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venerdì 21 ottobre 2022

#roccia – Val Famada inattesa


Ci sono dei luoghi inattesi, appartati quanto basta per sottrarli allo sguardo dei più. Per apprezzarli nella loro solitaria bellezza ti ci devi infilare dentro perché sino all’ultimo loro si negano alla vista. Il paretone della Val Famada è uno di questi luoghi anzi è forse l’emblema dell’inatteso, non lo vedi dal fondovalle e da nessuna strada che ne risale i versanti, non lo vedi da alcun sentiero e nessun segnavia ti porta ai suoi piedi. Solo un sentiero di boscaioli e pastori, di cacciatori ed eremiti conduce lassù e mentre lo risali, immerso nel bosco, apprezzi i discreti segni lasciati dall’attiva presenza umana. Abetaie, faggete e infine le ultime betulle lasciano spazio ai mughi, ai ghiaioni e ai pascoli ma della parete ancora nulla si intuisce. Lasci che le cuspidi dei Torrioni del sole sfilino alla tua sinistra e continui a salire, quando tra le chiome dei larici fa la sua apparizione un pilastro imponente che si fa spazio nel cielo, e continui a salire, e alla sua destra si srotolano diedri e placche, infine appoggi lo zaino sull’erba e ti siedi su di un masso a contemplare quel monolite di pietra che buca i pascoli.

In un freddo e ventoso giorno d’autunno, con Marco e Giò, abbiamo ripetuto la neonata “Le strane voglie di Elenì”, la superclassica “Diretta all’Infernell”, la placcosissima “Passi di Danza”. A fine giornata ci siamo fatti 9 lunghezze di corda ed oltre 300 m di scalata, godendo di ogni movimento tra muri verticali, placche, fessure e diedri. La parete va al sole da metà mattina. La roccia è un verrucano compatto e molto lavorato. La chiodatura è in stile plasir e le soste sono attrezzate per le doppie lungo la linea di salita. Nonostante il modesto sviluppo delle vie, vista la bella esposizione si ha l’impressione di scalare su una grande parete. Oltre a questi tracciati ci sono altre vie che risalgono i grandi ed estetici diedri e che richiedono l’utilizzo di protezioni veloci. Alla base c’è il bivacco dell’eremita, siate rispettosi del luogo e lasciate tutto in ordine.

Un sentito ringraziamento ad Antonio, Federico e Simone per avermi aiutato a ricostruire la storia e le storie di questo luogo magico ed appartato.

Andate a farci un giro, non ne rimarrete delusi.

Di seguito le relazioni complete ed aggiornate delle tre vie percorse.
Da sx a dx: Le strane voglie di Elenì, Diretta all'infernell, La lama, Pansì e diedri, Uscita al cardiopalma, Passi di danza.


LE STRANE VOGLIE DI ELENÌ
Federico Canobbio, Elena Bigi, settembre 2021
110 m (3L)
6a+/S2/II, 2h00'
Note: Salita molto bella e “plasir” ben attrezzata con fix da 10mm in sosta e da 8mm sui tiri. La qualità della roccia è ottima e lo stile di scalata è vario e spazia dalla placca, allo spigolo fino alle fessure
Materiale: due corde da 60m, 16 rinvii, consigliati (non indispensabili) friend medi per la fessura dell’ultima lunghezza.
Attacco: Salire nel prato sopra il bivacco, la via parte in un diedrino. Targhetta con scritta alla base.
Relazione:
L1: 30m 6a+. Salire il diedrino sino ad un piccolo tetto per poi uscirne a sinistra su placca lavorata sino in corrispondenza di un altro tetto oltre il quale si segue una fessura che conduce ad un pulpito dove si sosta su 2 fix collegati con cordone e anello di calata (15 fix).
L2: 35m 6a+. Salire il diedro appena accennato a destra della sosta, al suo termine proseguire verso sinistra e puntare ad un tetto che si supera grazie ad una fessura sino ad una cengia oltre il quale si prosegue lungo lo spigolo sino ad un terrazzo dove si sosta su due fix uniti da una catena (14 fix).
L3: 45m 6a+. Verso destra salire lo sperone e la sua placca posta a sinistra solcata da una fessura che si segue sino ad entrare nel diedro e spostarsi sul muro di sinistra che si fa sempre più verticale ma con roccia incredibilmente lavorata, dove la parete si abatte si sosta su due fix uniti da catena (10 fix).
Discesa: in doppia dalla via, da S3 (40m) e S2 (60m).

DIRETTA ALL’INFERNELL
Vinicio Fiorina, Antonio Giudici, Luciano Merlini 1990 – Richiodata dagli apritori, 2017.
110 m (3L)
6c (6a+ obbl.)/S2/II
Note: Salita molto bella e “plasir” ben attrezzata con fix da 10mm in sosta e da 8mm sui tiri. La qualità della roccia è ottima, Si scala in placca e su una fessura entusiasmante. Il muro finale offre una serie di movimenti belli e in grande esposizione.
Materiale: 16 rinvii, 2 corde da 60m.
Attacco: Salire nel prato sopra il bivacco, la via parte poco metri a destra di “Le strane voglie di Elenì”, in corrispondenza di una placca appoggiata sulla verticale di due piccoli tetti.
Relazione:
L1: 35m 6a+. Primi metri su una placca appoggiata, poi si prosegue sulla destra di due piccoli tetti su placca verticale con una successioni di movimenti delicati e da intuire sino ad una sosta su due fittoni.
L2: 40m 6b+. Continuare sopra la sosta sempre in placca fino sotto un tettino che si rimonta grazie ad una fessura, con movimenti delicati, e che si segue integralmente con bella arrampicata sino sulla cengia alla cui destra e situata la sosta.
L3: 35m 6c. Dalla sosta si sale in diagonale verso destra per poi procedere su muro verticale entusiasmante con continui movimenti verso destra e un passo chiave a metà tiro, poi la scalata si fa più continua con un’uscita leggermente strapiombante. Alcuni metri più facili conducono alla sosta posta sulla sommità della parete.
Discesa: con 3 doppie dalla via.

PASSI DI DANZA
Vinicio Fiorina, Antonio Giudici, Luciano Merlini 1990 – Richiodata dagli apritori, 2017.
100 m (3L)
6b+/S2/II
Note: Unica linea su questo grande trapezio di roccia compatta ed incredibilmente lavorata. Sale sulle colate nere poste a sinistra con tre lunghezze ben chiodate di cui le prime due
Materiale: 14 rinvii, 2 corde da 60m.
Attacco: Salire sopra il bivacco e costeggiare la parete oltre i diedri sino alla base della grande placconata, fix evidenti.
Relazione:
L1: 30m 6b+. Partenza con passo chiave su micro-prese e movimenti di precisione sui piedi, poi si prosegue su placca un poco più semplice sino a sostare su due fittoni.
L2: 25m 6b. Proseguire sopra la sosta leggermente verso sinistra su placca e poi muro verticale con buone prese ma con un paio di sezioni più impegnative. Infine si prosegue di nuovo placca sino in sosta.
L3: 20m 5a. Proseguire su placca appoggiata e più semplice fino alla sommità della parete e in sosta.
Discesa: in doppia dalla via da S3 e S2.

















martedì 20 settembre 2022

#roccia - Presolana – Ciccio e Siddharta

In Presolana. Ci sono luoghi dove ti piacerebbe mettere il naso ma ogni volta che passi sotto quella parete, la osservi e le giri le spalle e decidi di arrampicare sulle più rassicuranti e conosciute vie del Torrione Scandella. Poi, quando ti ritrovi fermo in sosta e recuperi il socio, lo sguardo non può non andare oltre il ghiaione e cercare di capire dove passano le due linee di scalata aperte da Gianmario Colombo e Giacomo Colombo nel 1990 e nel 1986. Eppure, è già dal 1993, anno di pubblicazione della preziosa guidina di Alessandro Ruggeri “Lo spit sulla luna”, che quelle due linee solleticano la tua curiosità, ma lasciare il certo per l’incerto richiede sempre una certa dose di energie. Quindi, ogni volta che rientri a valle, non prima di avere dato un’ultima occhiata a quel torrione caratterizzato da una fascia basale di strapiombi che proteggono l’accesso alle placconate soprastanti, ti riprometti di tornarci e di provare a salirlo. Passano gli anni e tu torni puntualmente a scalare sul meraviglioso calcare della Regina, ma non hai notizie di ripetizioni e non ci vedi mai nessuno su quelle linee, quindi ti limiti ad osservarle e non ti fai sedurre dall’incerto ma decidi sempre per il certo, la salita conosciuta e di cui hai informazioni fresche, relazioni dettagliate.

Poi, frugando in rete, ti imbatti in un post di Alessandro Ruggeri in cui scrive sinteticamente di una sua ripetizione dell’autunno del 2019: “"Siddharta" un breve, ma intenso viaggio tra le rocce della Presolana. Fine anni '80. Gianmario Colombo apre un paio di itinerari a sinistra del torrione sud della "Regina", accanto ad una più storica "Scandella". Pochi chiodi e una gradazione da "scala chiusa" rendono questi due gioiellini due itinerari severi e da percorrere con nervi saldi e buon uso di protezioni veloci.”
E poi trovi pure un report del 2013 su On Ice.it, scritto proprio da uno degli apritori. Così scrive Gianmario Colombo: “Dopo 23 anni di nuovo su questa via che ho aperto dal basso in modo alpinistico con Cecilia, Giac e Angela. Oggi con me Gioi. La via è (assieme alla Siddharta) poco ripetuta perché mai relazionata prima. È una salita impegnativa non tanto per le difficoltà, quanto per la chiodatura di stampo alpinistico. La roccia è sempre buona eccetto una breve rampa erbosa nel primo tiro. La linea di salita è sempre logica e molto estetici gli strapiombi ed il camino. … Dedichiamo questa salita (come già fatto quando è stata aperta) alla sig.ra "Ciccio" per decenni custode della Presolana e da poco tempo anche angelo di questa montagna.”
Solleticato da queste parole, propongo le salite a Marco ed Alessandro. La scorsa domenica abbiamo lasciato il certo per l’incerto e ci siamo diretti alla base di questo torrione per un nuovo microviaggio verticale sul calcare della Regina. La combinazione delle due vie non supera le 6 lunghezze di corda che, se ci limitiamo ai numeri, sembrano poca cosa ma vi garantisco che questi 240 metri di arrampicata hanno riempito alla grande la giornata e ci hanno riconsegnati al ghiaione basale stanchi e decisamente soddisfatti. La chiodatura alpinistica, qualche chiodo e vecchi cordoni nelle clessidre, coniugata alla necessità di sapersi proteggere con dadi e friend, rende le salite impegnative e mai banali. Entrambe sono caratterizzate da un primo tiro con una sezione d’ingresso strapiombante ed atletica e poi da rampe più facili dove prestare attenzione, mentre oltre la prima sosta la roccia è ottima e la scalata varia e di soddisfazione.
Non mi resta che ringraziare i miei due soci che mi hanno scarrozzato in giro, Gianmario e Giacomo Colombo per avere chiodato queste due belle linee e Alessandro Ruggeri che con le sue parole mi ha dato il giusto stimolo per andare a mettere le mani su questo gran bel pezzo di roccia della Presolana.
Ed infine mi resta solo una curiosità. Io non so nulla della signora Ciccio a cui è dedicata una delle vie, qualcuno mi può raccontare qualcosa in più di colei che è stata “per decenni custode della Presolana”?












VIA CICCIO E VIA SIDDHARTA
Attacco: dalla Cappella Savina continuare sul sentiero in direzione del canalone che porta alla Grotta dei Pagani ed alla via Normale. Giunti sul tratto di sentiero pianeggiante è ben identificabile il Torrione Scandella (o Torrione Sud della Presolana del Prato). Salire il ghiaione per una ripida traccia fino alla base della parete, individuare una traccia che sale verso sinistra e che conduce ai piedi del torrione posto a sinistra. L’attacco di Ciccio è posto sulla verticale della grotta nera, quello di Siddharta, un poco più a destra presso uno spuntone sulla verticale di una doppia fessura che solca il tetto iniziale.
Discesa: in doppia lungo la via (soste su chiodi con cordoni e maglia rapida) oppure proseguendo su terreno di II, III fino alla cresta che conduce in vetta alla Presolana Occidentale.
Difficoltà. Come scritto da Alessandro i gradi proposti sono severi e sugli strapiombini della prima lunghezza ci starebbe anche un mezzo grado in più, che io ho aggiunto nella mia relazione.
Ciccio (linea rossa) Siddharta (linea verde)

CICCIO
Gianmario Colombo, Cecilia Castelletti, Giacomo Colombo, Angela 1 luglio 1990
120 m (3L)
6a+/R3/II, 3h00'
Materiale: rinvii, cordini, nut, friend medio grandi (n. 3 BD), kevlar per le clessidre.
Relazione:
L1: 50m 6a+. Salire le facili rampe sulla verticale della grotta nera, aggirarla a destra e rimontare lo strapiombo soprastante verso sinistra, con movimenti atletici. Entrare nel diedro-rampa soprastante da seguire verso destra sino ad entrare alla base del camino, dove si sosta su 1 spit e 1 chiodo (5 chiodi, 2 clessidre cordonate).
L2: 40m 6a. Salire il camino, oltre il chiodo e la clessidra è utile un friend BD n3, sfruttare la parete di destra e giunti al bong giallo proseguire lungo la fessura di sinistra e uscire su placca fessurata. Al suo termine spostarsi a destra sotto uno strapiombino che si rimonta raggiungendo la sosta in comune con Siddharta su 3 chiodi e 1 clessidra (5 chiodi, 4 clessidre cordonate)
L3: 40m 5c. Salire lo speroncino a sinistra della sosta, uscire a destra su cengia sotto una placca compatta (2 chiodi ravvicinati) che si risale per poi spostarsi a destra alla base di un diedro, salirlo per poi proseguire lungo la placconata erosa, posta alla destra, sino alla sua sommità dove si sosta in comune con Siddharta su 1 spit e 2 chiodi (7 chiodi, 1 clessidra cordonata).
SIDDHARTA
Gianmario Colombo, Giacomo Colombo, 12 ottobre 1986
120 m (3L)
6b+ (6a+, A0) R3, 3h00'
Materiale: rinvii, cordini, nut, friend medi, kevlar per le clessidre.
Relazione:
L1: 35m 6b+ (6a+, A0). Puntare ad una placca giallastra (chiodo cordonato evidente) a destra di un pilastrino rossastro. Rimontare il pronunciato strapiombo soprastante inciso da fessurazioni verticali e parallele, uscendo verso sinistra. Continuare per muretti e speroni verso sinistra per giungere alla sosta su una cengetta con 3 chiodi e 1 clessidra (5 chiodi, 2 clessidre cordonate).
L2: 40m 5c. Salire direttamente sopra la sosta su placca verticale, uscire a destra e continuare lungo la verticale su placca fessurata ed erosa. Giunti sotto lo strapiombino aggirarlo a destra grazie ad un diedrino al cui termini si attraversa in placca verso sinistra raggiungendo la sosta in comune con Ciccio su 3 chiodi e 1 clessidra (4 chiodi, 5 clessidre cordonate).
L3: 45m 5a. Primo tratto in comune con la via Ciccio. Quindi dopo lo sperocino e la placca, giunti alla base del diedro continuare ad attraversare in placca verso destra sino ad aggirare lo sperone, senza entrare nel canale dove passa la via Scandella, proseguire lungo lo sperone su roccia compatta e ricca di erosioni d’ogni tipo, sino a raggiungerne il termine e sostare in comune con Ciccio (6 chiodi, 2 clessidre cordonate).

giovedì 1 settembre 2022

#roccia – G.M. e ritorno in Alben

Non è passata nemmeno una settimana e mi ritrovo nuovamente a scalare in Alben, sulla parete nord-ovest della Cima della Croce. L’idea era di tornarci da solo per salire la linea che avevo visto, immediatamente a sinistra, durante la salita solitaria di "Gigante Buono". In settimana ho reperito alcune info in rete e la relazione dei primi salitori grazie a Dario Eynard. All’ultimo momento Cardu si libera e allora ci si va insieme ma in bicicletta. La giornata è stupenda e ci godiamo il nascere del nuovo giorno mentre pedaliamo lungo il fiume e imbocchiamo la Val del Riso. La salita, una tra le più belle salite su strada delle nostre valli bergamasche, è lunga e ce la guadagniamo pedalata dopo pedalata. Prima di Oneta ci affianca un’auto ed una voce conosciuta esclama “Non ci posso credere!”. Ennio Spiranelli ci supera e si ferma a bordo strada, scambiamo due chiacchiere e ci facciamo due risate, ci salutiamo. Lui con Andrea Spiranelli e Davide Poloni vanno in Arera a fare qualche tiro di corda sulla nord. La salita prosegue senza altri incontri e ci gustiamo l’arrivo al colle di Zambla, con una fetta di torta ed un cappuccino, e quindi ci dirigiamo nella Conca d’Alben. Cambio assetto e siamo già in cammino sul ripido sentiero che conduce alla base della parete. Eccoci all’attacco, ci prepariamo, si parte. La roccia è bella e la chiodatura è buona, lunghezza dopo lunghezza, in una successione di muri, diedri e fessure, intervallate da cenge e brevi raccordi in canali erbosi, prendiamo quota. Le soste sono comode e a prova di bomba, insomma ce la godiamo sino all’ultima lunghezza da dove decidiamo di non proseguire in cresta sino alla cima ma di scendere in doppia. Certo manca l’esposizione come per tutte le altre vie della parete ma, come per “Gigante Buono” e “Gocce di Rugiada”, anche questa salita merita di essere ripetuta e visto lo sviluppo modesto può anche essere concatenata ad una delle altre due. Le difficoltà sono contenute massimo al 6a e alcuni passi in A0 sulla penultima lunghezza, che è strachiodata e senza patemi d’animo permette anche di provare i passaggi in libera, con un paio di movimenti che non superano il 6c. Sfilata l’ultima doppia, proviamo anche le due lunghezze poste sulla destra dell’attacco e che costituiscono una variante di partenza decisamente più dura e ben chiodata. Il rientro come al solito corre via che è un piacere, le biciclette cariche sfrecciano sulla discesa di Zambla sino in fondo valle, poi la ciclabile garantisce sempre una pedalata rilassante. Ad Alzano saluto Marco e mi avvio verso casa, come al solito passo sotto il murales che raffigura la Madonna d'Alzano, un capolavoro del 1485, opera del Bellini ed esposto all'Accademia Carrara. E, come sempre, affronto “allegramente” la salita al mio paesello d’Olera.














Un grazie agli apritori Giuseppe Carlessi e Matteo Carlessi, e complimenti per la bella via.
Di seguito la relazione.

Gocce di rugiada (verde) - G.M. (rosso) - Gigante buono (giallo)


G.M. – Papà Giuseppe e figlio Matteo (traccia rossa nella foto)
Giuseppe Carlessi, Matteo Carlessi, 08 ottobre 2017
240 m (8L)
6c (6a obbl)/S2/II, 3h00’
Note: linea moderna e di stampo “plasir” con il sesto tiro decisamente più impegnativo degli altri ma superchiodato e quindi con difficoltà non obbligate. Via completamente attrezzata a fix, soste comprese, che combina una serie di pilastri e placche dalla roccia sana e ben lavorata. Presenta una variante iniziale di due tiri decisamente più impegnativa.
Materiale: due corde da 60 m, 10 rinvii, cordini, possono essere utili ma non indispensabili alcuni friend medi.
Attacco: sulla destra di una placca grigia solcata da una fessura diagonale, targhetta alla base.
Relazione:
L1: 25m 5b. Salire il bordo destro della placca e poi per fessura verso sinistra giunti a un terrazzino si risale un diedro fino alla sosta (6 fix).
L2: 20m 5b. Vincere il muro verticale alla sinistra della sosta, per spostarsi poi a sinistra su un terrazzino erboso alla base di un diedro-camino (presente una carratteristica clessidra senza cordone che buca il pilastro). Oltre il diedro si sosta (5 fix).
L1 var: 25m 6c ?. Dalla targa della via salire verso sinistra la parete verticale, leggermente strapiombante.
L2 var: 25m 6b. Dalla sosta proseguire in verticale fino a congiungersi alla seconda sosta della via.
L3: 40m 5c. Dalla sosta spostarsi a destra a prendere il canalino erboso, che sale verso sinistra. Dopo 10 mt. Salire una parete incisa da una bellissima fessura e salire in verticale su rocce più articolate. Superate due clessidre con cordone, traversare a sinistra, fino alla sosta, che si trova sulla destra di una parete gialla strapiombante (7 fix, 2 clessidre cordonate).
L4: 25m 6a. Dalla sosta spostarsi a sinistra alla base di uno strapiombino. Vincerlo con un allungo un po’ delicato, per prendere delle buone prese e uscire lungo una lama sulla sinistra. Salire poi il bellissimo diedro atletico (7 fix).
L5: 20m 5b. Salire la successiva placca con belle maniglie e le balze erbose successive (2 fix).
L6: 60m 2. Tiro di collegamento. Salire il canale sulla destra. Superare una sosta intermedia (punto d’incrocio con la via “Aubea”) e proseguire sino alla base della parete del tiro chiave (2 fix).
L7: 30m 6c (5a A0). Seguire i numerosi spit prima sulla verticale della sosta e poi verso destra e che permettono di azzerare le difficoltà. Oltrepassare lo spigolo oltre il quale si trova la sosta (13 fix).
L8: 20m 5a. salire la parete in verticale fino alla sosta della via “Gigante buono” in prossimità della cresta prima di un mugo (2 fix).
Discesa: è possibile scendere in doppia anche sfruttando le soste della via “Gigante buono”; opzione da seguire solo se non vi è nessuno impegnato in parete. Si consiglia di proseguire in cresta sino alla vetta e scendere dal sentiero.

mercoledì 24 agosto 2022

#roccia - Solitudine e un Gigante buono

Sono passati alcuni anni da quando mi sono fatto l'ultima vietta solo soletto. Da un poco mi era tornata la voglia ma non avevo ancora trovato l'occasione giusta.






Sulla parete nord-ovest della Cima della Croce (Gruppo dell'Alben) non avevo mai scalato ma sapevo che lì avrei trovato delle belle linee che avrebbero fatto al caso mio. Vie con soste a fix e buona chiodatura: "Gocce di rugiada" e "Gigante buono" hanno entrambi i requisiti.
Sono indeciso su quale delle due salire. Deciderò sul posto in relazione dell'affollamento ferragostano.
Questa mattina arrivo alla base della parete e non c'è nessuno, strano!
Alla fine la scelta cade su "Gigante buono", un poco influenzato anche dalle parole di Ivo "Linea molto bella, logica e naturale, roccia super, chiodatura ottima ... destinata a diventare una classica" se lo dice lui, c'è da crederci.
Mi preparo con calma, sono un poco agitato, come ogni volta che scalo da solo.
Non arriva nessuno, sono proprio solo.
Stacco i piedi da terra e inizio a scalare, la roccia è superba, perfettamente scolpita dall'acqua e dal tempo, le protezioni sono giuste.
Prendo il ritmo e la mente si sgombra da ogni pensiero, c'è solo la scalata, la roccia da leggere e il mio corpo che si muove, la giustezza delle manovre di corda e il piacere di trovarsi sospeso su questa bella parete.
Si sale, si scende e si risale, senza fretta. Il tempo scorre e nessuno arriva alla base della parete. Mi godo pienamente questa solitaria e questa solitudine in compagnia del "Gigante buono". E quando arrivo presso la croce di vetta mi fermo un attimo su una selletta, voglio stare ancora un poco solo, appollaiato su queste creste. Tolgo le scarpette apro lo zaino e mi faccio uno spuntino.
Ivo aveva proprio ragione, diventerà una classica, e pure io mi aggrego al coro e faccio i
complimenti
a Mario Jack Giacalone, Cristian Previtali e Pozzoni Giorgio per questa bella creatura.
Buone scalate.



Gocce di rugiada (verde) - G.M. (rosso) - Gigante buono (giallo)

1. GIGANTE BUONO
Mariano Giacalone, Giorgio Pozzoni, Cristian Previtali, 18-19 giugno 2022
210 m (7L)
6a/RS2/II, 3h00’
Note: è l’ultima nata e conta già numerose ripetizioni, merita di diventare una classica, linea moderna e di stampo “plasir” con chiodatura mista a fix e chiodi, per la sesta lunghezza è utile i friend n. 1 (rosso) della BD. La via unisce con grande intuizione una serie di pilastri e placche fessurate dalla roccia sana e ben lavorata, alcuni raccordi e sezioni più facili nulla tolgono alla bellezza e all’impegno della via.
Materiale: due corde da 60 m, 12 rinvii, cordini, alcuni friend medi.

Accesso: Dal parcheggio in località Conca d’Alben (1345 m) si risale nel prato a destra dello ski-lift, la traccia si fa ripida e intercetta un sentiero che si segue verso destra, entrando nella boscaglia, ben presto si impenna e risale il versante (bolli rossi) sino a sbucare, nei pressi dei ruderi della stazione d’arrivo di una seggiovia, sui ghiaioni basali della parete nord-ovest, caratterizzati da vecchie e fatiscenti strutture paravalanghe. Proseguire lungo il sentiero (bolli rossi) che costeggia sulla destra il ghiaione, sino ad una selletta, dove si raccorda con il sentiero che sale dal Pian della Palla, si continua a salire in direzione della bocchetta posta tra la Cima della Croce e la Cima della Spada e dove si avvicina alla parete lo si abbandona per attraversare il pendio, tra i vecchi paravalanghe, e raggiungerne la base. (400 m D+; 1h00”)
Attacco: al centro di una placca grigia verticale e solcata da una fessura (visibili i fix), targhetta alla base.
Relazione:
L1: 35m 6a. Salire la fessura che solca il pilastro, aggirare un mugo sulla destra e proseguire verso sinistra su placca fessurata (4fix, 2ch, 1 clessidra).
L2: 20m 5b. Procedere verticalmente su muro fessurato per poi proseguire su un vago sperone e per balze sino alla sosta (2fix, 3ch).
L3: 35m 5c. Salire un muretto sopra la sosta e spostarsi su cengetta a destra sotto uno strapiombino, lo si rimonta e si prosegue su bella placca fessurata, infine per balze alla sosta (5fix, 5ch, 1 clessidra).
L4: 40m 5b. Continuare su balze sino alla base del diedro che si sale verso destra, al suo termine si prosegue diritti sullo sperone, prima verticale poi adagiato, sino ad un canale erboso che si attraversa a sinistra per sostare su una placca sotto un mugo (1fix, 5ch, 1 clessidra).
L5: 20m 3. Tiro di raccordo in un canale erboso che può essere unito a quello precedente (1ch).
L6: 35m 5c. Si percorre il bel diedro fessurato che incide la parete verso destra, al suo termine si prosegue verso sinistra su terreno articolato e facili risalti (3fix, 2ch, BD rosso, 1 spuntone).
L7: 45m 4a. Salire il muretto articolato sopra la sosta e spostarsi progressivamente a destra sino a giungere sullo sperone percorso dalla “Via Clipper” che si segue verso sinistra sino al suo termine dove si sosta (2fix, 2ch, 2 clessidra).
Proseguire a destra, in direzione sud, lungo la cresta sino alla croce di vetta.
Discesa: è possibile scendere in doppia (meglio dalla sosta), opzione da seguire solo se non vi è nessuno impegnato in parete. Si consiglia di proseguire in cresta sino alla vetta e scendere dalla normale.

giovedì 11 agosto 2022

#roccia - Arera di nuovo - Capanna 2000 e Piccolo Jury

Lo scorso fine settimana doveva essere "lungo". Lungo quanto basta per contenere tutta la meraviglia, il piacere e la fatica che ti possono donare un viaggio in bicicletta e la salita di una grande parete. Ma i desideri sempre devono fare i conti con gli accadimenti o più semplicemente si devono riporre in un luogo sicuro e ci si deve adattare alle condizioni metereologiche.

Ed è così che sabato mattina abbiamo fatto slalom tra una cellula temporalesca notturna ed una pomeridiana, saziando comunque la nostra voglia di meraviglia, di piacere e di fatica. Con Alessandro Ceribelli e Marco Cardullo sono tornato di nuovo in Arera, dove abbiamo salito una linea recentemente rimessa a nuovo dagli infaticabili Frank Bonetti e Alessandro Rinaldi: "Capanna 2000".
Una veloce sgambata ci porta alla base della parete, che gronda acqua un poco ovunque, ma la nostra linea non sembra messa così male. Quindi si parte. Su ogni tiro ci tocca scalare alcune sezioni bagnate ma la chiodatura sicura e la bella roccia azzurrina ci permettono di procedere. Ci godiamo l'arrampicata lungo sei belle lunghezze nonostante alcuni tratti discontinui. Insomma la via è consigliabilissima. Nel frattempo due cordate attaccano la Via dei Cugini e ci scambiamo due battute, scoprendo che si tratta di Frank e Alex con degli amici.
Giunti al penultimo tiro, sulla sinistra, scorgiamo una linea di fix che risalgono una serie di belle placche compatte. Chissà che via è?
Tornati alla base della parete ne esploriamo la porzione all'estrema sinistra e troviamo la targhetta d'attacco di "Piccolo Jury". Sopra l'Arera le nubi lasciano spazio ad ampi squarci d'azzurro, dai Laghi Gemelli e da Valcanale una cortina compatta e nera avanza e i tuoni fanno da colonna sonora. Ci si lega e saliamo, veloci, velocissimi. La via presenta due sezioni impegnative ma nel complesso non è difficile e ha il pregio di svilupparsi sempre su roccia ottima. Il muro d'acqua avanza da Valcanale e dalla valle di Mezzeno. Forse ce la facciamo. Quattro doppie e siamo a terra, tutto il materiale sparisce nello zaino e via di corsa. Arriviamo all'auto prima che si aprano i rubinetti del cielo
è una fortuna avere montagne così belle vicino a casa e persone che dedicano del tempo a chiodare e sistemare belle linee d'arrampicata.
Grazie a Franco Bonetti e Alex Rinaldi.
Se volete godervi questa piacevole combinazione, in attesa di un "lungo" fine settimana da vivere pedalando verso grandi pareti, ecco le relazioni.
Buone scalate
ps - Però, la prossima volta in Arera, ci si va in bicicletta.











Capanna 2000
Franco Bonetti e L. Merlini, estate 1996; richiodata nell’estate 2021/22 da Franco Bonetti, Alex Rinaldi e Simone Poli
200 m (6L)
6b A0 (6b obbligatorio) /RS2/II – 3h
Note: Itinerario vario e meritevole caratterizzato dal pronunciato tetto del V tiro (per inciso noi non siamo riusciti a salirlo in libera ma abbiamo dovuto fare un passo in A0), che sale lungo una bella serie di placche interrotte da balze e cenge. La via è ben attrezzata a spit e chiodi. Tutte le soste sono predisposte per la calata.
Materiale: due corde da 60 m, 10 rinvii, cordini, una scelta di friends medio-piccoli utile ma non necessaria.
Attacco: risalire risale la base della parete verso sinistra sino ad un pilastrino verticale di roccia compatta, scritta alla base.
Relazione:
L1: 35m 6a+. Muro verticale e poi placca compatta di movimento, quindi per balze erbose, verso sinistra, sino alla sosta (4 spit).
L2: 30m 6a. Procedere in diagonale verso sinistra puntando un tettino che si risale, proseguendo per una bella placca solcata da una fessura, poi si attraversa a sinistra rimontando muretti verticali (4 spit, 1 chiodo).
L3: 30m 6b. Traversare con attenzione a sinistra e poi risalire la fessura verticale bella e continua sino al suo termine dove si sosta sotto un tettino (1 chiodo, 5 spit).
L4: 35m 3. Spostarsi a sinistra e risalire in diagonale rampe erbose e brevi placche compatte sino sotto l’evidente tetto (1 chiodo, 1spit, 1 clessidra).
L5: 30m 6b A0. Salire sotto il tetto e rimontarlo direttamente con un passo decisamente impegnativo ma risolvibile anche in artificiale, poi si prosegue su bella placca compatta sino al suo termine (5 spit).
L6: 40m 6a. Salire in diagonale verso sinistra e rimontare una piccola pancia per entrare in un diedro più facile e si prosegue alla sua destra su placca fessurata sino alla sommità del pilastro (3 spit, 1 chiodo).
Discesa: si continua in arrampicata facile fino in cresta al primo intaglio anello di calata a sinistra che porta al ghiaione oppure raggiungere il secondo intaglio e scendere a piedi nel canalone; a condizione che non ci siano cordate impegnate sulla via è possibile scendere in doppia sulla via saltando S2 e S4 (30m, 60m, 60m, 30m).


Piccolo Jury
Franco Bonetti, Alex Rinaldi, agosto 2020
135 m (5L)
6a+ (6a obb.)/SR2/II, 2h00’
Note: bella linea, discontinua nelle difficoltà ma sempre su roccia ottima con alcune sezioni sorprendenti. Tutte le soste sono attrezzate per la calata in doppia. Visto il breve sviluppo è ottima da abbinare a qualche altra via della parete.
Materiale: due corde da 60 m, 8 rinvii, cordini, una scelta di friends medio-piccoli utile ma non necessaria.
Attacco: risalire la base della parete sino alla sua estrema sinistra, dove questa termina ed è caratterizzata da una compattissima placca appoggiata, targhetta con nome.
Relazione:
L1: 30m 6a+. Si parte con il passo chiave della via, passi d’aderenza per i piedi con una sola lametta tagliente per la mano, dopo più semplice, quindi balze e tratti erbosi, infine un’altra bella placca che porta in sosta (3 spit, 1 chiodo).
L2: 30m 4a. Muretto verso sinistra e poi si entra in un facile diedro verso destra di cui si percorre la placca fessurata di destra, sino ad una terrazza (1 spit, 3 chiodi).
L3: 20m 6a. Bella placca fessurata e verticale che si sale direttamente per uscire a destra alla sosta su una cengia (può essere concatenato al tiro successivo attenzione allo scorrimento delle corde).
L4: 25m 3. Trasferimento verso destra su cenge e risalti (1 spit).
L5: 30m 6a. Bella lunghezza verso destra su placche compatte ed erose. sino a guadagnare il filo dello spigolo, dove si sosta (5 spit).
Discesa: proseguire lungo la cresta e scendere dalla normale.