giovedì 20 settembre 2012

ALLENARSI ! - Diario di produzione.6 - C'ERA UNA VOLTA



C’era una volta …
Ogni favola inizia così ed anche la nostra potrebbe tranquillamente avere il medesimo inizio.
E come in ogni favola si parla di un mondo perduto, lontano nello spazio e nel tempo che vive solo nel nostro immaginario, grazie alla nostra fantasia e alla capacità di sognare ad occhi aperti.
Così era la cava nell’inverno 2009.
Prima del crollo, prima del riempimento, prima che si decidesse di riempirla.
Un angolo magico di roccia e neve, acqua e ghiaccio. I camion ed i buldozzer, coperti dalla neve, sembrano mostri addormentati per sempre, ma non è così. A tre anni di distanza tutto e cambiato il luogo è stravolto ma la passione di chi continua a frequentare il ventre di pietra, di chi si ostina a scalare in un luogo senza cielo è immutata. La speranza che la favola abbia un lieto fine, flebile resiste.
Come andrà a finire non lo sapremo, sicuramente resterà la favola ed ogni volta che verrà narrata, tutto tornerà come un tempo.

Venerdì 28 alle 21, vi aspettiamo al MODERNISSIMO di Nembro (Bg)

giovedì 13 settembre 2012

ALLENARSI ! - Diario di produzione.5 - IL DEBUTTO

IL DEBUTTO
Venerdì 28 settembre 2012 ore 21,00 - Nembro, Auditorium Modernissimo
Sabato 6 ottobre 2012 ore 21,00 - Cornalba, 3 Corne Meeting Climbing

Nembro, cava di Trevasco, 24 dicembre 2010. Un enorme blocco di roccia crolla e si schianta all’ingresso di uno dei luoghi storici dell’arrampicata nella provincia di Bergamo. Mentre si accende la disputa sull’opportunità di concedere ancora l’accesso alla “Cava”, si snoda la produzione di Allenarsi!. I registi raccolgono testimonianze, aneddoti, opinioni e fatti, si infilano sotto la Cava, si insinuano in una riunione in Comune, incontrano alcuni alpinisti “nati” in Cava. Un film che è una dichiarazione d’amore per un luogo controverso, strano, difficile, bellissimo e inquietante, un luogo dove allenarsi è un imperativo: Allenarsi!

Un film di Maurizio Panseri e Alberto Valtellina
Una produzione Lab 80 film in collaborazione con Vertical Orme
Con Giovanni Nodari, Giangi Angeloni, Daniele Natali, Yuri Parimbelli, Gianni Comotti, Ennio Spiranelli, Gigi Rota, Antonello Moioli, Mauro Bergamelli, Martino Bergamelli, Romilde Vaccarini, Piera Vitali, Emilio Previtali, Simone Moro, Daniele Previtali, Nicolas Favresse, Olivier Favresse, Sean Villanueva.
Live Music by Nicolas Favresse, Olivier Favresse, Sean Villanueva

Musica del gruppo Bancale.

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lunedì 10 settembre 2012

ALLENARSI ! - Diario di produzione.4 - IL PARADOSSO



IL PARADOSSO
Ritorno al futuro parte II – frammenti di un dialogo:
Doc: “e ci ritroveremo in un paradosso!”
Marty: “Un paradosso? Intendi una di quelle cose che distruggono l'universo?”
Doc: “Precisamente!”

 

Buio. Esplosione.
Sventrare una montagna con la dinamite, le trivelle e i bulldozer, è di per se deprecabile. Alla fine, la ferita viene abbandonata e non si rimargina. Anzi è, di fatto, un'opportunità ecologica. Nuove condizioni morfologiche e microclimatiche creano una nicchia in un versante omogeneo, nicchia che ospita altre specie vegetali ed animali. Questa soluzione di continuità aumenta la biodiversità del territorio. L'animale ecologicamente più plastico è quello che meglio si adatta ai cambiamenti, tra questi c'è l'uomo. In questi non luoghi, dove il ventre della terra viene inciso, sa cogliere opportunità e bellezza, perché la bellezza sta nell’afferrare lo spirito dei luoghi, guardarli con occhi diversi, da altre angolature.
È opinione comune che una cava sia uno scempio è opinione comune che arrampicare in cava faccia schifo. Noi lanciamo la sfida e vogliamo raccontare lo scempio e lo schifo, senza giudizio, senza morale, sino a quando la ferita non verrà colmata completamente dai nostri stessi rifiuti, richiudendo per sempre il ventre della terra.
Rumore di bulldozer che livellano il materiale scaricato dai camion. Buio.  Cresce il silenzio. Rumore d'acqua di stillicidio nel nero di una grotta.



Perché il paradosso? Perchè è una cocnclusione che appare inaccettabile, perchè sfida un'opinione comune.
"Il termine paradosso deriva dal greco ed e' composto da para (contro) e doxa (opinione). I paradossi sono smagliature di assurdita' nel tessuto della conoscenza: dapprima ci fanno dubitare delle nostre credenze e poi ci spingono a ridefinire i nostri concetti"
(Piergiorgio Odifreddi)

martedì 4 settembre 2012

ULTIMO SOLE


Erano gli anni del mio apprendistato. Ho iniziato ad arrampicare del tutto casualmente con degli amici, mi sono formato da autodidatta. Il coniglio era già lì, affacciato, a guardare fuori, e tremante per la vertigine. Io lo ascoltavo e per anni non ho osato superare la soglia del V grado. Mi nutrivo di riviste e libri e sognavo leggendo i racconti dei grandi alpinisti. Come tutti gli anni, attendevo l’uscita dell’Annuario. Ed ogni anno il rito si ripeteva, lo ritiravo e leggevo con voracità le storie degli alpinisti bergamaschi. Raccontavano le loro avventure sulle montagne di casa e su quelle del mondo. Io sognavo e non immaginavo minimamente che anch’io, un giorno, avrei raccontato le mie storie verticali. Forse il germe della passione al racconto è nato anche da lì, tra le pagine dell’Annuario. Leggere le storie di Augusto ed Alessandra, quelle di Marco e Sergio, quelle di Ennio e tanti altri mi piaceva, anche perché loro non erano delle entità astratte. Messner e Bonatti chi li aveva mai visti? Mentre loro erano ragazzi in carne ed ossa che incrociavo e timidamente salutavo.


In un’estate di 20 anni fa mi ricordo di avere letto un racconto, non ricordo se scritto da Nello o da Paolino, in cui si parlava dell’apertura di una nuova via in Presolana. I toni erano giocosi e spensierati e mi aveva colpito quanto trasparisse l’intenso piacere che i due amici avevano provato una volta giunti in vetta. Qui in silenzio si goderono il tepore dell’ultimo sole e le luci del tramonto, insomma qualcosa di esclusivo: uno spettacolo tutto per loro, irripetibile. Da allora, ogni volta che sono passato ai piedi di questa piccola parete, il mio pensiero è sempre andato a quella lettura. Il momento adatto per mettere le mani su “Ultimo sole”, però, veniva sempre rimandato. Inaspettatamente è arrivato questa estate, quando con Paolo in una bella mattina di sole ci siamo goduti questi bellissimi tre tiri di corda su una roccia favolosa. Per poi cercare inutilmente di salire un’altra linea “mitica” aperta da Elio Verzeri e Vito Amigoni. Ma torniamo sulle placche dell’Ultimo sole. Mentre scalavo mi è tornata la voglia di recuperare quell’Annuario, per rileggere la storia di Paolino e Nello. Poi mi sono detto: “… e se questo racconto non fosse mai esistito? … e se tutto fosse tutto frutto della mia fantasia?” Quindi, visto che nella mia mente tutto ciò è accaduto, tornato a casa non ho più cercato quel vecchio numero dell’Annuario, per non incrinare la magica atmosfera di questo gioco.
Una cosa è certa, Paolino Capponi e Nello Moioli, nell’estate del 1991, hanno salito per la prima volta “Ultimo sole” sulla parete sud della Presolana Orientale, tre belle lunghezze con difficoltà sino al 6b, protette da spit e chiodi. Per una ripetizione servono due mezze corde e 10 rinvii, con due comode doppie si torna alla base. 
Oppure salite in vetta per godervi il “vostro” Ultimo sole.

ULTIMO SOLE - fotogallery 

in rosso 
Ultimo sole (L1 6b - L2 5b - L3 6b)
Nello Moioli Paolino Capponi - estate 1991

in giallo
R. Asti, C. Aiolfi (V+) 200 m
15 agosto 1944

in verde
variante Bombardieri