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martedì 20 settembre 2022

#roccia - Presolana – Ciccio e Siddharta

In Presolana. Ci sono luoghi dove ti piacerebbe mettere il naso ma ogni volta che passi sotto quella parete, la osservi e le giri le spalle e decidi di arrampicare sulle più rassicuranti e conosciute vie del Torrione Scandella. Poi, quando ti ritrovi fermo in sosta e recuperi il socio, lo sguardo non può non andare oltre il ghiaione e cercare di capire dove passano le due linee di scalata aperte da Gianmario Colombo e Giacomo Colombo nel 1990 e nel 1986. Eppure, è già dal 1993, anno di pubblicazione della preziosa guidina di Alessandro Ruggeri “Lo spit sulla luna”, che quelle due linee solleticano la tua curiosità, ma lasciare il certo per l’incerto richiede sempre una certa dose di energie. Quindi, ogni volta che rientri a valle, non prima di avere dato un’ultima occhiata a quel torrione caratterizzato da una fascia basale di strapiombi che proteggono l’accesso alle placconate soprastanti, ti riprometti di tornarci e di provare a salirlo. Passano gli anni e tu torni puntualmente a scalare sul meraviglioso calcare della Regina, ma non hai notizie di ripetizioni e non ci vedi mai nessuno su quelle linee, quindi ti limiti ad osservarle e non ti fai sedurre dall’incerto ma decidi sempre per il certo, la salita conosciuta e di cui hai informazioni fresche, relazioni dettagliate.

Poi, frugando in rete, ti imbatti in un post di Alessandro Ruggeri in cui scrive sinteticamente di una sua ripetizione dell’autunno del 2019: “"Siddharta" un breve, ma intenso viaggio tra le rocce della Presolana. Fine anni '80. Gianmario Colombo apre un paio di itinerari a sinistra del torrione sud della "Regina", accanto ad una più storica "Scandella". Pochi chiodi e una gradazione da "scala chiusa" rendono questi due gioiellini due itinerari severi e da percorrere con nervi saldi e buon uso di protezioni veloci.”
E poi trovi pure un report del 2013 su On Ice.it, scritto proprio da uno degli apritori. Così scrive Gianmario Colombo: “Dopo 23 anni di nuovo su questa via che ho aperto dal basso in modo alpinistico con Cecilia, Giac e Angela. Oggi con me Gioi. La via è (assieme alla Siddharta) poco ripetuta perché mai relazionata prima. È una salita impegnativa non tanto per le difficoltà, quanto per la chiodatura di stampo alpinistico. La roccia è sempre buona eccetto una breve rampa erbosa nel primo tiro. La linea di salita è sempre logica e molto estetici gli strapiombi ed il camino. … Dedichiamo questa salita (come già fatto quando è stata aperta) alla sig.ra "Ciccio" per decenni custode della Presolana e da poco tempo anche angelo di questa montagna.”
Solleticato da queste parole, propongo le salite a Marco ed Alessandro. La scorsa domenica abbiamo lasciato il certo per l’incerto e ci siamo diretti alla base di questo torrione per un nuovo microviaggio verticale sul calcare della Regina. La combinazione delle due vie non supera le 6 lunghezze di corda che, se ci limitiamo ai numeri, sembrano poca cosa ma vi garantisco che questi 240 metri di arrampicata hanno riempito alla grande la giornata e ci hanno riconsegnati al ghiaione basale stanchi e decisamente soddisfatti. La chiodatura alpinistica, qualche chiodo e vecchi cordoni nelle clessidre, coniugata alla necessità di sapersi proteggere con dadi e friend, rende le salite impegnative e mai banali. Entrambe sono caratterizzate da un primo tiro con una sezione d’ingresso strapiombante ed atletica e poi da rampe più facili dove prestare attenzione, mentre oltre la prima sosta la roccia è ottima e la scalata varia e di soddisfazione.
Non mi resta che ringraziare i miei due soci che mi hanno scarrozzato in giro, Gianmario e Giacomo Colombo per avere chiodato queste due belle linee e Alessandro Ruggeri che con le sue parole mi ha dato il giusto stimolo per andare a mettere le mani su questo gran bel pezzo di roccia della Presolana.
Ed infine mi resta solo una curiosità. Io non so nulla della signora Ciccio a cui è dedicata una delle vie, qualcuno mi può raccontare qualcosa in più di colei che è stata “per decenni custode della Presolana”?












VIA CICCIO E VIA SIDDHARTA
Attacco: dalla Cappella Savina continuare sul sentiero in direzione del canalone che porta alla Grotta dei Pagani ed alla via Normale. Giunti sul tratto di sentiero pianeggiante è ben identificabile il Torrione Scandella (o Torrione Sud della Presolana del Prato). Salire il ghiaione per una ripida traccia fino alla base della parete, individuare una traccia che sale verso sinistra e che conduce ai piedi del torrione posto a sinistra. L’attacco di Ciccio è posto sulla verticale della grotta nera, quello di Siddharta, un poco più a destra presso uno spuntone sulla verticale di una doppia fessura che solca il tetto iniziale.
Discesa: in doppia lungo la via (soste su chiodi con cordoni e maglia rapida) oppure proseguendo su terreno di II, III fino alla cresta che conduce in vetta alla Presolana Occidentale.
Difficoltà. Come scritto da Alessandro i gradi proposti sono severi e sugli strapiombini della prima lunghezza ci starebbe anche un mezzo grado in più, che io ho aggiunto nella mia relazione.
Ciccio (linea rossa) Siddharta (linea verde)

CICCIO
Gianmario Colombo, Cecilia Castelletti, Giacomo Colombo, Angela 1 luglio 1990
120 m (3L)
6a+/R3/II, 3h00'
Materiale: rinvii, cordini, nut, friend medio grandi (n. 3 BD), kevlar per le clessidre.
Relazione:
L1: 50m 6a+. Salire le facili rampe sulla verticale della grotta nera, aggirarla a destra e rimontare lo strapiombo soprastante verso sinistra, con movimenti atletici. Entrare nel diedro-rampa soprastante da seguire verso destra sino ad entrare alla base del camino, dove si sosta su 1 spit e 1 chiodo (5 chiodi, 2 clessidre cordonate).
L2: 40m 6a. Salire il camino, oltre il chiodo e la clessidra è utile un friend BD n3, sfruttare la parete di destra e giunti al bong giallo proseguire lungo la fessura di sinistra e uscire su placca fessurata. Al suo termine spostarsi a destra sotto uno strapiombino che si rimonta raggiungendo la sosta in comune con Siddharta su 3 chiodi e 1 clessidra (5 chiodi, 4 clessidre cordonate)
L3: 40m 5c. Salire lo speroncino a sinistra della sosta, uscire a destra su cengia sotto una placca compatta (2 chiodi ravvicinati) che si risale per poi spostarsi a destra alla base di un diedro, salirlo per poi proseguire lungo la placconata erosa, posta alla destra, sino alla sua sommità dove si sosta in comune con Siddharta su 1 spit e 2 chiodi (7 chiodi, 1 clessidra cordonata).
SIDDHARTA
Gianmario Colombo, Giacomo Colombo, 12 ottobre 1986
120 m (3L)
6b+ (6a+, A0) R3, 3h00'
Materiale: rinvii, cordini, nut, friend medi, kevlar per le clessidre.
Relazione:
L1: 35m 6b+ (6a+, A0). Puntare ad una placca giallastra (chiodo cordonato evidente) a destra di un pilastrino rossastro. Rimontare il pronunciato strapiombo soprastante inciso da fessurazioni verticali e parallele, uscendo verso sinistra. Continuare per muretti e speroni verso sinistra per giungere alla sosta su una cengetta con 3 chiodi e 1 clessidra (5 chiodi, 2 clessidre cordonate).
L2: 40m 5c. Salire direttamente sopra la sosta su placca verticale, uscire a destra e continuare lungo la verticale su placca fessurata ed erosa. Giunti sotto lo strapiombino aggirarlo a destra grazie ad un diedrino al cui termini si attraversa in placca verso sinistra raggiungendo la sosta in comune con Ciccio su 3 chiodi e 1 clessidra (4 chiodi, 5 clessidre cordonate).
L3: 45m 5a. Primo tratto in comune con la via Ciccio. Quindi dopo lo sperocino e la placca, giunti alla base del diedro continuare ad attraversare in placca verso destra sino ad aggirare lo sperone, senza entrare nel canale dove passa la via Scandella, proseguire lungo lo sperone su roccia compatta e ricca di erosioni d’ogni tipo, sino a raggiungerne il termine e sostare in comune con Ciccio (6 chiodi, 2 clessidre cordonate).

mercoledì 24 novembre 2021

#neve - cittadini



Non abbiamo bisogno di ordinanze e divieti. Ciò che serve è informazione e formazione, ma se non si è in grado di ascoltare i bisogni dei cittadini e non c'è conoscenza del territorio e delle specifiche tematiche da affrontare, purtroppo dovremo subire le conseguenze di ordinanze insensate.
Servono regole chiare; in inverno su una strada di montagna hai l'obbligo di transitare con le gomme da neve o avere le catene a bordo, assurdo sarebbe vietarne il transito con la finalità di evitare che accadano incidenti.
Vietare a priori l'accesso ai monti, ad un sentiero, a piste da sci inutilizzate dichiarando che lo si fa per garantire la nostra sicurezza non solo è una scelta stupida ma pure miope.
Siamo cittadini responsabili e non incoscienti amanti dei monti.

lunedì 28 dicembre 2020

NON PUÒ ESSERE TUTTO COME PRIMA

 Marzo 2020

Ho un piccolo cortile triangolare. Un bel triangolo rettangolo, né troppo piccolo né troppo grande. A giorni alterni, in pausa pranzo, prendo la bici dalla cantina e giro come un criceto nel mio cortile triangolare. Non troppo, quindici, venti minuti. Ad ogni vertice cambio la direzione con un nose press. All'inizio era tutto goffo, un continuo fermarsi. Lentamente il movimento è migliorato divenendo più fluido.

Ho una parete esterna della casa fatta di pietre antiche, blocchi di calcare che testimoniano 600 anni di vite accolte tra queste mura. Tutte le sere con Leonardo, mio figlio, strizziamo le piccole tacche e sfioriamo le minerali rughe, senza esagerare, traversi e passaggi. Io sogno le grandi montagne, lui i boulder tra i prati di fondovalle.

Quando il lockdown verrà allentato e sarà possibile fare attività sportiva all'aria aperta, lontano dalla folla, con il giusto distanziamento sociale, partirò da casa in bicicletta ritornando tra i monti.

Quindi continuo giorno dopo giorno a girare come un criceto nel cortile triangolare e sul muro di pietra, sino a quando non potrò allontanarmi da casa.

Aprile 2020

Al limitare del borgo, a cento metri da casa, se ne sta arroccata su di un dosso la chiesetta di San Rocco, protettore degli appestati, dei contagiati, degli emarginati, degli ammalati, dei viandanti, dei pellegrini, degli operatori sanitari, dei farmacisti, dei volontari. Ed ogni mattina, quando apro le imposte, la vedo e subito il pensiero va alle tragiche cronache di questi giorni. Poi accedo la radio e vengo travolto dalle notizie del contagio.

E tutto ciò contrasta con la bellezza del luogo. E la luce del giorno inonda la valle.

I ritmi del mondo e della natura si rinnovano potenti, incessanti avanzano e non si curano delle faccende umane, delle nostre gioie e dei nostri tormenti. La bellezza della natura non ha pietà, non si commuove e non partecipa al nostro dolore, alle nostre tragedie.

In questa bellezza trovo ristoro, trovo quiete, trovo la forza per immergermi nel vivere quotidiano.

Ed il pensiero si fa chiaro e la nostra piccolezza è un dato di fatto evidente.

Siamo impotenti di fronte alla tragedia e alla bellezza del mondo.



Maggio 2020

Avevo un’idea da tempo, che vagava da un neurone all'altro.

Il confinamento da Covid 19 ha fatto impazzire i due neuroni che, grazie ai tre mesi avuti a disposizione, sono riusciti ad agganciarsi tra loro e scoprire l’esistenza e l’utilità delle sinapsi. Una volta connessi non si sono più lasciati, alla faccia del distanziamento sociale, dell’amuchina, della mascherina e dei guanti. Il post confinamento ha poi mandato l’impulso al resto del corpo, mettendolo in azione.

Quindi, nell’ordine: la voglia di uscire, le restrizioni agli spostamenti, le ordinanze di chiusura di alcuni comuni, la necessità di distanziamento, il divieto agli assembramenti hanno stimolato i due neuroni che, stretti a braccetto, mi hanno apostrofato "È giunto il momento di partire e di fare. Ricordatelo! Non può essere tutto come prima."

Si abbozza un’idea.

Si tira una linea rossa.

Si parte per un nuovo viaggio a pedali.

Con un refrain fisso in testa: non può essere tutto come prima.

Questi mesi emergenziali mi hanno portato ad affrontare ogni questione cercando di spostare il punto d’osservazione, nel tentativo di avere uno sguardo rinnovato sul mondo e sulle cose.

Ecco, l’idea era già nell’aria, disarmante nella sua semplicità.

Salire in bicicletta, partire da casa, scalare una montagna e tornare a casa.

Me lo ero ripromesso durante il lockdown. Non può essere tutto come prima.

Piccole azioni, semplici e concrete, per ribadire, prima di tutto a me stesso, che dopo tutta questa tragedia non posso tornare a fare le cose come se niente fosse e non solo nella quotidianità scandita dai ritmi della famiglia e del lavoro. Con la consapevolezza che ciò non trasforma il mondo e non risolve i problemi, ma può aiutare a cambiare, a fare pulizia, a ridurre tutto all'essenziale, insomma a fare delle scelte.

Ho iniziato con un giro bici&sci tra i Giganti delle Orobie, una specie di tributo a chi non c’è più e alla mia valle, la Valle Seriana. Qui il virus ha fatto una strage, non solo per la sua letalità congenita ma per scelte irragionevoli e irresponsabili, per una miopia manifesta della politica o, per meglio dire, per un’eclatante mancanza della Politica intesa nel suo senso più elevato: come atto di cura della cosa pubblica e del benessere di una comunità.

Nel mio comune, Alzano Lombardo, dal 23 febbraio al 27 marzo, 101 sono stati i morti, invece che i 10 dell’anno precedente, e solo 24 sono ufficialmente deceduti a causa del COVID. Moltiplicare questi numeri per i mesi del lockdown e per i comuni della bassa Valle Seriana, mette i brividi, toglie il fiato. Pensare che dietro ad ogni numero c’è una persona, una perdita, un vuoto da colmare, reti affettive e familiari lacerate, mi indigna come cittadino e come uomo mi sento in obbligo di farne anche solo testimonianza.

A questo penso mentre pedalo e torno tra i monti e mi ripeto: non può essere tutto come prima.

In questo viaggiare voglio sperimentare non il quanto ma il come, attraversare geografie e territori, incontrare chi ci vive, senza lasciare tracce ma raccogliendo immagini, emozioni e storie, anche storie di perdita, di morte e di assenza.

Così ricomincio e continuo a pedalare e a scalare cercando di dare un senso al mio agire.


Agosto 2020

Ed è la volta del ritorno sulle bastionate della Regina, per festeggiare l’anniversario di “A Federico”.

Quarant'anni fa, il 9 e 10 agosto, l’amico Ennio Spiranelli, giovanissimo, in compagnia di Gigi Rota e Sandro Fassi, segna una svolta nel mondo dell'arrampicata orobica. I tre, sulla parete sud della Presolana di Castione, salgono una nuova linea “A Federico”, dedicandola ad un amico, scomparso, poco tempo prima, per un incidente in canoa. Federico Madonna era un mio compaesano, i genitori avevano una macelleria in via Mazzini, vicino alla Basilica, ora c’è la sede del CAF-CGIL. Gli amici mi raccontano qualcosa di lui “Eravamo giovani. Lui era forte e rivoluzionario, in aperto contrasto con gli ambienti conservatori di quell’alpinismo classico di quel periodo” in cava a Nembro faceva passaggi incredibili e in Val di Mello si aggregò al gruppo dei Sassisti, era il più veloce di tutti nel risolvere i passaggi più difficili. La prima salita di “Patabang”, un capolavoro, una linea improteggibile che si sviluppa sulle placconate di granito della Valle, è sua. Ennio, Sandro e Gigi, dedicandogli la nuova via, ne consegnano il ricordo alle generazioni future. La scomparsa si trasforma in presenza, in memoria. Federico ci ha lasciati ma una traccia del suo passaggio resterà e non solo nel nome di una via d’arrampicata.

La via, a differenza di quanto si faceva allora, rimane chiodata e con le soste attrezzate a disposizione di chi volesse ripeterla. Per una ripetizione bastavano una scelta di excentric e dadi (allora i friends non si usavano e forse non c’erano ancora). “A Federico” diventa una della classiche moderne più ripetute della Presolana. Ancora oggi è protetta con soli chiodi e rimane una linea mai banale e che obbliga ad uscire in vetta per creste e sfasciumi, con una discesa severa e selvaggia. Dieci sono le lunghezze di corda, la linea è bellissima e la roccia pure, le difficoltà arrivano al VI+ e al VII.

Quindi per festeggiare l’anniversario non posso tornare sui bastioni della Regina, come per una ripetizione qualsiasi. Questi mesi emergenziali mi hanno portato ad affrontare ogni questione da una prospettiva diversa, nel tentativo di avere uno sguardo rinnovato sul mondo e sulle cose.

Marco è l’amico e il socio giusto per queste allegre mattate, lui è a scalare in Val dei Mulini, porta d’accesso alla Presolana di Castione. Lo chiamo e gli dico che, passati i temporali, lo raggiungerò per poi salire a dormire in zona rifugio Rino Olmo. Carico la bici di tutto il necessario per dormire e scalare. Il cielo ad ovest è di un blu lavato e pulito che profuma di fresco, ad est è ancora nero e temporalesco. Parto. Scendo in paese e risalgo la valle lungo la ciclabile, attraverso l’altopiano di Clusone in un tripudio di luce, l’aria è frizzante. Raggiungo Marco a Rusio. Mentre fa buio saliamo al rifugio Rino Olmo, lui a piedi con il suo zaino, io in bici con le mie borse. Tra gli abeti le lucciole punteggiano intermittenti il buio. È notte quando stendiamo i sacchi a pelo contro il muro del rifugio. Domenica 12 agosto, la Regina si mostra in un tripudio di luce e di colori. Arriviamo all’attacco, come al solito, le nebbie inghiottono tutto e fa freddo. Scaliamo sospesi nel nulla, a volte i ghiaioni appaiono ai nostri piedi, a volte sembra che il sole sia lì, pronto ad uscire, e ne sentiamo il tepore. Le dita si scaldano subito ed è bello arrampicare: il traverso, la mezzaluna, la madonnina, il camino, il gran diedro dell’ottavo tiro. Poi le creste e la vetta e la nebbia che mi disorienta, fatico ad individuare la giusta discesa. E penso a 40 fa, ad Ennio che, a 18 anni, era con Gigi e con Sandro.

Tornati al Rino Olmo, facciamo due chiacchiere con i rifugisti. Ci raccontano di questa strana estate, delle misure anti-covid adottate, dell’impossibilità di gestire i pernottamenti ma delle tantissime persone salite a trovarli. Centinaia di escursionisti che si sono goduti la montagna con consapevolezza ed attenzione. Ci gustiamo la compagnia, una tazza di tè bollente ed una fetta di torta di castagne, squisita a tal punto che Marco, grande chef, vuole la ricetta. Infine ci salutiamo. Marco rientra a piedi in Val dei Mulini. Io carico la bici e la spingo sino al passo degli Agnelli. Un’ultima fatica e poi mi attende una lunga ed infinita discesa su uno dei percorsi più belli per la MTB. I ghiaioni della Presolana di Castione, il Colle Presolana, il sentiero delle Capre, che circumnaviga le Corzene, Malga Cassinelli e il Passo della Presolana. Attraversato l’asfalto riprendo il sentiero sino a Lantana e poi giù in Val di Tede e i suoi lunghi sterrati sino ad Onore. Infine la ciclabile. Pedalo lungo il fiume Serio, attraverso la mia valle che si sta riprendendo, cercando di rimarginare questa ferita invisibile ed ancora aperta che ha segnato le vite di tante famiglie. I pensieri non sono allegri, ma questo è, e mi godo il fresco del tardo pomeriggio. La bellezza dei luoghi e della giornata trascorsa leniscono e aiutano a trovare un senso. È buio quando attraverso il centro storico di Alzano, mi fermo un attimo nella piazza della Basilica per riempire la borraccia. Lì vicino c’era la Macelleria della famiglia Madonna. Quarant’anni sono passati ed il ricordo di quel giovane uomo è ancora tra noi. Mi siedo per un attimo sui gradini della chiesa, sorseggio l’acqua fresca della fontanella e il silenzio mi avvolge, un silenzio accogliente che segna questa sera d’estate. Due persone attraversano la piazza e parlano sommessamente, il volto coperto dalle mascherine. Non posso non tornare alla paura che ho respirato a marzo, attraversando la piazza, e al silenzio pesante di questa primavera. Tutti eravamo chiusi in casa e nemmeno più suonavano le campane e le ambulanze, a sirene spente, sfrecciavano verso l’ospedale.



Saremo capaci di non dimenticare e di ricordarci di quanto accaduto in questo tragico 2020? Sapremo uscirne, non migliori, non peggiori, ma diversi? E mentre queste domande prendono forma e forza nella mia testa, con la consapevolezza che non potrà essere tutto come prima, riprendo la bicicletta e affronto con calma la salita sino ad Olera. Sono le 21 quando varco la soglia di casa, soddisfatto e colmo di stanchezza e di pensieri.

Uno va ad Ennio, Sandro e Gigi, e ad un giorno di 40 anni fa.

Uno va a Federico, che non ho avuto la fortuna di conoscere.

Uno va alla mia valle ferita e a tutti coloro che ci hanno lasciato.

 

28 dicembre 2020, Olera – Alzano Lombardo (BG)



“Questa storia partecipa al Blogger Contest 2020”



lunedì 12 agosto 2019

#roccia - scala di grigi

Presolana del Prato, Torrione sud, via Verzeri - 23 giugno 2019, 09:35:41


Siamo appena giunti ai piedi della parete e già arrivano i primi veli di nebbia. Calore, umidità e convezione ci regalano sbuffi di vapore che risalgono veloci, cambiano forma, densità e consistenza, dapprima sopra i pascoli e i macereti per poi ingolfarsi contro i bastioni di calcare. A volte si dissolvono nel vento, oltre le creste. Altre volte si accumulano, velo su velo, e tutto avvolgono spegnendo i colori e rubando la profondità. E tutto è grigio come la roccia dove cerchiamo la nostra strada, la nostra scala di grigi appigli e appoggi. Ed è così per tutto il giorno in un continuo gioco a rimpiattino. Ora mi volto e non scorgo che le ghiaie basali, altre mi giro e lo spazio si apre sino all'orizzonte e alle acque del lago. Oggi però preferisco questa dimensione intima e sospesa di una scala di grigi, e sorrido quando la nebbia tutto avvolge.

#roccia - di nuovo

Presolana del Prato, Torrione sud, Via Vecchia Quercia - 6 luglio 2019, 12:08:54

Di nuovo in Presolana.

Di nuovo ad accarezzare la roccia della regina.
Di nuovo a stupirsi per le incredibili forme della pietra.
Oggi era tutto tranquillo, poca gente sulle pareti e sui sentieri.

Ci siamo così goduti la salita di due brevi vie che non avevo mai percorso.
Che bello scalare. 

mercoledì 26 giugno 2019

#roccia - sospeso

Presolana del Prato, via Attimo fuggente - 23 giugno 2019, 13:14:02

Che bello tornare a scalare e farlo accarezzando la roccia della montagna a cui sono intimamente legato, la Presolana.
Che bello farlo in questa prima domenica d'estate in compagnia di Re Cardu.
Che bello vedere cordate che scalano ovunque ma riuscire ad arrampicare tutto il giorno da soli.
Che bello, quando sfili l'ultima doppia, incontrare inaspettatamente gli amici alla base della parete.
C'è aria di festa.
Il vociare degli escursionisti lungo il sentiero sale alle pareti. 
I comandi delle cordate rimbalzano tra le guglie e i canaloni. 
Un parapendio ci sorvola con la sua grande ala colorata. 
Il sole gioca a nascondino con le nubi. 
La roccia è perfetta e continua a regalare un'infinita sequenza di appigli e di appoggi dalle forme e dalle dimensioni incredibili. 
Il vuoto è dovunque e ognuno di noi ci gioca, a modo suo.
Che bello tornare a scalare.


mercoledì 26 dicembre 2018

#perdersinmountainbike - A testa in giù

Sabato 17 novembre 2018, 11:13:08 – Malga del Campo - 1550 m slm
(Castione della Presolana)


Dove sta il mondo?
Sopra o sotto.
Dove va il sentiero?
Sale o scende.
A volte si è confusi
E non si sa
da che parte stare,
quale strada seguire.
Poi ci si ferma e
ci si abbandona
allo sguardo
della propria immagine
riflessa nel mondo
a testa in giù.
E ci si accorge
che così è più bello.
E ci si immerge,
si sta meglio.
E ci si perde,
per alcuni istanti,
a testa in giù.

#verticalorme VERSANTE SUD #mtb #valleseriana#vallediscalve #valcavallina #vallibergamasche#promoserio Terre del Vescovado ValCavallina Visit Bergamo Visit Lake Iseo inLOMBARDIA Hotel Milano Alpen Resort & SPA
 — con Marco RoncoroniFranco ZanettiStefano Codazzi e Carlo Cortinovis a Castione della Presolana

#perdersinmountainbike - Zurio



Ci siamo spinti sino sul confine dei luoghi che segnano la vita di Zurio, per ripercorrerne i medesimi passi adolescenti, per assaporarne lo stupore bambino, per coglierne la testimonianza matura e nutrirsi dei ricordi di lui vecchio. Abbiamo esplorato le geografie del sogno nel tentativo goffo di intuirne i segreti. E la Grande Montagna ci ha donato tutto: il sole che squarcia le nubi, le nebbie che ne accarezzano i crinali, le ghiaie inclinate e sdrucciole, i bastioni calcarei riflessi nelle acque, il luccicare di occhi liquidi spalancati al cielo, le radici ritorte e viscide, gli arabeschi di ghiaccio ad ornare i larici sopiti ed infinite altre visioni degne dei sogni di Zurio.

Forse è un caso o forse no. Davide son certo che mi parlerebbe di sincronicità. Non posso che abbandonarmi al gioco di connessioni che legano tutti questi eventi, tra il mio pedalare ed il suo scrivere, attraversando i medesimi luoghi, sul filo di una condivisa esplorazione.

Infine, se martedì 20 novembre io ho presentato l'amico e scrittore Davide Sapienza, che ci ha raccontato "L'uomo del Moschel", martedì 27 ho avuto l'onore di essere presentato da Davide e raccontarvi della guida "MTB da Bergamo ai laghi di Endine ed Iseo" e del mio pedalare tra i monti e le parole.

"Una bella coppia" come afferma Zurio parlando di se e dei suoi amici.

#verticalorme VERSANTE SUD #ilgrandesentieroG.A.N. Nembro #mtb #orobie #presolana#promoserio Borghi Presolana Terre del VescovadoValCavallina Visit Bergamo inLOMBARDIA
 — conCarlo CortinovisFranco Zanetti e Stefano Codazzipresso Rifugio Rino Olmo.

#appunti - Somnium

"Non si possono fare domande ai sogni, però si possono vivere, senza possederne il senso"


Prima che il sole si nascondesse dietro i crinali del Monte Solino mi sono goduto il suo tepore. Seduto sul terrazzo di casa, in questa quieta domenica novembrina, mi sono riletto il racconto 'L'uomo del Moschel", ho preso appunti, ho sottolineato parti, mi sono perso con lo sguardo tra le righe e nel cielo terso di azzurro. Ogni tanto un soffio gelido di vento mi ricorda l'arrivo dell'inverno incipiente. Ieri ho vagato in quelle terre della Montagna Grande, lungo i crinali sospesi sopra la Valle dell'Occhio. Oggi, con questo libriccino tra le mani, ho la conferma che queste geografie esistono anche come luoghi dell'anima.
Leggere, scrivere, ricordare, sognare nell'incerto equilibrio del vivere quotidiano sulle ali del volo fantastico che solo il sogno può scatenare. 
Martedì 20 alle ore 21 presso la sede del GAN di Nembro, per Il Grande Sentiero, ho avuto il piacere e l'onore di presentare Davide Sapienza e il suo nuovo libro, e condurvi con le sue parole ed o suoi scritti nell'esplorazione di geografie profonde ed intime in cui luoghi e sentimenti si fondono.

#perdersinmountainbike - Nebbie


La Regina gioca a nascondino 

e noi a cercare lei 
e L'uomo del Moschel 
dietro ogni crinale.

#mtb #verticalorme #versantesudedizioni #presolana#ilgrandesentiero Davide S. Sapienza #promoserioTerre del Vescovado ValCavallina Visit BergamoinLOMBARDIA Hotel Milano Alpen Resort & SPA
 — con Franco ZanettiCarlo Cortinovis e Stefano Codazzi presso Rifugio Rino Olmo.