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mercoledì 6 settembre 2017

14 #CORRERE– Ripartire

“Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini.
Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre.”

Josè Saramago


C’è sempre un imprevisto, c’è sempre un contrattempo, c’è sempre una causa di forza maggiore che ti impone uno stop. E ti fermi. E quando questo momento arriva i progetti li devi mettere in un cantuccio e il lavoro fatto lo perdi. E sai che quando ripartirai, ti toccherà ricostruirlo, questo lavoro, se non tutto anche solo in parte. Ma non te ne preoccupi, anzi ne approfitti. Hai tante cose lasciate in sospeso e che ti attendono. Altri progetti, altri desideri che hanno bisogno d’immobilità e della quiete tra le mura di casa. Allora ti avventuri tra le parole, quelle lette e quelle scritte, quelle da leggere e quelle da scrivere. Esplori altri territori mentre il corpo riposa e si ripara, con i suoi tempi e con le tue cure. Poi arriva un momento in cui hai bisogno di sentire la fatica, quella fisica, quella del sudore che cola sulla pelle, del respiro che gonfia i polmoni, dei muscoli che bruciano. Di questo desiderio, te ne fai carico e inizi ad immaginare come sarà la prima uscita: la prima scalata, la prima corsa, la prima pedalata. Infine arriva il giorno in cui esci di casa e timidamente riparti. Che bello sentire il corpo in movimento e lo ascolti, ti ascolti: il fiato grosso, il cuore che batte impazzito, il sudore che s’incrosta sulla pelle, l’acido lattico che si accumula nei muscoli. Senti che sarà dura e sai già che ci vorrà del tempo, tanto tempo, perché tutto torni come prima. Ma non te ne curi e ti godi il piacere che scaturisce da quei momenti. Piano piano allarghi il tuo raggio d’azione e ti dai sempre più tempo per girovagare tra i boschi e le vette. I sentieri sono sempre gli stessi e le montagne pure, nemmeno loro sono cambiate. Chi è cambiato sei tu. Ed eccoti qui, tra i giganti spruzzati di neve, a cercare di correre e ripartire.


mercoledì 23 agosto 2017

44 #UNIMMAGINEDICEPIUDIMILLEPAROLE – Musica e armonia

Lunedì 14 agosto 2017, 14:58:00 – Jü de Börz, Sass de Putia

Mi pare di sentir della musica. Che strano!
Il sole è alto ma l’aria è fredda sulla pelle sudata. Per ora ho macinato pochi chilometri, correndo tra i boschi e i prati del Passo delle Erbe.
Eppure mi pare di sentire della musica. Lo sguardo è incollato all’imponente parete nord del Sass de Putia. Il pensiero va ai fratelli Messner, Reinhold e Günther, che nell'estate del 1968 tracciarono una linea tra gli strapiombi giallastri di questa muraglia. La voglia di tornare a scalare c’è, anche se per ora se ne resta tranquilla a sonnecchiare in un angolino. Correre è già una gran bella cosa e correre tra queste montagna è ancora più piacevole.
Una folata di vento gelido mi porta chiaramente delle note, come se qualcuno suonasse in qualche luogo, lì vicino. Magari è solo immaginazione. Io e la mia fissa con la musica che mi accompagna mentre corro. Che le “erbe aromatiche” del Jü de Börz siano erbette particolari e sprigionino nell’aria sostanze lisergiche o psicotrope? Boh, chissà!
La ghiaia scricchiola sotto le suole delle mie scarpette, mentre spingono lungo il ripido sterrato che tra poco mi darà accesso ai prati e ai pascoli in cui se ne resta conficcato questo gigantesco obelisco di dolomia, pietra d’angolo delle Odle. Oltre il dosso so già che mi attende un tratto pianeggiante e poi un bivio. A destra la strada che imboccherò per iniziare a circumnavigare la Putia e salire sino alla sua sommità. A sinistra la strada da cui tornerò chiudendo l’anello della Putia: La Roda de Putia per i ladini. Ecco il dosso ed ecco nuovamente la musica. La strada spiana e la falcata si allunga. Lo sguardo si alza a cercare la parete, ma subito si blocca.
Che meraviglia! La musica c’è, è reale, e si sparpaglia sui prati, portata da un vento bizzoso. E c’è pure il musicista con il suo pianoforte a coda. Eccolo! Proprio lì, al bivio, piantato nel bel mezzo di uno scenario da togliere il fiato. Rallento e inizio a camminare, questo tratto di strada me lo voglio proprio godere e questa colonna sonora inaspettata voglio che mi entri dentro, per accompagnarmi lungo tutta la mia Roda de Putia. Non so cosa stia suonando ma so che è puro piacere ascoltarlo durante il cammino. Al bivio mi fermo qualche istante e la musica segue lo sguardo verso la grande parete che ci sovrasta. Ci sono attimi in cui la meraviglia, come un’onda, prima ti travolge e poi ti solleva e ti sospinge. Riprendo a camminare sul ritmo di quelle note, svolto a sinistra, e mi lascio condurre. Senza accorgermi ho ripreso a correre e una sensazione piacevole è rimasta con me, un sensazione fatta di musica e armonia.
Dalla vetta scruto verso i prati del Jü de Börz e mille metri più in basso, proprio lì, al bivio e tra i prati c’è il pianoforte a coda. Osservo mentre il vento freddo soffia rumoroso tra le rocce e le note di quel pianoforte risuonano ancora dentro me.

13 #CORRERE – Vai con la musica.


Ormai ci siamo. Sabato 29 luglio, mentre gli atleti dell’OUT saranno nel pieno della loro gara, alle 8 del mattino da Carona partirà la GTO. La mia convalescenza volge al termine ed ovviamente non mi presenterò con il pettorale fissato alla maglia e dietro la linea di partenza, ma a modo mio ci sarò. Alle 6 del mattino passerò a prendere tre amici e li accompagnerò alla partenza, per poi aspettarli lungo il percorso: al Colle di Zambla, a Selvino e infine in Piazza Vecchia. Ci sarò perché Sergio, che arriva da Verona, si è iscritto per correre con me tra le mie montagne. Ci sarò perché Re Cardu ha condiviso con me l’idea d’iscriversi, le lunghe uscite con gli sci durante l’inverno e le sfiancanti corse nel caldo torrido di giugno. Ci sarò perché a Flavio ho ceduto il mio pettorale, un mese fa nemmeno si sognava di partecipare alla gara e ci vuole del coraggio per accettare l’ingaggio e decidere di provarci. Ci sarò perchè tanti altri amici correranno: MarcoPaolo,RobertoAlessandro ... e con loro molti altri amici e atleti che daranno spettacolo lungo i senitieri delle nostre Orobie. Ci sarò perchè altri amici saranno lì a lavorare perchè tutto funzioni per il meglio: Paolo,Alberto ... e tutto lo staff che rende possibile questo#orobieultratrail.
E cosa c’entra la musica? La musica c’entra sempre. Mentre corro mi capita spesso di canticchiare, mi fa compagnia, mi da il ritmo. Sabato sarà una lunga giornata, anche se non correrò, e i trasferimenti in furgone avranno bisogno di una colonna sonora adeguata, i CD e le tracce sono pronte e la musica nell’abitacolo mi trasporterà sui sentieri e tra i monti dove i miei amici staranno correndo.
Di NEIL YOUNG e della sua “The peinter” ho già raccontato ma non ho mai raccontato del resto.
Anche se il Boss non fa riferimento alla corsa in senso stretto non può mancare “Born to Run”, ed è bella l’immagine di un ragazzo e una ragazza che camminano nel sole, vagabondi nati per correre, per fuggire; lunga vita a BRUCE SPRINGSTEEN: “Someday girl I don't know when we're gonna get to that place - Where we really want to go and we'll walk in the sun - But till then tramps like us baby we were born to run...”
Gli AREA mi accompagnano dai tempi della giovinezza e l’immagine della lotta e della ribellione che scaturisce dal ritornello de “L’elefante bianco” è potente e perfetta per rimotivarti quando tutto rema contro e la fatica ti azzanna i polpacci: “Corri forte ragazzo corri - la gente dice sei stato tu - prendi tutto non ti fermare - il fuoco brucia la tua virtù - alza il pugno senza tremare - guarda in viso la tua realtà - guarda avanti non ci pensare - la storia viaggia insieme a te”
Che dire poi del metallo pesante degli IRON MAIDEN con il ritmo incalzante di “I running free” questo è il pezzo ideale per i veloci trail in cresta dove non senti alcuna fatica e hai la sensazione di volare e tuffarti nell’azzurro del cielo: “I’m running wild, - I’m running free. - I’m running free yeah, - I’m running free. - I’m running free yeah, - Oh I’m running free.”
Poi c’è il sound in levare di MICHEL FRANTI, “Never too late” è la canzone giustissima per quando lo sconforto ti assale e la strada da fare ti sembra infinita: “Non avere paura di camminare lentamente - Non essere un cavallo da corsa ma un maratoneta - Non avere paura di una lunga strada - Perché sulla lunga strada avrai il tempo di cantare una semplice canzone”
Che dire poi di “Triathlon” e della meravigliosa voce di CRISTINA DONÀ, parole e ritmo perfetti per il tratto finale, quello dove corro tutti i giorni, tra Salmezza, il Canto Basso e Piazza Vecchio, dove la gara diventa veramente dura, dove si inizia a sentire il profumo del traguardo con la stanchezza che si fa immensa e ti sembra di non avere più risorse: “I piedi toccano terra, comincerà la resurrezione. - E’ l’ultima parte di fuga, vedo la polvere che si solleva. - Fuori da un passato confuso con dentro l’alibi di una visione, - continuerò la corsa, ma non sono più preda. - Tengo al minimo il battito, - controllo che il respiro non ceda. - Tengo al minimo il battito, - controllo che il respiro mi segua”
Però mi manca qualcosa nella mia collezione di CD. Un pezzo mi manca. Una canzone che mi accompagna sin da piccino, dai tempi in cui nemmeno sapevo cosa era correre, ma l’immagine di un ragazzo che corre nella savana mentre il sole cala all’orizzonte è ancora vivida in me. Quindi sabato, quando il sole tramonterà, spegnerò il lettore CD del furgone e mi metterò a cantare a squarciagola: “Corri ragazzo vai e non fermarti mai - la notte scenderà - il freddo arriverà - ma non pensare che - tutto sia contro di te - c'è l'amore - il sole giallo sorriderà - Orzowei na na na na na na na na na na na na na na naaa” Mitici gli Oliver Onions, Orzowei e il sole giallo che ti sorride.
Anche se non correrò questo GTO, questa resterà la mia colonna sonora per la giornata e per le corse a venire.
Buona corsa amici! Che la musica vi accompagni.
Vi aspetterò sul percorso e sarò lì al traguardo in Piazza Vecchia per vedervi passare sotto l'arco dell'arrivo sorridenti e canterini.
E musica sia!

giovedì 20 luglio 2017

12 #CORRERE - Chiudo gli occhi


Chiudo gli occhi e corro
tra ricordi e immagini
dell'ultima corsa.
Corro nell'afoso imbrunire
e calura di savana sul viso
e buio che avanza
che ingoia la luce
dove il respiro s'affanna.
Corro sulle pietre assopite
e graffi di rovo sulla pelle
e sudore che brucia
che cola negli occhi
dove la paura s'arrende.
Corro nella brezza notturna
e colori a sfumare lontani
e luci che s'accendono
che brillano nel nero
dove il passo s'affonda.
Chiudo gli occhi e attendo
del rinnovato correre
quieto il momento.



giovedì 6 luglio 2017

11 #CORRERE - D'acqua e di fuoco.

Canarie. Isole nate dal fuoco. Montagne che bucano le acque dell'oceano. Vulcani, esplosioni, magna, colate di lava, nubi di ceneri. Strato dopo strato, prendono forma e costruiscono nuove geografie. Luoghi da sperimentare, da esplorare e da conoscere​. 
Correre è un modo diverso per esplorare e conoscere. Correre è il piacere di immergersi nella natura primordiale. Correre soli, con il proprio corpo e la propria mente. Correre per riemergerne inquieti e con prospettive nuove.
A Lanzarote nemmeno 300 anni fa si è consumata l'ultima grande eruzione. Il paesaggio è spoglio, essenziale: nessun bosco, poca vegetazione, il profilo di vulcani antichi e recenti a disegnare l'orizzonte.
E osservo questo angolo di mondo fatto di fuoco e di acqua. Il vento, teso e costante degli alisei, che tutto scompiglia. Il fragore delle onde che si schiuma contro scogliere basaltiche. Le nubi che corrono, avvolgono, si ammassano e si dissolvono. Lame di luce che vengono e vanno, colori che si accendono e spengono. E la caparbia presenza dell'uomo che si adatta, che prende e modella, che crea e inventa, che si ritaglia i suoi spazi per vivere, con arte, con perseveranza.
E corro in questo fazzoletto di terra.
Correre sul bordo del cratere della Caldera Blanca, felice per il semplice fatto che un luogo così esista e io sia lì a godermelo con il mio girotondo.
Correre lungo la costa di Famara, sotto le sferzate del vento, con la pelle incrostata di salsedine e sabbia, e giungere in un villaggio senza un negozio, senza un bar, con le strade di ghiaia, e vedere dei ragazzini che escono di casa vestiti con una muta e con la tavola da surf sottobraccio, attraversare la strada ed entrare in acqua per cavalcare onde sotto un cielo inquietante.
Correre nel deserto delle lave di Timanfaya dove il nero domina e tutto assorbe, dove la solitudine mi sembra di toccarla e l'oceano con prepotenza vuole riprendersi uno spazio​ che era suo.
Correre nel sole, sull'orlo di scogliere vulcaniche antiche, con il gran caldo che prosciuga e brucia la pelle, e il desiderio di farmi una nuotata nell'acqua turchese delle cale sabbiose della riserva naturale del Papagayo.
E corro in questo angolo di mondo fatto di acqua e di fuoco.























#gto #orobie #trailrunning #gan #lanzarote
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martedì 20 giugno 2017

10 #CORRERE - Trentaseigradicentigradi


Così segnava il termometro a Vertova quando oggi alle 15 abbiamo iniziato a correre: 36°. Anni fa avevo trovato in rete i 100 consigli per preparare un Iron Man. Me li ero stampati e tenuti sul comodino per alcuni mesi. Devo ammettere che li ho letto più volte e che mi sono pure stati utili. Oggi uno in particolare mi è tornato alla mente e diceva più o meno così: "Fuori ci sono 40 gradi? È il giorno in cui ti devi allenare? Esci e allenati perché il giorno della gara tu non saprai quale temperatura ci sarà." Oggi ero in compagnia di Re Cardu e faceva un caldo fottuto. Ridendo gli ho raccontato questa storia di 100 consigli e quindi siamo partiti, lungo la ciclabile, correndo. Entrando in valle Vertova e salendo in quota tutto è diventato più sopportabile, nei boschi di faggio e lungo i crinali del Suchello, addirittura piacevole. Che spettacolo! E che meraviglia è stato correre anche oggi.
E il giorno della gara vedremo se ci saranno trentaseigradicentigradi.




#gto #orobie #trailrunning #gan #vallevertova
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9 #CORRERE - La Presolana di Roby


L'altro giorno, il 2 giugno, Roby avrebbe compiuto 40 anni. Da quando lui ci ha lasciati è consuetudine fare una festa. Un incontro ai piedi della Presolana, per scalare nella falesia di Pian Vione, a lui dedicata. A Roby piaceva scalare ma forse ancora di più amava correre a piedi e con gli sci. Era un alpinista e un atleta di quelli che se ne incontrano pochi. Di lui mi piace ricordare la sua leggerezza e il suo sorriso. L'altro giorno, dopo aver arrampicato, questi ricordi mi han fatto compagnia mentre con Cardu correvamo al cospetto della Regina, il suo regno.

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8 #CORRERE – Nutrire lo sguardo


Pausa pranzo. I colleghi si preparano per uscire. Fuori c’è un bel sole. Dalle finestre aperte dell’ufficio entra una brezza leggera e fresca. Oggi non mi voglio abbandonare ai piaceri del gusto. Oggi avverto l’urgenza di saziare altri sensi. Non passa settimana senza che mi conceda il piacere di nutrire lo sguardo, correndo verso Città Alta e sui Colli di Bergamo. Mi cambio, esco e inizio a correre. Il pannello a led, sotto la chioma dei tigli lungo il Sentierone, segna 30°. Inizio a salire verso le Mura Venete. Le percorro cercando il fresco all’ombra degli ippocastani. Osservo la città che si sfuma nella pianura e mi ritrovo a Colle Aperto. Da qui non ho che l’imbarazzo della scelta. Oggi lascio fare alle gambe, loro decideranno dove condurre il mio sguardo. Mi lascio trasportare da un assaggio all’altro e mi nutro degli scorci, delle vedute, dei paesaggi, dei dettagli che questo ambiente sa offrire. Equilibrio di colori e di forme, su una tela dove boschi, orti, edifici e giardini si fondono con armonia, raccontando una storia antica di millenni. E non solo la vista lentamente si nutre, ma anche l’olfatto gode, a grandi sorsi, del profumo intenso e sensuale diffuso dalle fioriture del tiglio e del gelsomino. Il tempo passa e i chilometri pure. La pausa pranzo volge al termine, peccato. Avrei mangiato e bevuto ancora qualcosina, ma è ora di rientrare.


#gto #orobie #trailrunning #gan #collidibergamo
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mercoledì 31 maggio 2017

7 #CORRERE - Intervalli di silenzio

"Correre per stare lontani, per stare fuori, per stare soli." 
Mauro Covacich


#gto #orobie #trailrunning #gan #podone
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6 #CORRERE – Fotogrammi


“Quando corro, semplicemente corro. In teoria nel vuoto. O viceversa, è anche possibile che io 
corra per raggiungere il vuoto.” 
Haruki Murakami “L'arte di correre”
(foto Cristina Paruta)

Oggi fa caldo. Questa sera voglio correre in un luogo fresco, correre immerso nel verde. Oggi niente crinali. Oggi boschi, valli e torrenti. Oggi voglio correre e sgomberare la mente. Corro. Corro e i pensieri si diradano, come arrivano se ne vanno e li lascio andare senza cercare di trattenerli, senza averne memoria. A volte ci riesco. A volte riesco a fare il vuoto, o quasi, e mi restano solo le immagini. Molte se ne vanno come se ne vanno i pensieri, altre restano impresse sulla pellicola labile della memoria. Fotogrammi che catturo come se il mio punto d’osservazione fosse fuori da me, un poco più sopra e un poco fuori dal mio asse. Corro. Al termine della falcata il piede atterra nell’acqua del torrente che schizza tutt’attorno e un airone cinerino s’invola poco distante. Corro. Una vecchia panda mi supera lungo lo sterrato, le due signore a bordo ridono, quello seduta sulla destra si volta e mi guarda dal finestrino aperto. Corro. La scalinata nel borgo è ripida, due anziani sono seduti nell’ombra della pergola, lui ha lo sguardo vacuo e perso nel vuoto, lei arzilla mi sorride e mi saluta con un cenno della mano, ricambio. Corro. Dal fitto del sottobosco esce in volo una ghiandaia, attraversa il sentiero, si alza da sinistra verso destra perdendosi tra le fronde dei faggi. Corro. La stradina cementata è stretta e molto ripida, da dietro la curva compare un SUV enorme, nero, con i vetri scuri, sembra una navicella spaziale, l’alieno che ne è ai comandi rallenta e affianca per lasciarmi passare, alzo la mano in segno di ringraziamento. Corro. Le corolle violacee delle aquilegie ondeggiano dall’alto dei loro steli, mi sfiorano le cosce. Corro. Lo sguardo si volge a destra, ruoto leggermente il capo, tra i tronchi un capriolo mi osserva, per un istante, poi si volta, elegante, e con due balzi scompare. Corro. I piedi avanzano sulla ghiaia dello sterrato, una lucertola senza coda sbuca dall’erba e attraversa in diagonale da destra verso sinistra, per poco le nostre traiettorie non si sono incontrate, per fortuna. Corro. La cascina è crollata e il sentiero che ne lambisce un lato scompare tra rigogliose ortiche, durerà poco, le attraverso. Corro. Una tazza d’acciaio è posata sotto il getto di una fontana, mi fermo, la prendo, la sollevo e bevo. Corro. Mi volto e mi fermo, la chiesina di San Salvatore e le baite della Val di Grù, riposano tra i prati e il bosco. Corro. Appoggio il piede sul selciato a pochi centimetri da un orbettino che non ha fretta di andare oltre. Corro. Le acque scrosciano tra i massi del torrente alla mia destra. Corro. La forra rocciosa si chiude e la stradina sospesa se ne sta aggrappata su un fianco, la cascata della Val di Grù precipita nelle acque della Val Vertova. Corro. Una ragazza e il suo cane si fanno un pediluvio nelle acque cristalline di una pozza. Corro. Un uomo barbuto e atletico corre in direzione opposta, lui sale, io scendo, dietro di lui cinque ragazzini lo seguono cercando di tenerne il ritmo, ci salutiamo. Mi fermo. Ho finito. I pensieri ora possono tornare con calma, lentamente, non c’è fretta. Attendo mentre le gambe segnate dalle ortiche si immergono nelle acque del torrente.
#gto #orobie #trailrunning #gan #valvertova
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venerdì 12 maggio 2017

5 #CORRERE – Il limite


Umidità nell’aria. Sudore. Rocce scivolose. Concentrazione. Fango che si incolla alle suole. Fatica. Nubi a tappezzare il cielo. Respiro. Foschie in pianura e nelle valli. Sguardi. Neve sulle montagne. Sorrisi. Verde, tanto verde che esplode dalla terra. Stupore.
Ancora qui, a correre. Una lunga cavalcata seguendo il crinale che abbraccia le valli della Nesa: i luoghi del mio vivere. Cima dopo cima, colle dopo colle, lungo la linea di displuvio, limite geografico che separa ed unisce.
Il tempo scorre, come scorre la terra sotto le mie suole. Lei, la terra, si avvicina, la sfioro e subito mi lascia; io non la trattengo, la lascio correre in direzione opposta, come lei lascia correre me.
Il tempo scorre, come scorrono i pensieri nella mia testa. Loro, i pensieri, arrivano, si intasano, si confondono, trovano una chiarezza e mi lasciano; io cerco di trattenerli ma loro, dispettosi, si dissolvono così come sono arrivati. Qualche brandello, come lanugine sfilacciata, resta impigliato tra le maglie della memoria. Li raccolgo, me ne prendo cura.
Ancora qui, a correre. A cercare il mio limite, conoscerlo e accettarlo, per tentare poi di spostarlo anche solo di un’infinitesima frazione. Con attenzione e consapevolezza, perché il limite è il luogo dove facciamo i conti con le nostre fragilità, debolezze e paure.
E tre sono le cose accadute in questi ultimi giorni che si intrecciano a questi pensieri, al significato di limite, alla sua soggettività e alla consapevolezza necessaria per esplorare questo territorio di frontiera, ai confini delle nostre possibilità.
Corro e penso a Ueli Steck, al 30 aprile, giorno in cui è scomparso mentre saliva il Nuptse. Lui ci ha mostrato come la parola limite possa essere spostata a distanze siderali, grazie alla preparazione e all’allenamento costante, come solo un fuoriclasse sa e può fare. Lui lo ha raccontato e ne ha dato una misura, a noi increduli spettatori di quello che sentivamo e vedevamo. Ci ha mostrato che il limite non scompare ma si sposta, restando sempre presente, entità con cui il confronto continua. Consapevolmente lui ha seguito il suo cammino, nella costante ricerca volta a realizzare i suoi desideri, progetti e sogni. Arranco, sbuffo e spingo sul ripido sentiero che porta alla croce delle Podone e le immagini di Ueli che corre in punta di ramponi e piccozze sulle pareti nord dell'Eiger e delle Jorasses mi tengono compagnia. Lui leggero. Io pesante.
Corro e penso a Eliud Kipchoge e alla sua performance del 5 maggio all’autodromo di Monza, dove ha corso i 42 km e 195 metri della maratona in 2 ore e 25 secondi, frantumando il record sulla distanza e abbassandolo di 2 minuti e 32 secondi. I limiti ci sono per essere spostati, a volte accade impercettibilmente in silenzio, altre volte in modo brusco e significativo. Il suo tempo non verrà omologato come nuovo record, ma non importa. Come non ha alcun importanza il brusio delle polemiche che lo hanno seguito. Ciò che importa è sapere che sono state le sue gambe a correre a questa velocità stratosferica. Lo sponsor, le lepri, le scarpette e tutto il contorno possono avere aiutato ma la fatica è stata tutta e solo sua. L’immagine di Eliud e della sue falcate leggere e potenti mi accompagna mentre, scendendo dalla Filaressa, allungo il passo ormai stanco. Lui leggero. Io pesante.
Corro e penso all'ultima lettura fatta questa mattina: "In silenzio", una graphic novel di Audrey Spiry, un racconto per immagini dove luce e colore creano un effetto di incessante movimento. La discesa di un canyon nel sud della Francia offre a Juliette, la protagonista, l'inaspettato viaggio tra le paure e le emozioni che la agitano nel suo intimo. Lei si immerge e si lascia trasportare tra gli elementi primordiali di una natura selvaggia e imprevedibile "in cui perdere il controllo, a volte, è l’unico modo per ritrovarsi". Le mie scarpe infangate e fradice avanzano tra l'erba bagnata che riveste la dorsale del Canto Basso, le osservo e me le immagino disegnate in una tavola di Audrey Spiry. Loro leggere. Le mie pesanti.
Corro. I pensieri vanno e vengono, si sfiorano, si mischiano, si scompongono e si ricompongono. La corsa, l'alpinismo, il canyoning, l'escursione più semplice possono quindi diventare per ciascuno un'esperienza al limite delle proprie possibilità, in un intimo viaggio alla scoperta di sé. Non serve essere fuoriclasse ma è sufficiente avere la giusta dose di curiosità e intraprendenza, la voglia di confrontarsi con il proprio limite.
Corro, e la croce del Canto Alto è ancora distante. Corro, e ancora 84  giorni mi separano dall'attimo della partenza. Corro, e i 70 chilometri della gara sono ancora lontani. Corro, e non so nemmeno se ci arriverò, al 29 luglio e poi al traguardo. Ma non importa. Ciò che importa è che il mio viaggio ha avuto inizio e tanto mi basta per sentirmi bene. Passo dopo passo arriverò sulla prossima cima, con le gambe sempre più pesanti e i pensieri sempre più leggeri.
Corro, verso il mio limite.
Corro.
(domenica 7 maggio)


4 #CORRERE - Poesia


Se corro senza mai fermarmi
E mentre corro tengo chiusi gli occhi
E se con le mani mi allungo
Fino al prossimo ostacolo
E quello che chiamo ostacolo
Si scopre che è la tua bocca
Dici che la gara poi la vinciamo?

Daniela Mazzola - dalla raccolta "Una e una volta"


Cristina ha scoperto questa poetessa, Daniela Mazzola. 
E che bella questa poesia. 
E che bello correre senza mai fermarsi. 
E alla fine scoprire nuovi traguardi, 
inaspettati e sorprendenti. 
E ritrovarsi con il piacere di correre. 
E dire di si.

#gto #orobie #trailrunning #poesia #danielamazzola

martedì 25 aprile 2017

3 #CORRERE – La linea bianca

“Cerco la linea bianca e i piedi quasi la aggrediscono, se la mangiano a grossi morsi come per dire: oggi sei mia. Le gallerie si alternano agli spazi aperti e, concentrato nel godere tanta meraviglia, non mi accorgo del tempo che passa, avanzo. Sul lastricato di Riva, tra il castello ed il lago, sfioro i tavolini all’aperto dove i turisti, illuminati dal tiepido sole, si gustano la colazione. Poi la Valle del Sarca si apre, pare immensa. Sopra i vigneti ed i frutteti, si alzano sipari di pietra. In fondo emergono il Colodri e la Rupe di Arco.

Ogni occasione è buona per infilarsi le scarpette e correre. Tra una pedalata ed una scalata, tra il lungolago da Riva a Torbole e la Valle del Sarca, non mi lascio scappare l’opportunità di gustarmi questi paesaggi correndo lungo la ciclabile del Sarca. Mentre corro il pensiero va alle due edizioni della Lake Garda Marathon a cui ho partecipato. Allo spettacolo di correre lungo la Gardesana chiusa al traffico, da Limone sino a Malcesine, un’esperienza unica. La linea bianca è la piccola storia che ogni volta mi riporta a quel giorno di cinque ani fa.
http://vertical-orme.blogspot.it/2012/10/la-linea-bianca.html?m=0

(foto Cristina Paruta)
#gto #orobie #trailrunning

http://www.orobieultratrail.it/it/index.asp

2 #CORRERE – It’s a long road


“It's a long road behind me
It's a long road ahead”
Neil Young – “The Painter”

Ho preso un vizietto, non è quello a cui qualcuno di voi sta pensando, e ci sto prendendo pure gusto: tornare a casa correndo, dopo una giornata di lavoro. Partire dal centro di Bergamo ed uscire dalla città semplicemente correndo. Mi piace correre in città, salire lungo le mura e girovagare tra i colli. Bergamo è bella. Ma è ancora più bello attraversarla, uscirne. Raggiungere i piedi delle colline e dei monti, imboccare un sentiero ed iniziare a salire tra i boschi. Scivolare via dalle strade trafficate del centro, sfilarsi dai marciapiedi colmi di pedoni. Accorgersi che i rumori si sono placati e l’aria è più leggera, sentirne il buon sapore sul palato e il profumo nelle narici. Il sentiero si fa ripido. La falcata si accorcia e la velocità diminuisce, il ritmo cardiaco cresce ma gli occhi non smettono di guardarsi attorno. Tra le fronde scorgo in lontananza il profilo di Città Alta e mi rendo conto che di strada ne ho fatta e la città si stende tutta sotto di me. Ogni volta sperimento sentieri diversi. Oggi, nelle zone d’ombra, sulla pelle sudata, sento chiaramente il freddo dell’aria. Spingo sulle gambe e continuo a salire. Ora c’è solo il silenzio del bosco che mi avvolge. Ascolto con piacere il suono dei miei passi che spingono sulla terra arida e polverosa. Scollino oltre il crinale e la valle in cui vivo si apre davanti ai miei occhi. La grande e inconfondibile croce del Canto Alto si staglia nel blu. Da lì le creste boscose digradano verso il Canto Basso per proseguire sino al Monte Cavallo e alla Corna Piatta, incorniciando un cielo spazzato dal gelido vento del nord. Sotto è un tripudio di verdi, infinite tonalità che avvolgono e proteggono un pugno di case: il borgo in cui vivo. Oggi voglio salire sino a quelle creste e affacciarmi sulla Valle Brembana e sulle Orobie, per poi iniziare la discesa verso casa. Quanta strada ho davanti, penso. E inizio senza accorgermi a canticchiare una canzone che amo, una gran bella canzone che Neil Young a dedicato a sua figlia. Continuo a correre e canticchio, cercando di ricordarmi il testo della canzone, mentre i pensieri si accavallano l’uno sull’altro. Certo che di strada ne devo fare, non solo oggi, ma da qui sino al giorno del GTO e oltre. Quel giorno poi chissà come sarà, chissà se sarò pronto e se riuscirò a partire. Per ora mi godo la strada fatta, oggi e in tutti questi anni. Poi i pensieri mi riportano alla gara: proprio su questi sentieri si dovranno correre gli ultimi chilometri prima di arrivare in Piazza Vecchia nel cuore di Città Alta. Per ora questo traguardo è un desiderio, un sogno, vedremo di non perderci in questi mesi e di presentarci puntuali alla line a di partenza. Correre tra i prati del Canto Basso mi ha sempre entusiasmato. Neil Young mi fa sempre compagnia mentre inizio l’ultima ripida discesa e canticchio sorridendo: “If you follow every dream, You might get lost. If you follow every dream, You might get lost”
#gto #orobie #trailrunning #skyrace #neilyoung

venerdì 21 aprile 2017

39 #UNIMMAGINEDICEPIUDIMILLEPAROLE – Negli occhi

Giovedì 13 ‎aprile ‎2017, ‏‎10:07:54 – Monte Gleno (Valle Seriana)


In bilico tra il giorno e la notte,
vagava. Via dal quotidiano vivere.
Bianco e nero, equilibrio sospeso
silenzioso, saliva, senza farsi udire.
Neve e roccia, pennellate precise
in punta di piedi, senza disturbare.
Amava guardare il mondo, da lassù
firn o polvere, non importava.
Un continuo cercare, sottile linea
tra luce ed ombra, l’essenza,
ciò che desiderava. Sciogliere
nella fatica il respiro. Annullarsi
assorbito dal candore. Scomparire
in un alone di luce. Alzarsi nel vento
oltre lo sguardo. Mentre il corpo
pesante lo tratteneva, il sudore
bruciava negli occhi.