala all'orizzonte, le luci si accendono sulla pianura e penso che non esistono periferie ma solo spazio da attraversare, tempo da vivere.
Sempre.
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Le città sono il centro e tutto il resto periferie?
Eppure i monti, questi monti, sono stati centro di scambi tra l’Oriente, il Mediterraneo e l’Europa, non frontiere ma cerniere, luoghi di partenza, di arrivo e di transito di genti e con loro di idee, di arti, di mestieri e di merci. Mi piace pensare alla montagna non tanto come luogo chiuso, marginale ed immobile ma soprattutto come luogo di progetti di civiltà e di convivenza in cui nei secoli ci si è adattati alle forme e ai vincoli di un ambiente difficile. Le montagne le percepisco in movimento, le vedo come uno spazio strategico e delicato, come luogo geografico posto al centro d’Europa, altro che periferia, bordo, margine. Riusciremo a rimetterle al “centro” in un progetto utile e funzionale che dia risposte alla crisi scatenata dalla pandemia in corso? Non ho risposte a questa domanda ma ho la certezza che ognuno possa fare qualcosa incidendo sui propri stili di vita. E più passa il tempo più sono convinto che avere scelto di vivere tra i monti mi abbia portato più benefici che disagi.
E dopo una giornata di lavoro in modalità smart-working ho la fortuna di potermi cambiare velocemente ed uscire di casa per imboccare il sentiero che parte a dieci metri dall’uscio ed immergermi nella primavera, respirarla e attraversarla.
A questo ed altro ancora penso mentre corro nella luce del tramonto e mentre giunto in vetta la musica di Morricone si dipana soffusa nella mia mente e la canticchio e mi pare di sentire la voce di Elisa che canta: “Ancora qui. Ancora tu. Ora però, io so chi sei. Chi sempre sarai. E quando …”.
Sorrido.
Sono ancora qui in cima alla montagna di casa.
Scatto una foto.
E inizio a scendere.
I monti non sono periferie e di questo ne sono convinto.
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