venerdì 24 maggio 2019

#neve - treetrenta


Buio. Sento il picchiettare leggero della pioggia sui coppi del tetto. Dormiveglia. A tratti il vento scuote i rami spogli del glicine contro i vetri della finestra. Mi rigiro sotto le coperte, al caldo, pensando che, poco più in alto, quelle gocce d'acqua non sono altro che stupendi fiocchi di neve. Chiudo gli occhi, questa immagine fluttua indistinta sotto le palpebre. Attendoche il sonno mi accolga nuovamente nel suo regno.
Il tempo passa e lui, il sonno, si fa desiderare. Il suono della pioggia e le immagini della neve mi fanno compagnia. 
Eccoli! I ritocchi delle campane segnano il tempo. Chissà che ore sono?
Don, don, don, den! 
Cazzo! Sono solo le tre e trenta. È notte fonda. Voglio dormire. Ma ormai sono sveglio e pure un poco inverso. Avrei bisogno di dormire. Mi giro e mi rigiro. Chiudo gli occhi. Ascolto la pioggia. Penso alla neve. Mi concentro sul respiro leggero e regolare di Cristina, lo seguo, mi culla e forse mi addormento.
Don, don, don, don, den! 
Cazzo! Ormai non c'é più speranza di riprendere sonno. Lo zaino e gli sci sono pronti sull'uscio di casa. Mi alzo, mi faccio un caffè e, con tre ore di anticipo, esco nel buio della notte. Adesso vado a vedere se veramente in alto nevica.
 — presso Cima Timogno.

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