Lungo la vecchia provinciale che sale in Valle Brembana, prima dell'abitato di Lenna, ci sono due curve secche. La strada va a sbattere contro un ripido versante, tagliato da un canyon in cui scorrono le acque dei rami occidentali del Brembo, un ponte scavalca il fiume e gli edifici della centrale Enel chiudono come pilastri i bordi strada. Si passa sempre di fretta ed ogni volta si butta lo sguardo curioso nel canyon, ma non ci si ferma mai, d'inverno ancora meno.
Qualche curioso però si ferma e tiene d'occhio le colate d'acqua che scendono dalla bastionata rocciosa, sopra la quale scorre il canale di carico della condotta forzata. Marco "Kita" Tiraboschi e Mauro Scanzi nel 2001 non si lasciano sfuggire l'occasione, nel medesimo giorno prendono d'assalto la cascata, insieme ad un nutrito gruppo di guide alpine: Bruno "Camos" Tassi, Mauro Soregaroli, Franco Sonzogni, Luca Biagini e Pino Gidaro. Non oso immaginare che circo ci sia stato.
Le temperature rigide di allora, nonostante la quota modesta e l'esposizione sud, hanno solidificato la colata d'acqua in un bel muro di ghiaccio e l'allegro gruppetto si diverte su e giù per il muro. Vengono salite una linea sul bordo destro ed una sul sinistro, quest'ultima protetta da quattro spit posizionati sulla roccia. Da allora, a detta dei local, non si è più formata in modo tale da permettere una salita in sicurezza.
Le temperature rigide di allora, nonostante la quota modesta e l'esposizione sud, hanno solidificato la colata d'acqua in un bel muro di ghiaccio e l'allegro gruppetto si diverte su e giù per il muro. Vengono salite una linea sul bordo destro ed una sul sinistro, quest'ultima protetta da quattro spit posizionati sulla roccia. Da allora, a detta dei local, non si è più formata in modo tale da permettere una salita in sicurezza.
In questo bizzarro inverno le ultime due settimane ci hanno regalato temperature polari e la magia della Centrale di Lenna si riprone. Oltre al muro principale c'è pure una colata laterale, bellissimo. Un rapido scambio di sms ed e-mail e la mattina del 14 siamo ai piedi della cascata, a sinsitra frange strapiombanti grondano acqua, a destra il ghiaccio è molto lavorato ma asciutto. Daniele sale tranquillo e chiude elegantemente i 45 metri di muro, intensi e verticali, dove il ghiaccio è fragile e si deve prestare attenzione a tutti gli agganci. Io seguo meno elegantemente e ne esco con gli avambracci ululanti, che fatica. Non è troppo tardi e quindi scaliamo anche la colata di destra, forse mai salita.
Elegantemente, quando la cascata va al sole, noi la salutiamo e alle 11,30 siamo a casa per una doccia, pronti per iniziare la nostra giornata lavorativa.
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