giovedì 1 settembre 2022

#roccia – G.M. e ritorno in Alben

Non è passata nemmeno una settimana e mi ritrovo nuovamente a scalare in Alben, sulla parete nord-ovest della Cima della Croce. L’idea era di tornarci da solo per salire la linea che avevo visto, immediatamente a sinistra, durante la salita solitaria di "Gigante Buono". In settimana ho reperito alcune info in rete e la relazione dei primi salitori grazie a Dario Eynard. All’ultimo momento Cardu si libera e allora ci si va insieme ma in bicicletta. La giornata è stupenda e ci godiamo il nascere del nuovo giorno mentre pedaliamo lungo il fiume e imbocchiamo la Val del Riso. La salita, una tra le più belle salite su strada delle nostre valli bergamasche, è lunga e ce la guadagniamo pedalata dopo pedalata. Prima di Oneta ci affianca un’auto ed una voce conosciuta esclama “Non ci posso credere!”. Ennio Spiranelli ci supera e si ferma a bordo strada, scambiamo due chiacchiere e ci facciamo due risate, ci salutiamo. Lui con Andrea Spiranelli e Davide Poloni vanno in Arera a fare qualche tiro di corda sulla nord. La salita prosegue senza altri incontri e ci gustiamo l’arrivo al colle di Zambla, con una fetta di torta ed un cappuccino, e quindi ci dirigiamo nella Conca d’Alben. Cambio assetto e siamo già in cammino sul ripido sentiero che conduce alla base della parete. Eccoci all’attacco, ci prepariamo, si parte. La roccia è bella e la chiodatura è buona, lunghezza dopo lunghezza, in una successione di muri, diedri e fessure, intervallate da cenge e brevi raccordi in canali erbosi, prendiamo quota. Le soste sono comode e a prova di bomba, insomma ce la godiamo sino all’ultima lunghezza da dove decidiamo di non proseguire in cresta sino alla cima ma di scendere in doppia. Certo manca l’esposizione come per tutte le altre vie della parete ma, come per “Gigante Buono” e “Gocce di Rugiada”, anche questa salita merita di essere ripetuta e visto lo sviluppo modesto può anche essere concatenata ad una delle altre due. Le difficoltà sono contenute massimo al 6a e alcuni passi in A0 sulla penultima lunghezza, che è strachiodata e senza patemi d’animo permette anche di provare i passaggi in libera, con un paio di movimenti che non superano il 6c. Sfilata l’ultima doppia, proviamo anche le due lunghezze poste sulla destra dell’attacco e che costituiscono una variante di partenza decisamente più dura e ben chiodata. Il rientro come al solito corre via che è un piacere, le biciclette cariche sfrecciano sulla discesa di Zambla sino in fondo valle, poi la ciclabile garantisce sempre una pedalata rilassante. Ad Alzano saluto Marco e mi avvio verso casa, come al solito passo sotto il murales che raffigura la Madonna d'Alzano, un capolavoro del 1485, opera del Bellini ed esposto all'Accademia Carrara. E, come sempre, affronto “allegramente” la salita al mio paesello d’Olera.














Un grazie agli apritori Giuseppe Carlessi e Matteo Carlessi, e complimenti per la bella via.
Di seguito la relazione.

Gocce di rugiada (verde) - G.M. (rosso) - Gigante buono (giallo)


G.M. – Papà Giuseppe e figlio Matteo (traccia rossa nella foto)
Giuseppe Carlessi, Matteo Carlessi, 08 ottobre 2017
240 m (8L)
6c (6a obbl)/S2/II, 3h00’
Note: linea moderna e di stampo “plasir” con il sesto tiro decisamente più impegnativo degli altri ma superchiodato e quindi con difficoltà non obbligate. Via completamente attrezzata a fix, soste comprese, che combina una serie di pilastri e placche dalla roccia sana e ben lavorata. Presenta una variante iniziale di due tiri decisamente più impegnativa.
Materiale: due corde da 60 m, 10 rinvii, cordini, possono essere utili ma non indispensabili alcuni friend medi.
Attacco: sulla destra di una placca grigia solcata da una fessura diagonale, targhetta alla base.
Relazione:
L1: 25m 5b. Salire il bordo destro della placca e poi per fessura verso sinistra giunti a un terrazzino si risale un diedro fino alla sosta (6 fix).
L2: 20m 5b. Vincere il muro verticale alla sinistra della sosta, per spostarsi poi a sinistra su un terrazzino erboso alla base di un diedro-camino (presente una carratteristica clessidra senza cordone che buca il pilastro). Oltre il diedro si sosta (5 fix).
L1 var: 25m 6c ?. Dalla targa della via salire verso sinistra la parete verticale, leggermente strapiombante.
L2 var: 25m 6b. Dalla sosta proseguire in verticale fino a congiungersi alla seconda sosta della via.
L3: 40m 5c. Dalla sosta spostarsi a destra a prendere il canalino erboso, che sale verso sinistra. Dopo 10 mt. Salire una parete incisa da una bellissima fessura e salire in verticale su rocce più articolate. Superate due clessidre con cordone, traversare a sinistra, fino alla sosta, che si trova sulla destra di una parete gialla strapiombante (7 fix, 2 clessidre cordonate).
L4: 25m 6a. Dalla sosta spostarsi a sinistra alla base di uno strapiombino. Vincerlo con un allungo un po’ delicato, per prendere delle buone prese e uscire lungo una lama sulla sinistra. Salire poi il bellissimo diedro atletico (7 fix).
L5: 20m 5b. Salire la successiva placca con belle maniglie e le balze erbose successive (2 fix).
L6: 60m 2. Tiro di collegamento. Salire il canale sulla destra. Superare una sosta intermedia (punto d’incrocio con la via “Aubea”) e proseguire sino alla base della parete del tiro chiave (2 fix).
L7: 30m 6c (5a A0). Seguire i numerosi spit prima sulla verticale della sosta e poi verso destra e che permettono di azzerare le difficoltà. Oltrepassare lo spigolo oltre il quale si trova la sosta (13 fix).
L8: 20m 5a. salire la parete in verticale fino alla sosta della via “Gigante buono” in prossimità della cresta prima di un mugo (2 fix).
Discesa: è possibile scendere in doppia anche sfruttando le soste della via “Gigante buono”; opzione da seguire solo se non vi è nessuno impegnato in parete. Si consiglia di proseguire in cresta sino alla vetta e scendere dal sentiero.

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