martedì 29 novembre 2016

17 #PICCOLESTORIE

SCRIVERE E' UN PIACERE - SENTIRSI A CASA


Mi sento a casa tra i miei monti e le mie valli. Mi sento a casa ai piedi del Monte Canto, dove sono nato e cresciuto. Mi sento a casa appeso sul grande scudo della Nord della Regina. Mi sento a casa tra i boschi del Canto Basso, in quel borgo dove ho “messo su casa” e vivo con la mia famiglia. Ma quella sensazione che sta racchiusa nella frase “Ti senti a casa quando …” è legata ad un momento esatto che ogni volta si ripete ed ogni volta mi fa dire: “Ecco! Ora mi sento a casa.”
Sono alla guida del mio mezzo e il nastro d’asfalto corre veloce sotto le ruote, mentre il mondo mi viene incontro ed io mi ci tuffo spavaldo. I guard-rail sfrecciano indistinti ai mie lati. Oltre, in lontananza, si delineano i paesaggi che poi si avvicinano, dapprima lentamente e quindi sempre più velocemente, sino a sfuocarsi, una volta giunti al limite del mio campo visivo, per venire infine risucchiati oltre le mie spalle.
I caselli autostradali si susseguono con regolarità: Brescia ovest, Ospitaletto, Rovato, Palazzolo, Ponte Oglio, Telgate, ed io scruto all’orizzonte il profilo dei monti, cercando le sagome a me più familiari. Eccole iniziano a delinearsi e c’è un momento esatto in cui tutte compaiono: la dorsale del Monte Misma che si affonda nelle dolci curve dei colli di Scanzo; il vuoto della valle Seriana che si insinua tra i rilievi; il lungo crinale che unisce le Podone, la Cima Bianca, il Costone, la Filaressa, il Cavallo, il Canto Basso e il Canto Alto sino a sfumare nei colli della Maresana e di Ranica; in lontananza il Resegone e le Grigne. Penso a tutte le volte che ho percorso quei crinali correndo e osservando la pianura e immagino già il momento in cui, giunto a casa, tornerò a correre lungo quelle linee sospese nel cielo. Il motore gira e il furgone macina gli ultimi chilometri. Gli occhi rincorrono questi profili e inizio a sentire profumo di casa. A volte provo una sensazione strana e mi chiedo: “Ma se il Misma si scambiasse il posto con il Canto Alto? Sarebbe proprio un gran bello scherzo! Quindi mi preparo per qualsiasi evenienza, perché non si sa mai che possa accadere una delle prossime volte”. Nel mentre sorrido a questi pensieri assurdi e pregusto l'attimo in cui mi addentrerò nell’abbraccio di quei monti, per raggiungere casa. Seriate. Esco dall’autostrada, e ripercorro con lo sguardo, per l'ennesima volta, i profili contro il cielo: le creste boscose che dal Canto Alto che scendono verso la Filaressa, per poi risalire alle Podone. Ora sento di essere a casa. Lì, tra quella corona di monti, che abbraccia le valli della Nesa, ho messo le mie radici.
Ogni volta tutto ciò si ripete come un rito. È come se, in quei pochi chilometri, in quegli istanti, mi arrivasse la conferma che il mondo non è cambiato e tutto è come l’ho lasciato. Sono a casa. A breve, ritroverò la strada che esce dal paese, che svolta a sinistra e si infila nel bosco, quindi il bivio e i due tornanti finali, il parcheggio, le due rampe di scale e la mia casa sul limitare del borgo, affacciata sulla vigna e sulla valle. Di sovente, per non dire sempre, la stessa canzone mi torna sulla labbra.
“La casa sul confine della sera,
oscura e silenziosa se ne sta,
respiri un'aria limpida e leggera …
La casa è come un punto di memoria,
le tue radici danno la saggezza
e proprio questa è forse la risposta
e provi un grande senso di dolcezza …”

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