venerdì 21 ottobre 2022

#roccia – Val Famada inattesa


Ci sono dei luoghi inattesi, appartati quanto basta per sottrarli allo sguardo dei più. Per apprezzarli nella loro solitaria bellezza ti ci devi infilare dentro perché sino all’ultimo loro si negano alla vista. Il paretone della Val Famada è uno di questi luoghi anzi è forse l’emblema dell’inatteso, non lo vedi dal fondovalle e da nessuna strada che ne risale i versanti, non lo vedi da alcun sentiero e nessun segnavia ti porta ai suoi piedi. Solo un sentiero di boscaioli e pastori, di cacciatori ed eremiti conduce lassù e mentre lo risali, immerso nel bosco, apprezzi i discreti segni lasciati dall’attiva presenza umana. Abetaie, faggete e infine le ultime betulle lasciano spazio ai mughi, ai ghiaioni e ai pascoli ma della parete ancora nulla si intuisce. Lasci che le cuspidi dei Torrioni del sole sfilino alla tua sinistra e continui a salire, quando tra le chiome dei larici fa la sua apparizione un pilastro imponente che si fa spazio nel cielo, e continui a salire, e alla sua destra si srotolano diedri e placche, infine appoggi lo zaino sull’erba e ti siedi su di un masso a contemplare quel monolite di pietra che buca i pascoli.

In un freddo e ventoso giorno d’autunno, con Marco e Giò, abbiamo ripetuto la neonata “Le strane voglie di Elenì”, la superclassica “Diretta all’Infernell”, la placcosissima “Passi di Danza”. A fine giornata ci siamo fatti 9 lunghezze di corda ed oltre 300 m di scalata, godendo di ogni movimento tra muri verticali, placche, fessure e diedri. La parete va al sole da metà mattina. La roccia è un verrucano compatto e molto lavorato. La chiodatura è in stile plasir e le soste sono attrezzate per le doppie lungo la linea di salita. Nonostante il modesto sviluppo delle vie, vista la bella esposizione si ha l’impressione di scalare su una grande parete. Oltre a questi tracciati ci sono altre vie che risalgono i grandi ed estetici diedri e che richiedono l’utilizzo di protezioni veloci. Alla base c’è il bivacco dell’eremita, siate rispettosi del luogo e lasciate tutto in ordine.

Un sentito ringraziamento ad Antonio, Federico e Simone per avermi aiutato a ricostruire la storia e le storie di questo luogo magico ed appartato.

Andate a farci un giro, non ne rimarrete delusi.

Di seguito le relazioni complete ed aggiornate delle tre vie percorse.
Da sx a dx: Le strane voglie di Elenì, Diretta all'infernell, La lama, Pansì e diedri, Uscita al cardiopalma, Passi di danza.


LE STRANE VOGLIE DI ELENÌ
Federico Canobbio, Elena Bigi, settembre 2021
110 m (3L)
6a+/S2/II, 2h00'
Note: Salita molto bella e “plasir” ben attrezzata con fix da 10mm in sosta e da 8mm sui tiri. La qualità della roccia è ottima e lo stile di scalata è vario e spazia dalla placca, allo spigolo fino alle fessure
Materiale: due corde da 60m, 16 rinvii, consigliati (non indispensabili) friend medi per la fessura dell’ultima lunghezza.
Attacco: Salire nel prato sopra il bivacco, la via parte in un diedrino. Targhetta con scritta alla base.
Relazione:
L1: 30m 6a+. Salire il diedrino sino ad un piccolo tetto per poi uscirne a sinistra su placca lavorata sino in corrispondenza di un altro tetto oltre il quale si segue una fessura che conduce ad un pulpito dove si sosta su 2 fix collegati con cordone e anello di calata (15 fix).
L2: 35m 6a+. Salire il diedro appena accennato a destra della sosta, al suo termine proseguire verso sinistra e puntare ad un tetto che si supera grazie ad una fessura sino ad una cengia oltre il quale si prosegue lungo lo spigolo sino ad un terrazzo dove si sosta su due fix uniti da una catena (14 fix).
L3: 45m 6a+. Verso destra salire lo sperone e la sua placca posta a sinistra solcata da una fessura che si segue sino ad entrare nel diedro e spostarsi sul muro di sinistra che si fa sempre più verticale ma con roccia incredibilmente lavorata, dove la parete si abatte si sosta su due fix uniti da catena (10 fix).
Discesa: in doppia dalla via, da S3 (40m) e S2 (60m).

DIRETTA ALL’INFERNELL
Vinicio Fiorina, Antonio Giudici, Luciano Merlini 1990 – Richiodata dagli apritori, 2017.
110 m (3L)
6c (6a+ obbl.)/S2/II
Note: Salita molto bella e “plasir” ben attrezzata con fix da 10mm in sosta e da 8mm sui tiri. La qualità della roccia è ottima, Si scala in placca e su una fessura entusiasmante. Il muro finale offre una serie di movimenti belli e in grande esposizione.
Materiale: 16 rinvii, 2 corde da 60m.
Attacco: Salire nel prato sopra il bivacco, la via parte poco metri a destra di “Le strane voglie di Elenì”, in corrispondenza di una placca appoggiata sulla verticale di due piccoli tetti.
Relazione:
L1: 35m 6a+. Primi metri su una placca appoggiata, poi si prosegue sulla destra di due piccoli tetti su placca verticale con una successioni di movimenti delicati e da intuire sino ad una sosta su due fittoni.
L2: 40m 6b+. Continuare sopra la sosta sempre in placca fino sotto un tettino che si rimonta grazie ad una fessura, con movimenti delicati, e che si segue integralmente con bella arrampicata sino sulla cengia alla cui destra e situata la sosta.
L3: 35m 6c. Dalla sosta si sale in diagonale verso destra per poi procedere su muro verticale entusiasmante con continui movimenti verso destra e un passo chiave a metà tiro, poi la scalata si fa più continua con un’uscita leggermente strapiombante. Alcuni metri più facili conducono alla sosta posta sulla sommità della parete.
Discesa: con 3 doppie dalla via.

PASSI DI DANZA
Vinicio Fiorina, Antonio Giudici, Luciano Merlini 1990 – Richiodata dagli apritori, 2017.
100 m (3L)
6b+/S2/II
Note: Unica linea su questo grande trapezio di roccia compatta ed incredibilmente lavorata. Sale sulle colate nere poste a sinistra con tre lunghezze ben chiodate di cui le prime due
Materiale: 14 rinvii, 2 corde da 60m.
Attacco: Salire sopra il bivacco e costeggiare la parete oltre i diedri sino alla base della grande placconata, fix evidenti.
Relazione:
L1: 30m 6b+. Partenza con passo chiave su micro-prese e movimenti di precisione sui piedi, poi si prosegue su placca un poco più semplice sino a sostare su due fittoni.
L2: 25m 6b. Proseguire sopra la sosta leggermente verso sinistra su placca e poi muro verticale con buone prese ma con un paio di sezioni più impegnative. Infine si prosegue di nuovo placca sino in sosta.
L3: 20m 5a. Proseguire su placca appoggiata e più semplice fino alla sommità della parete e in sosta.
Discesa: in doppia dalla via da S3 e S2.

















martedì 20 settembre 2022

#appunti - Da nord


(Val Famada - sabato 17 settembre 2022 - 14:03:00)


Pioggia di luce
a pulire cieli
a scolpire colori
a definire profondità
di lontananze e di vicinanze
di luci e di ombre
dov’è padrone il vento
freddo da nord


#roccia - Presolana – Ciccio e Siddharta

In Presolana. Ci sono luoghi dove ti piacerebbe mettere il naso ma ogni volta che passi sotto quella parete, la osservi e le giri le spalle e decidi di arrampicare sulle più rassicuranti e conosciute vie del Torrione Scandella. Poi, quando ti ritrovi fermo in sosta e recuperi il socio, lo sguardo non può non andare oltre il ghiaione e cercare di capire dove passano le due linee di scalata aperte da Gianmario Colombo e Giacomo Colombo nel 1990 e nel 1986. Eppure, è già dal 1993, anno di pubblicazione della preziosa guidina di Alessandro Ruggeri “Lo spit sulla luna”, che quelle due linee solleticano la tua curiosità, ma lasciare il certo per l’incerto richiede sempre una certa dose di energie. Quindi, ogni volta che rientri a valle, non prima di avere dato un’ultima occhiata a quel torrione caratterizzato da una fascia basale di strapiombi che proteggono l’accesso alle placconate soprastanti, ti riprometti di tornarci e di provare a salirlo. Passano gli anni e tu torni puntualmente a scalare sul meraviglioso calcare della Regina, ma non hai notizie di ripetizioni e non ci vedi mai nessuno su quelle linee, quindi ti limiti ad osservarle e non ti fai sedurre dall’incerto ma decidi sempre per il certo, la salita conosciuta e di cui hai informazioni fresche, relazioni dettagliate.

Poi, frugando in rete, ti imbatti in un post di Alessandro Ruggeri in cui scrive sinteticamente di una sua ripetizione dell’autunno del 2019: “"Siddharta" un breve, ma intenso viaggio tra le rocce della Presolana. Fine anni '80. Gianmario Colombo apre un paio di itinerari a sinistra del torrione sud della "Regina", accanto ad una più storica "Scandella". Pochi chiodi e una gradazione da "scala chiusa" rendono questi due gioiellini due itinerari severi e da percorrere con nervi saldi e buon uso di protezioni veloci.”
E poi trovi pure un report del 2013 su On Ice.it, scritto proprio da uno degli apritori. Così scrive Gianmario Colombo: “Dopo 23 anni di nuovo su questa via che ho aperto dal basso in modo alpinistico con Cecilia, Giac e Angela. Oggi con me Gioi. La via è (assieme alla Siddharta) poco ripetuta perché mai relazionata prima. È una salita impegnativa non tanto per le difficoltà, quanto per la chiodatura di stampo alpinistico. La roccia è sempre buona eccetto una breve rampa erbosa nel primo tiro. La linea di salita è sempre logica e molto estetici gli strapiombi ed il camino. … Dedichiamo questa salita (come già fatto quando è stata aperta) alla sig.ra "Ciccio" per decenni custode della Presolana e da poco tempo anche angelo di questa montagna.”
Solleticato da queste parole, propongo le salite a Marco ed Alessandro. La scorsa domenica abbiamo lasciato il certo per l’incerto e ci siamo diretti alla base di questo torrione per un nuovo microviaggio verticale sul calcare della Regina. La combinazione delle due vie non supera le 6 lunghezze di corda che, se ci limitiamo ai numeri, sembrano poca cosa ma vi garantisco che questi 240 metri di arrampicata hanno riempito alla grande la giornata e ci hanno riconsegnati al ghiaione basale stanchi e decisamente soddisfatti. La chiodatura alpinistica, qualche chiodo e vecchi cordoni nelle clessidre, coniugata alla necessità di sapersi proteggere con dadi e friend, rende le salite impegnative e mai banali. Entrambe sono caratterizzate da un primo tiro con una sezione d’ingresso strapiombante ed atletica e poi da rampe più facili dove prestare attenzione, mentre oltre la prima sosta la roccia è ottima e la scalata varia e di soddisfazione.
Non mi resta che ringraziare i miei due soci che mi hanno scarrozzato in giro, Gianmario e Giacomo Colombo per avere chiodato queste due belle linee e Alessandro Ruggeri che con le sue parole mi ha dato il giusto stimolo per andare a mettere le mani su questo gran bel pezzo di roccia della Presolana.
Ed infine mi resta solo una curiosità. Io non so nulla della signora Ciccio a cui è dedicata una delle vie, qualcuno mi può raccontare qualcosa in più di colei che è stata “per decenni custode della Presolana”?












VIA CICCIO E VIA SIDDHARTA
Attacco: dalla Cappella Savina continuare sul sentiero in direzione del canalone che porta alla Grotta dei Pagani ed alla via Normale. Giunti sul tratto di sentiero pianeggiante è ben identificabile il Torrione Scandella (o Torrione Sud della Presolana del Prato). Salire il ghiaione per una ripida traccia fino alla base della parete, individuare una traccia che sale verso sinistra e che conduce ai piedi del torrione posto a sinistra. L’attacco di Ciccio è posto sulla verticale della grotta nera, quello di Siddharta, un poco più a destra presso uno spuntone sulla verticale di una doppia fessura che solca il tetto iniziale.
Discesa: in doppia lungo la via (soste su chiodi con cordoni e maglia rapida) oppure proseguendo su terreno di II, III fino alla cresta che conduce in vetta alla Presolana Occidentale.
Difficoltà. Come scritto da Alessandro i gradi proposti sono severi e sugli strapiombini della prima lunghezza ci starebbe anche un mezzo grado in più, che io ho aggiunto nella mia relazione.
Ciccio (linea rossa) Siddharta (linea verde)

CICCIO
Gianmario Colombo, Cecilia Castelletti, Giacomo Colombo, Angela 1 luglio 1990
120 m (3L)
6a+/R3/II, 3h00'
Materiale: rinvii, cordini, nut, friend medio grandi (n. 3 BD), kevlar per le clessidre.
Relazione:
L1: 50m 6a+. Salire le facili rampe sulla verticale della grotta nera, aggirarla a destra e rimontare lo strapiombo soprastante verso sinistra, con movimenti atletici. Entrare nel diedro-rampa soprastante da seguire verso destra sino ad entrare alla base del camino, dove si sosta su 1 spit e 1 chiodo (5 chiodi, 2 clessidre cordonate).
L2: 40m 6a. Salire il camino, oltre il chiodo e la clessidra è utile un friend BD n3, sfruttare la parete di destra e giunti al bong giallo proseguire lungo la fessura di sinistra e uscire su placca fessurata. Al suo termine spostarsi a destra sotto uno strapiombino che si rimonta raggiungendo la sosta in comune con Siddharta su 3 chiodi e 1 clessidra (5 chiodi, 4 clessidre cordonate)
L3: 40m 5c. Salire lo speroncino a sinistra della sosta, uscire a destra su cengia sotto una placca compatta (2 chiodi ravvicinati) che si risale per poi spostarsi a destra alla base di un diedro, salirlo per poi proseguire lungo la placconata erosa, posta alla destra, sino alla sua sommità dove si sosta in comune con Siddharta su 1 spit e 2 chiodi (7 chiodi, 1 clessidra cordonata).
SIDDHARTA
Gianmario Colombo, Giacomo Colombo, 12 ottobre 1986
120 m (3L)
6b+ (6a+, A0) R3, 3h00'
Materiale: rinvii, cordini, nut, friend medi, kevlar per le clessidre.
Relazione:
L1: 35m 6b+ (6a+, A0). Puntare ad una placca giallastra (chiodo cordonato evidente) a destra di un pilastrino rossastro. Rimontare il pronunciato strapiombo soprastante inciso da fessurazioni verticali e parallele, uscendo verso sinistra. Continuare per muretti e speroni verso sinistra per giungere alla sosta su una cengetta con 3 chiodi e 1 clessidra (5 chiodi, 2 clessidre cordonate).
L2: 40m 5c. Salire direttamente sopra la sosta su placca verticale, uscire a destra e continuare lungo la verticale su placca fessurata ed erosa. Giunti sotto lo strapiombino aggirarlo a destra grazie ad un diedrino al cui termini si attraversa in placca verso sinistra raggiungendo la sosta in comune con Ciccio su 3 chiodi e 1 clessidra (4 chiodi, 5 clessidre cordonate).
L3: 45m 5a. Primo tratto in comune con la via Ciccio. Quindi dopo lo sperocino e la placca, giunti alla base del diedro continuare ad attraversare in placca verso destra sino ad aggirare lo sperone, senza entrare nel canale dove passa la via Scandella, proseguire lungo lo sperone su roccia compatta e ricca di erosioni d’ogni tipo, sino a raggiungerne il termine e sostare in comune con Ciccio (6 chiodi, 2 clessidre cordonate).

#roccia - Crozzon di Brenta - Via delle Guide


Epilogo

Le mani stringono l’impugnatura bassa del manubrio, il corpo è raccolto per meglio sfruttare la scia. Lo sguardo è fisso sulla ruota che gira davanti alla mia. Mantengo la distanza tra le due: 10, 20 centimetri. L’asfalto si sgrana e scorre come una pellicola, fuggendo dietro di noi. Inizio ad essere un poco stanchino ed accusare il colpo di questa quattro giorni. Abbiamo appena attraversato Brescia e avviso Ale che, a questo ritmo, sarà dura che riesca a dargli il cambio. Lui mi dice che non ci sono problemi, che sta bene e di non preoccuparmi. Abbasso il capo e mi concentro sul ritmo della pedalata. Lo spazio ed il mondo si restringe attorno a me a quella striscia che scorre sotto e a fianco delle mie ruote. Mi concentro su questo nastro, lo osservo. Il tempo scorre, a volte ho la sensazione di essere un osservatore esterno. La traiettoria lambisce continuamente la linea bianca sul bordo strada, a sinistra non vi è altro che catrame e bitume con il correre veloce delle auto, a destra la banchina offre un “paesaggio” più vario ed interessante. L’asfalto, di diversa grana e tessitura, a volte è contenuto da un cordolo, oltre c’è un marciapiede, più spesso si smargina e cede spazio alla ghiaia, alla terra, alla sporcizia e, per fortuna, al verde e alle rogge delle campagne. Pedalare sul margine, sulla striscia bianca e sentire l’erba che sfiora il piede, la caviglia e il polpaccio mi piace e ancora di più quando l’intreccio vegetale degrada e si fonde nelle trasparenze delle acque vive di un fosso. E non penso alla strada da fare, ci provo, ma ripenso a quella fatta e a cosa mi ha donato sinora questo nostro viaggiare.


Prologo
Abbiamo allargato il raggio d'azione ed è così che alla modalità Bike&Climb si è aggiunta &Train. Quattro giorni fa, dopo tre agili cambi e sei ore abbondanti di tutu-tutum tutu-tutum, iniziate alla stazione ferroviaria di Bergamo, in compagnia dei pendolari bergamaschi, e finite tra i vacanzieri diretti in val di Sole, finalmente iniziamo a pedalare ed è subito salita. La strada ci accoglie, il paesaggio dolomitico del Brenta lentamente emerge sopra le chiome degli abeti e piano piano si definisce nella sua bellezza ed imponenza. Le biciclette sono cariche di tutto il necessario e giunti a Vallesinella, oltre Madonna di Campiglio, dove termina l’asfalto, le scarichiamo e le leghiamo ad un palo. Tutto il materiale finisce negli zaini e ci incamminiamo verso il rifugio Brentei al cospetto del Crozzon di Brenta. Domani, sulla sua parete nord-est, vogliamo salire la Via delle Guide. La notte in rifugio passa veloce e pure l’avvicinamento al buio, con il levar del sole iniziamo a scalare. Siamo soli in parete. Nel tardo pomeriggio prevedono possibili temporali. La linea è stupenda e la roccia favolosa. Più si sale e più l’esposizione si fa sentire. Mi godo il vuoto che si prende tutto lo spazio attorno a noi e penso a Bruno Detassis e Enrico Giordani che, nell’agosto del 1935, in giornata, hanno esplorato questa terra incognita e creato un capolavoro d’intuizione e di logica. Senza fretta, anche perché più veloci di così non andiamo, saliamo alternandoci al comando. Sono le 17 quando calchiamo l’immenso plateaux sommitale e apriamo la porticina del bivacco Castiglioni. Le nebbie ci avvolgono stringendo e allargando il loro abbraccio sui monti. Il brontolare dei tuoni ci giunge da ovest, dove i temporali stanno scaricando la loro energia sul massiccio dell’Adamello. Non è il caso di continuare nella traversata delle sei cime che ci porterebbe sulla Cima Tosa, il tempo è incerto e il cammino ancora lungo. Decidiamo di passare la notte nell’accogliente bivacco. Tre barrette ed un poco d’acqua saranno la nostra cena e colazione. Prima che sopraggiunga il buio ci ripariamo nel rifugio di legno e latta. E inizia a piovere. Il concerto dell’acqua e della grandine che batte sulle lamiere del ricovero, punteggiato dal rimbombare cupo dei tuoni, ci accompagna nel sonno. Alle prime luci, sotto un cielo plumbeo, iniziamo la traversata e tre ore dopo, accolti da una pioggia mista a nevischio, salutiamo la madonnina della Tosa e iniziamo la lunga discesa che ci riporterà alle nostre biciclette.
Ed ora continuo a pedalare fendendo l’aria calda e umida della pianura. I profili dei monti di Bergamo si avvicinano. Eccoli! Il Misma e il Canto Alto dominano le morbide forme dei colli di Scanzo e della città. Sento l’aria di casa, anche se con la mente sono ancora in viaggio, sospeso tra le vertiginose architetture di pietra forgiate nella terra dal tempo. E questo leggero viaggiare ci lascerà un intenso retrogusto sul palato che assaporeremo a lungo nei giorni, nei mesi e nel tempo che verrà.