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venerdì 18 febbraio 2022

Vorrei ricordare per sempre

È difficile iniziare a ricordare qualcosa quando ci sei ancora immerso dentro, ma è indispensabile provarci. Mettere in fila gli accadimenti. Ordinare i propri ricordi, raccoglierli e farne memoria, in un immane, quanto mai necessario, lavoro collettivo.

È passato un mese da quella serata e in questo primo giorno dell'anno ancora mi torna alla mente la sala piena e tutte quelle persone a raccontare, a raccontarsi e ad ascoltare per non dimenticare.
Fisicità, socialità, affettività, di questo traboccava la sala quella sera. Un incondizionato desiderio di condividere il dolore, la fatica, la perdita, il distacco, anche se ciò fa soffrire, fissandolo nella parola scritta, nella presenza e negli sguardi.
Ecco gli sguardi. Questi sguardi presenti, che ho cercato di cogliere in una manciata di scatti, mi tornano ancora alla mente.
E voglio iniziare l'anno con quegli occhi attenti che osservano e raccontano, che mi dicono: restiamo vigili in questo nuovo anno, attenti sempre.
Infine. Grazie Cristina, grazie Matilde. Grazie a voi, sapienti tessitrici di storie. Storie che curano e sostengono. Storie che segnano con chiarezza una direzione da seguire.
Infinitamente grato.
"Vorrei ricordare per sempre - Fare memoria in Valle Seriana . Raccontare il tempo del Covid-19"
di Cristina Paruta Matilde Cesaro Alessandra Mastrangelo












giovedì 5 marzo 2020

Le traversie de LE TRAVERSIADI

Le traversiadi. Cinque viaggi (più uno) con gli sci al limite delle Orobie.
Un film di Maurizio Panseri e Alberto Valtellina
con la musica di Alessandro Adelio Rossi (2020, 77′)


Dopo le anteprime
del  6 dicembre a Nembro e del 14 dicembre a San Pellegrino
Dopo il sold-out del 14 gennaio all'AUDITORIUM DI PIAZZA LIBERTA' A BERGAMO e la replica del 17 febbraio

Dopo le prime uscite dalla terra Orobica
PADOVA  CINEMA ESPERIAGENOVA  CINECLUB NICKELODEON, MORBEGNO  (SO) - CINEMA IRIS, SCANDIANO (RE) – CINEMA BOIARDO

LE TRAVERSIADI sospendono la loro traversata.
Ma noi, cauti e fiduciosi, abbiamo riprogrammato alcuni appuntamenti.

ECCO LE DATE IN CARTELLONE

18 marzo 2020, mercoledì ore 21,30 – MILANO – CINEMA BELTRADE, via Nino Oxilia, 10

19 marzo 2020, giovedì ore 21 - MEZZAGO (MB) - BLOOMCINEMA, via Curiel, 39

28 marzo 2020, sabato ore 21,00 – CHIESA DI VALMALENCO – CINEMA TEATRO BERNINA, piazza Santuario degli Alpini

1 aprile 2020, mercoledì ore 21,15 – MANTOVA – CINEMA DEL CARBONE, via Gugliemo Oberdan, 11


23 marzo 2020, lunedì ore 21,30 – PRATO – TERMINALECINEMA CASA DEL CINEMA DI PRATO, via Carbonaia, 31

22 maggio 2020, lunedì ore 21,00 – VARESE – FILMSTUDIO 90, via C. De Cristoforis, 5

data da ridefinire - DARFO BOARIO TERME (BS) - GARDEN MULTIVISION, piazza Medaglie d'Oro, 2

altre date in via di definizione

NON MANCATE!
POTREBBERO PIACERVI.


Sulla Pagina di Alberto Valtellina (coregista seduto a sinistra - per chi guarda) trovate il trailer e altre clip

venerdì 24 gennaio 2020

LE TRAVERSIADI - A ciascuno la sua ... locandina.

E non diteci che non ve l'avevamo detto.
Abbiamo pure preparato una locandina per ogni appuntamento.

PADOVA - GENOVA - MORBEGNO - BERGAMO - SCANDIANO - MEZZAGO - DARFO - MANTOVA - CHIESA DI VALMALENCO - MILANO - PRATO

Scaricatela e spammatela senza ritegno, ne vale la pena.
















mercoledì 14 agosto 2019

sisifofelice e #letraversiadi - Diario di produzione 12 - Sulle tracce di Franco e Angelo. Finalmente il trailer

LE TRAVERSIADI - IN AUTUNNO IL FILM AL CINEMA!

Le traversiadi. Cinque viaggi (più uno) con gli sci al limite delle Orobie.
Un film di Maurizio Panseri e Alberto Valtellina con la musica di Alessandro Adelio Rossi (2019, 80′).
La traversata delle Orobie con gli sci è stata pensata e percorsa da Angelo Gherardi, con Franco Maestrini e Giuliano Dellavite nel 1971. Nel 1974 Gherardi torna sull’itinerario con il francese Jean-Paul Zuanon. In ricordo di Angelo Gherardi, scomparso nel 1974, Maestrini nel 1980 porta otto giovani nembresi da Ornica a Carona di Valtellina e filma l’impresa in Super 8. François Renard legge l’articolo di Jean-Paul Zuanon su La montagne e reinterpreta la traversata a suo modo, nel 2011 e 2013. Maurizio e Marco nella primavera 2018 filmano il viaggio, questa volta da Varenna a Carona di Valtellina. Costruiamo il film Le traversiadi legando le riprese di Maurizio e Marco con incontri illuminanti: Alessandro “Geko” Gherardi, figlio di Angelo, Pina, la moglie di Angelo Gherardi, Maria, la moglie di Franco Maestrini, Giuliano Dellavite, che della traversata del 1980 possiede il filmato originale, che noi sottraiamo in allegria e scansioniamo in alta definizione, “Stenmark”, Paola e gli altri sciatori della traversata del 1980, Bruno Quarenghi, amico e sodale di Gherardi, il falegname Domenico Avogadro, che alla fine della guerra fabbricò i primi sci per il giovanissimo Gherardi…
Maurizio incontra brevemente e filma. sotto il passo Coca, gli alpinisti lecchesi che percorrono la traversata per la sesta volta.
Le traversiadi è girato in Cinemascope, perché se è vero, come diceva Fritz Lang ne Il disprezzo, che il Cinemascope va bene per riprendere serpenti, credo che allo stesso modo vada benone anche per gli sci.

mercoledì 26 dicembre 2018

#appunti - Somnium

"Non si possono fare domande ai sogni, però si possono vivere, senza possederne il senso"


Prima che il sole si nascondesse dietro i crinali del Monte Solino mi sono goduto il suo tepore. Seduto sul terrazzo di casa, in questa quieta domenica novembrina, mi sono riletto il racconto 'L'uomo del Moschel", ho preso appunti, ho sottolineato parti, mi sono perso con lo sguardo tra le righe e nel cielo terso di azzurro. Ogni tanto un soffio gelido di vento mi ricorda l'arrivo dell'inverno incipiente. Ieri ho vagato in quelle terre della Montagna Grande, lungo i crinali sospesi sopra la Valle dell'Occhio. Oggi, con questo libriccino tra le mani, ho la conferma che queste geografie esistono anche come luoghi dell'anima.
Leggere, scrivere, ricordare, sognare nell'incerto equilibrio del vivere quotidiano sulle ali del volo fantastico che solo il sogno può scatenare. 
Martedì 20 alle ore 21 presso la sede del GAN di Nembro, per Il Grande Sentiero, ho avuto il piacere e l'onore di presentare Davide Sapienza e il suo nuovo libro, e condurvi con le sue parole ed o suoi scritti nell'esplorazione di geografie profonde ed intime in cui luoghi e sentimenti si fondono.

venerdì 2 novembre 2018

#sisifofelice e #letraversiadi - Diario di produzione 8 - Sulle tracce di Franco e Angelo.

"La rivelazione della rivelazione."
E che Le traversiadi siano.


"Mauri! Ma cosa mi avevo detto? Andiamo a fare una traversata o le ... "
D'altra parte mica si può contraddire Re Cardu.
Ieri con Alberto siamo entrati in camera di montaggio, nel vero senso del termine: camera. 
Certo che guardare Re Cardu che incede elegante attraverso il suo reame orobico, con diciotto chili di zaino in spalla e accompagnato dalla chitarra di Alessandro Adelio Rossi, è uno spettacolo.


Alberto dixit "Le traversiadi - (in produzione) In questa clip: la rivelazione della rivelazione. Il momento epifanico in cui Marco cita per la prima volta “le traversiadi”, che la rivelazione diventi il titolo del film è tragicamente inevitabile!"

martedì 23 ottobre 2018

#sisifofelice e #letraversiadi - Diario di produzione 7 - Sulle tracce di Franco e Angelo.

MI PIACEVA ESSERE CATTIVO CON LA NEVE


Continuano gli incontri ed ogni persona incontrata ci dona qualcosa di prezioso, ci apre nuovi scenari, ci fornisce inconsapevolmente nuove chiavi di lettura di ciò che è stato. Così si schiudono inattese finestre da cui affacciarsi e troviamo nuovi ganci per raccogliere altre testimonianze.
Come faremo ad impastare questi frammenti in un racconto corale? È una grande sfida. Ancor più che compiere la traversata sciistica delle Orobie, anche perché quella ormai l'abbiamo già fatta, mentre il film è tutto da fare e deve prendere una forma compiuta che nelle nostre teste inizia ad assumere contorni incerti, abbozzi probabili e improbabili. Durante il montaggio son certo che troveremo la giusta alchimia.
Per ora grazie a Alessandro Gherardi abbiamo incontrato il falegname e i suoi ricordi di come amava sciare ci han riportato alla mente il nostro sciare o per meglio dire: il nostro andar per monti con gli sci.

Alberto dixit "In questa clip: Domenico Avogadro, falegname, sciatore e ciclista, nel dopoguerra aveva costruito un paio di sci, per regalarli a Angelo Gherardi, futuro “inventore”, con Franco Maestrini, della traversata delle Orobie con gli sci."

LA CLIP - https://vimeo.com/295996880

lunedì 22 ottobre 2018

#sisifofelice e #letraversiadi - Diario di produzione 6 - Sulle tracce di Franco e Angelo.

MARIA E I RICORDI
“Cerco di avere meno ricordi.” Così afferma Maria e poi racconta divertita di quando, durante la traversata dell’80, raggiunse Franco e gli amici a Cà San Marco, per portare loro “abbondanti viveri”. E con Alberto, nel tentativo di raccontare questa storia, ci muoviamo in bilico come funamboli, scavando con rispetto tra i ricordi personali per fare riemergere e mantenere una memoria collettiva di ciò che è accaduto.
I ricordi sono fragili e intimi, come tali devono essere trattati, con molta cura.
Ancora una volta prende forma l’eterna contraddizione messa sapientemente in scena nel film “Hiroshima mon amour” per cui il regista Alain Resnais disse “Abbiamo il dovere e la volontà di ricordarci, ma siamo obbligati a dimenticare per vivere”, riprendendo così l’affermazione della sceneggiatrice del film, la scrittrice Marguerite Duras, che lapidaria affermò “Per vivere bisogna dimenticare”.


Ed ecco il nuovo trailer preparato da Alberto
MARIA E I RICORDI
"Maria Bigoni Maestrini, moglie di Franco Maestrini, ideatore della traversata delle Orobie con Angelo Gherardi, ricorda, ma non ama i ricordi. Giovanni, maestro di sci e gestore del rifugio S. Lucio, mostra la fotografia in cui Franco è a sua volta maestro di sci."

lunedì 15 ottobre 2018

ALLENARSI! Un ritorno

Grazie Alberto per il ritorno mesto e il montaggino riaggiornato.
Io non ci voglio tornare, mi viene il magone al solo pensiero.
La Cava voglio ricordarla come era e come l'abbiamo raccontata in ALLENARSI!
Ero convinto che potessimo salvarla, ma così non è stato.
Quasi mi commuovo a rivedere Dan, Piera, YuriGiangiRom, Gio, Nico e Sean che scalano in questo luogo, ormai relegato alla memoria.
Un luogo, le sue memorie e le sue storie per sempre cancellati.
Solo le immagini da noi raccolte a tentare di testimoniare la bellezza e la ricchezza di quelle pietre e delle persone che le frequentavano.
Ecco cosa aveva scritto Gio nella nostra chat:

"Quello che mi piaceva di più della cava, oltre all'ambiente insolito e particolare e alle vie certo non tutte stupende (ma a me piacevano tutte) è che non c'era bisogno di mettersi d'accordo, ci andavi e basta. Eri sicuro di trovare sempre qualche socio o qualche forestiero per arrampicare o fare due chiacchiere e se proprio ti andava male c'erano i traversi. Poi in poco spazio c'erano tante vie tutte diverse, vie più facili (mica tante e non proprio semplici) è vie molto difficili, i tiri erano abbastanza corti e anche se c'era pieno riuscivi sempre a scalare. Trovavi sempre qualcuno che ti metteva la corda sul tiro duro o che te lo faceva provare spiegandoti i movimenti. Ma forse eravamo solo noi che eravamo più giovani ." 
Ecco, oggi tutta questa ricchezza non c'è più.

ALLENARSI! Un ritorno

domenica 14 ottobre 2018

QUELLI CHE STANNO A NORD - DIECI ANNI DOPO


A quarant’anni dalla prima salita della via “Placido”
A dieci anni dalla presentazione del film
Il Rifugio Albani (Colere, Bergamo) propone
QUELLI CHE STANNO A NORD
un film di Maurizio Panseri e Alberto Valtellina
Dove e quando?
Rifugio Albani – Sabato 11 Agosto – ore 20,30
Cosa?
- 4, 5, 6 Agosto 1978
Quattro forti alpinisti di Colere, fra cui Livio Piantoni, guida alpina, aprono una difficile via sulla parete Nord della Presolana, in Val di Scalve: la via “Placido”. La salita è documentata da un bellissimo filmato in Super 8.
- Agosto 2008
Yuri Parimbelli e Robi Piantoni, figlio di Livio, a sua volta guida, ripetono la via, nasce il film QUELLI CHE STANNO A NORD.
Roby Piantoni ha il ruolo del “mediatore”, alla ricerca dei protagonisti della salita del 1978, con il suo aiuto il film racconta questi abitanti della Valle di Scalve che non sono rimasti insensibili al fascino della Parete Nord della Presolana.
- 11 Agosto 2018
A quarant'anni dalla prima salita, a dieci dalla produzione, il film QUELLI CHE STANNO A NORD viene riproposto nel luogo di riferimento per gli alpinisti della Nord: il rifugio Albani. Una passione che continua! Al termine della proiezione Maurizio Panseri e Ennio Spiranelli ripercorreranno la storia alpinistica della Presolana con alcuni degli "apritori" delle vie sulla parete Nord.




È stata una serata incredibile. "Quelli che stanno a nord" è diventato un racconto corale ed intenso in cui molti hanno portato un loro frammento di vissuto alpinistico e umano. Un grazie immenso a tutti, a chi ha partecipato, a chi si è raccontato, a chi ha ascoltato, a Sandra e Chicco che ci hanno ospitati, a Ennio Spiranelli, fucina di vie e di idee, compagno anche in questa avventura, alla Regina che silenziosa osservava.



questo link rimanda alla pagina web di Alberto Valtellina e alla visione di QUELLI CHE STANNO A NORD
Buona visione!

sabato 13 ottobre 2018

#sisifofelice e #letraversiadi - Diario di produzione 5 - Sulle tracce di Franco e Angelo.


Nel diario di produzione ci sta pure la creazione del bannerino fatto da Alberto.

E ci aggiungo pure qualche riga estratta dalla chat intrattenuta con Mattia in questi giorni.
"La raccolta delle storie e delle memorie dei luoghi e delle persone, come delle emozioni che ci nascono dentro, per me è un'avventura seria tanto quanto quella che si affronta nello scalare una grande parete o nel 
compiere una lunga traversata. Quindi cerco di farlo con la maggiore cura ed attenzione, poi non è detto che ci si riesca sempre ma ci si prova ogni volta. Con le storie altrui è ancora più delicato, è come essere un archeologo o un paleontologo che lentamente spennella, ripulisce strato dopo strato e fa emergere ciò che è invisibile e che andrebbe irrimediabilmente perduto. Con la differenza che sotto gli strati di polvere e del tempo non vi è materia inerme ma qualcosa di estremamente intimo e fragile"

E qui taglio perché si andrebbe molto lontano, troppo lontano e noi vogliamo solo raccontare una storia fatta di sci, di neve e di persone.

#sisifofelice e #letraversiadi - Diario di produzione 4 - Sulle tracce di Franco e Angelo.

Grazie Giuliano



E mentre scorrono le immagini di Re Cardu che, dalle rive lariane, sale sulla sommità del Grignone, da dove rimira soddisfatto il suo regno, con Alberto continua la traversata alla ricerca di ricordi, di testimonianze, di materiali e di qualsiasi cosa ci possa raccontare di quelle traversate del 1971 e del 1974.
Ieri abbiamo incontrato chi c'era, chi dal 8 al 16 maggio del 1971 con Franco Maestrini e Angelo Gherardi ha fatto la prima traversata scialpinistica delle Orobie.
Lui c'era.
Lui ci ha raccontato.
Lui ci ha fatto un regalo inaspettato.
Lui si chiama Giuliano Dellavite.
Grazie Giuliano.

mercoledì 23 maggio 2018

#sisifofelice - Sulle tracce di Franco Maestrini e Angelo Gherardi.


Ogni storia nasce da una "linea rossa" tracciata su di una carta, che prima è sogno, è desiderio e poi, a volte, diventa realtà, vissuto intimo ed intenso. A volte queste linee rosse si perdono nello spazio e nel tempo. Altre volte riemergono, anche solo in parte, e allora quando le scorgi cerchi di coglierle, di trattenerle, di seguirne il percorso. Ed è qui che accadono cose incredibili che annullano spazio e tempo. E ti rendi conto che i tuoi desideri, il tuo vissuto, sono molto vicini a quelli di chi ti ha preceduto o di chi è passato senza che tu nemmeno lo sapessi.
Ad un mese di distanza continua la ricerca di ciò che resta delle tracce e delle memorie di quelle traversate delle Orobie, compiute nei primi anni "70. Purtroppo Angelo Gherardi è morto nel 1974, lo stesso anno della sua seconda traversata, e Franco Maestrini ci ha lasciati la scorsa estate. Con Alberto procediamo comunque nella ricerca e la documentiamo.
Primo incontro: Alessandro "Geko" Gherardi, figlio di Angelo. Siamo a casa di Alessandro e dagli scaffali sbucano: la prima edizione della guida del Sugliani, la piccozza e gli scarponi che il papà ha utilizzato durante quelle traversate. Poi, da un tubo, si materializza una meravigliosa carta, ormai ingiallita dal tempo, su cui il papà ha riportato due linee: in verde la traversata del "71 e in rosso quella del "74. Mi accorgo che una copia della carta se ne sta appesa su una parete della sala. Quindi stendo un altro rotolo, in cui vi è un acetato e un foglio, sotto i miei occhi si srotola il profilo altimetrico dell'intera traversata fatta nel 74 con Jean Paul Zuanon. Con estrema precisione Gherardi ha ricostruito l'intera altimetria e lo sviluppo della traversata - alla faccia dei GPS - e con una scrittura minuziosa ha riportato nomi e quote delle località e dei colli/cime toccate. Il tratteggio mette in evidenza le sezioni percorse a piedi, quelle con i ramponi e quelle dove hanno sciato, calcolando dislivelli e sviluppi. Mentre ascolto le parole di Geko e mi perdo ad osservare queste carte, lo vedo, Angelo Gherardi, curvo sul tavolo della cucina a tracciare su quella lunga striscia di carta una linea, la "sua linea", non più sogno ma viaggio reale attraverso le sue Orobie. Lo immagino concentrato, mentre con attenzione e cura, tira la linea e scrive. Ed ogni quota, ogni nome, ogni data chissà cosa avrà evocato nella sua mente e nel suo profondo, forse un ricordo o un paesaggio, magari un'emozione.


Sulle tracce di Franco Maestrini e Angelo Gherardi
Prima di chiudere la stagione scialpinistica, Marco Cardullo ed io, ci siamo concessi questo viaggio avventuroso attraverso le nostre stupende e selvatiche Orobie. Una lunga traversata durata sei giorni dal 21 al 26 aprile, da Varenna a Valbondione. A cui aggiungiamo una settima e ultima tappa, differita al 1° maggio per questioni meteo, che ci ha riportato al rifugio Coca e da lì a Carona di Valtellina. L’idea nasce da una chiacchierata con Franco Maestrini che, alcuni anni fa, mi ha parlato della traversata con gli sci da
Ornica all'Aprica fatta con Angelo Gherardi e Giuliano Dellavite dal 6 al 16 maggio 1971. Poi Franco mi ha regalato un DVD con il film “Passo dopo passo” che documenta della “Traversata” compiuta dal 19 al 27 aprile 1980 da Ornica a Carona di Valtellina. Scopro così anche della traversata compiuta da Angelo Gherardi e Jean Paul Zuanon, dal 14 al 20 aprile 1974 da
Biandino a Carona di Valtellina e da lì all'Aprica. Quindi dal 1980 sembra che nessuno abbia più ripercorso la traversata, ci sono alcuni tentativi ma nulla di più. Prende così forma l’idea di ripercorrere le tracce di Franco ed Angelo, ampliando il progetto ed effettuando la traversata partendo dalle sponde del lago di Come sino in Valle Camonica. Se la prima tappa in provincia di Lecco si concretizza, purtroppo l’ultima tappa, che ci avrebbe portato in provincia di Brescia e in Val Camonica, attraverso il passo Grasso di Pila, il lago del Belviso e il Monte Telenek, non è stato possibile intraprenderla a causa di una meteo sfavorevole che ci ha giusto permesso di completare il viaggio al classico arrivo su Carona di Valtellina. A traversata chiusa, curiosando in rete, raccolgo una piacevole sorpresa. Scopro che un certo François Renard con alcuni amici, stimolato da uno scritto di Jean Paul Zuanon per la rivista del CAF, nel marzo del 2011, dal 5 al 12, ha compiuto la traversata in senso opposto, partendo addirittura da Paisco Loveno sino a Gerola Alta dove, per il maltempo, ha interrotto il raid. François non vuole lasciare conti in sospeso e allora torna nel 2013 a Gerola Alta e, dall’1 al 4 marzo, chiude la traversata da Gerola Alta sino a Esino Lario. François è uno scialpinista e un viaggiatore e nel 2013 ha pubblicato un volume “Skitinerrances 1” in cui raccoglie 15 delle più belle traversate scialpinistiche fatte sulle montagne del mondo: dal Cile, alla Nuova Zelanda, sino in Norvegia. Nella pubblicazione la parte del leone la fanno le Alpi e qui troviamo, oltre agli Appennini, pure le “Prealpes Bergamasques”.

giovedì 23 novembre 2017

39 #PICCOLESTORIE - Abbiamo bisogno di ..


Oggi ho pedalato tutto il giorno, in compagnia degli amici, esplorando i miei monti. I luoghi che più amo. Ogni incontro è stata un'occasione per fermarsi e fare due chiacchiere o anche solo due battute o semplicemente un saluto. Il vecchio che curava l'orto, il signore che bruciava lo strame, la vecchina che attraversava la strada, il gestore del rifugio, i boscaioli all'opera, gli escursionisti, il contadino fuori dalla stalla, il ragazzo con il trattore che trasportava il fieno. Due persone ci hanno anche regalato il loro nome. Sonia, in vetta, oltre che sopportare una banda di bikers caciaroni, ci ha fatto pure delle belle foto e Isacco, che fa il contadino, al suo ristoro dei Cinque Abeti, ci ha fatto ridere come matti, oltre che rifocillarci con i prodotti della sua terra. La Cima Colombina sopra di noi e il lago d'Iseo ai nostri piedi. Nel mezzo infiniti luoghi in cui lo sguardo può vagare e trovare tutto: il simile e il diverso, l'unico e il molteplice, la semplicità e la ricchezza, l silenzio e i suoni, la luce e i colori. Tutto a nostra disposizione, da cogliere liberamente con lo sguardo. Poi, mentre calava il buio, ho salutato gli amici, disceso le valli e attraversato un pezzo di pianura. Ho raggiunto Cristina per partecipare all'incontro con il poeta Franco Arminio. E lui, Arminio, esordisce chiedendo a qualcuno di leggere una sua poesia nel proprio dialetto, un signore di Treviglio si è alzato e l'ha letta in bergamasco. Prima di lui hanno letto anche due signore, nei loro dialetti, una barese e l'altra della sarda. Mi sono emozionato. Se c'è un senso nel mio andare per monti e in questa giornata di fine autunno, lo si trova tutto in questa poesia di Franco Arminio che recita così:
“Abbiamo bisogno di contadini,
di poeti, gente che sa fare il pane,
che ama gli alberi e riconosce il vento.
Più che l’anno della crescita,
ci vorrebbe l’anno dell’attenzione.
Attenzione a chi cade, al sole che nasce
e che muore, ai ragazzi che crescono,
attenzione anche a un semplice lampione,
a un muro scrostato.
Oggi essere rivoluzionari significa togliere
più che aggiungere, rallentare più che accelerare,
significa dare valore al silenzio, alla luce,
alla fragilità, alla dolcezza"
 — presso Ceratello.

lunedì 13 febbraio 2017

24 #PICCOLE STORIE - Il ragazzo

“Ma poi, chissà la gente che ne sa,
chissà la gente che ne sa,
dei suoi pensieri sul cuscino che ne sa,
della sua luna in fondo al pozzo che ne sa,
dei suoi pensieri e del suo mondo.
Francesco De Gregori – Il ragazzo
Washington – Olympic National Park – Rialto Beach – Pacific North-West Trail
Il viaggio procede spedito e senza intoppi. La mongolfiera, sospinta dai venti che costanti spirano da nord est, sorvola la distesa d’acqua. L’oceano si stende a perdita d’occhio, in ogni direzione. La costa, da cui è partito nelle prime luci del mattino, ben presto è svanita. Quel grumo di terra e rocce, spazzato dai venti, inesorabilmente è stato fagocitato dalla linea dell’orizzonte, una perfetta sutura tra gli azzurri delle acque e i blu dei cieli. Il ragazzo, regolarmente, eroga gas al bruciatore e, con costanza, controlla l’essenziale strumentazione di bordo: un anemometro, una bussola, un altimetro ed un termometro. Nonostante la sua giovane età non è alla sua prima esperienza di volo, ma questa volta il suo progetto è temerario. Dapprima si era messo alla prova in brevi viaggi, sorvolando i monti e le pianure, seguendo un fiume o sopra i mari ma tenendo la linea di costa sempre in vista. Il tutto si risolveva nell’arco di uno o al massimo due giorni. Ora lo spazio senza limiti che gli offre l’oceano è il palcoscenico della sua prima vera avventura solitaria. Un luccicare raggiante e profondo, scaturisce dai suoi occhi, mentre controlla la carta nautica e fa il punto per verificare la rotta. Con gesti sicuri si sposta nella cesta di vimini. La sua piccola casa volante contiene quanto basta per il suo viaggio. Contenitori e sacche a tenuta stagna sono ben ancorati all’intelaiatura, racchiudono poche cose ben ordinate, essenziali e preziose: il combustibile per cucinare e per il bruciatore, il fornello e le stoviglie, il cibo e le scorte d’acqua, gli indumenti di ricambio e quelli per il maltempo, il sacco piuma per la notte. Quella navicella, sospesa al grande pallone giallo zafferano, sarebbe stata la sua casa sino al giorno in cui avrebbe raggiunto l’Isola. Se i suoi calcoli erano corretti e il maltempo non si fosse messo di traverso, entro la prima decade del mese avrebbe portato a termine la traversata. Il tempo scorre e il sole imperterrito sale, sino allo zenit ed oltre, lentamente prosegue e si abbassa sull’orizzonte. La mongolfiera avanza inseguendone la scia di luce che si stende sulle acque. Il ragazzo è costantemente indaffarato, concentrato nel compiere al meglio ogni cosa, attento. Non c’è spazio per la noia, c’è sempre qualcosa da fare, innumerevoli minuti gesti, semplici e vitali. Controllare gli strumenti, verificare la rotta, dare gas all’erogatore, cucinare, mangiare, bere. Piccole azioni che punteggiano la costante osservazione dello spazio che lo circonda e lo assorbe. I disegni delle correnti sul mare, gli arabeschi delle nubi nel cielo, i colori che inesorabili mutano senza tregua con l’avanzare del giorno e l’incedere della notte. A volte i voli dei cormorani, diretti chissà dove, lo sfiorano mentre, per alcune miglia, condivide la rotta con alcune balene. Ne segue i colpi d’ala sino a quando non si perdono in lontananza, ne ammira l’elegante fluttuare a pelo dell’acqua per poi vederle scomparire nelle profondità.
Spesso, da un cassetto fissato sotto la plancia degli strumenti, dove tiene le carte e fa i calcoli per la rotta, sfila un taccuino e scrive. A volte poche frasi, altre volte si intrattiene più a lungo e riempie intere pagine con una calligrafia minuta e ordinata, leggermente inclinata verso destra.
A volte si ferma e si sfiora le labbra con la sommità della matita. A volte la stringe tra i denti senza lasciare alcun segno nel tenero legno che ricopre l’anima di grafite. Osserva oltre il suo nido di vimini e acciaio, nylon e tela. Assorto scruta il mondo o forse si perde nelle profondità del suo animo, poi, d’improvviso, si rimette a scrivere. La notte si avvicina, notte buia e di luna nuova, solo le stelle a fargli compagnia. Gode degli ultimi raggi di sole che scaldano il viso e riverberano sul giallo fuoco della tela gonfia e tesa. È notte, si scalda qualcosa da bere mentre verifica ancora una volta la rotta. Nel buio il sibilo dell’erogatore pare più potente, mentre le fiammelle blu guizzano e danzano. S’addormenta.
Il corpo è percorso da un tremito. Si risveglia ed è confuso. Fatica a capire dove si trova. È supino a terra, le piastrelle, sotto di lui, sono gelide. La guancia ed il viso sono sudati e appiccicati alle pagine di un libro che gli fa da cuscino. Solleva il capo, sbatte le palpebre e si sfrega gli occhi con il dorso della mano, mette a fuoco le pagine sgualcite del suo atlante geografico e legge “Oceano Pacifico”. Si era addormentato e indistintamente ricorda qualcosa, forse un sogno. I brividi lo scuotono, con le mani solleva il busto dal pavimento, fa per alzarsi ma un conato lo piega in due e lo fa mettere sulle ginocchia. Vomita.
La mamma, richiamata dal trambusto, esce dalla cucina sotto il portico. Scuote la testa e guarda la scena. Il risotto giallo che aveva preparato per pranzo al figlio se ne sta la in una pozza maldigerita sul pavimento, sino all’ultimo chicco. Il figlio alza lo sguarda e la fissa incredulo. E lei impietosa: “Ragazzo! Te l’avevo detto di non sdraiarti a pancia in giù sul pavimento freddo. Adesso, pulisci!”