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mercoledì 25 dicembre 2013

#BOCIA ALPINISTI LOMBARDI# e non solo = BAL+




Rieccoci
I BAL tornano, anzi sono tornati!
Vi ricordate del loro incontro dello scorso inverno. Qui trovate il DISPACCIO 1.0 del dicembre 2012 e il video di quei freddi giorni al Pizzo Becco.

Ora ecco il loro resoconto dell'ultimo incontro autunnale.
Quest'anno non solo un racconto a più mani e le immagini,
ma anche un video accattivante: BAL+

BAL+ - Dispaccio 2.0 - 12/13 Ottobre 2013
di Tito Arosio


Nel week end del 12/13 ottobre 2013 si è tenuto il secondo raduno BAL, questa volta al posto delle piccozze e ramponi si sono utilizzati scarpette e friends. Il luogo scelto, dopo un innumerevole esclusione di posti più alpinistici, a causa del mal tempo incombente, sono state le note ma temute fessure ossolane della falesia di Cadarese. Terreno di gioco ben conosciuto per i granitisti torinesi e valdostani, al contrario terreno assolutamente incognito per la delegazione bellunese. Ciò  ha permesso uno scambio di conoscenze tra i più avvezzi alle fessure del Bianco o dell’Orco e chi è più abituato alla roccia delle Dolomiti.

In questo raduno, rispetto al primo, sono stati estesi i confini geografici, raccogliendo alpinisti da tutto l’arco alpino. Purtroppo a causa del cattivo tempo, le rinunce di partecipazione all’ultimo minuto sono state numerose,  ciò ha selezionato un gruppo di giovani super motivati, creando durante il raduno, una atmosfera da veri fanatici dell’arrampicata, dove il sangue dovuto alle escoriazioni era mostrato come trofeo per poi esaltare le vicende con i fiumi alcolici post arrampicatori!


Il bellunese Luca scrive:

Quest’ottobre sono stato invitato da Tito al secondo raduno dei bocia alpinisti lombardi che questa volta per sottolineare la presenza di noi sei clandestini extraregionali si è chiamato BAL+ invece di BAL. Io arrivo in treno da Trieste (anche se sono della provincia di Belluno!), la destinazione è Cadarese in val d’Ossola ed arrivarci in treno non è proprio come fare il giro dell’orto. In questa falesia Tito, Tappa e Francesco hanno organizzato e fatto incontrare una quindicina di giovani alpinisti provenienti da vari luoghi del nord Italia. Cosa stupenda e stupenda ancor di più se si pensa che sono stati giovani per i giovani a creare il BAL...lode a Tito e Saro per l’idea.

Quest’estate ho conosciuto al bivacco alto di Col Eccles due ragazzi francesi, c’è subito simpatia tra noi e chiacchieriamo assieme tutto il pomeriggio, salta fuori ad un certo punto che i due hanno la mia età fanno parte della nazionale di alpinismo francese del CAF (prima volta che sento una cosa del genere!) e stanno facendo uno stage con delle guide (al bivacco appena sotto del nostro c’erano dieci loro compagni ragazzi e ragazze) che li avrebbe preparati per una spedizione in Alaska. Salta fuori anche che le guide, tutto il materiale alpinistico che usavano e metà del costo della spedizione ventura è pagato dal CAF.

Qual è la situazione invece in Italia? I giovani e l’alpinismo? I giovani (pochi) sono avvicinati all’alpinismo dai corsi CAI che molte volte, a parte alcune notevoli eccezioni, sono per affinità di stile e scopi una specie di continuazione dei corsi scout e non sono certo focolai rivoluzionario-alpinistici dato che spesso gli istruttori hanno la barba bianca e disprezzano la falesia. Il CAI che è oramai sempre più solo ed esclusivamente un club di escursionisti. Mi rendo conto delle difficoltà particolari che abbia il CAI in Italia e che i loro fondi debbano essere destinati ai più e non ai pochi ma credo che qualche forma discreta di aiuto ai giovani si possa trovare.

Basta disquisizioni!

Cosa mi è rimasto di questo BAL+? Beh soprattutto le nuove conoscenze: il Tappavolante, i lecchesi, Francesco detto Er Patata e Stefano, l’uomo dalle mani giganti, l’astemia Giulia che ci bastona tutti alpinisti e maschilisti, i milanesi, i torinesi e aostani. Poi varie escoriazioni sulle mani (tributo al Dio fessura) e un abuso degli intercalare “pota” e “figa” denunciato dai miei amici…(colpa dei bergamaschi).


Il camuno Tappa scrive:

Un tricam. Quanti alpinisti sanno cosa sia un tricam?! Magari uno su dieci sa cosa sia, magari uno su cento ha idea di come si usi, meno sanno effettivamente piazzarne per proteggersi. Era proprio un tricam, customizzato BAL+, uno dei gadget gentilmente offerti dalla camp per questo raduno.

Quanti frequentatori di palestre utilizza il magnesio? Direi 10 su 10, consideando me stesso un infinitesimo ininfluente. E l'altro gadget era un sacchetto del magnesio  e c'era più di una persona tra noi che non utilizza solitamente il magnesio per scalare.

Gente strana, quella che usa i tricam e non il magnesio.

Gente a cui piacciono cose strane, come posti nascosti, lontani dalla civiltà diverse ore di avvicinamento, posti con discese difficili, con orientamento zero, posti con roccia a volte mediocre e un passato oscuro, una storia fatta da alpinisti sconosciuti oppure valorosi eroi del passato, che avevano coraggio da vendere.

Gente curiosa, che non si veste per forza coi marchi del momento, e che di solito apprezza andare fuori dalle rotte frequentate, che preferisce camminare sotto la pioggia che affollare centri commerciali.

Gente forte, gente dalla quale un giovane come me ha tantissimo da imparare: gente di esperienza, che fa tesoro delle innumerevoli ore passate lassù tra i monti a gioire dello stare in parete e del ricercare la bellezza, ricercare una linea o una risposta, su una parete o dentro la propria vita.

Gente che ha il coraggio di arrivare entusiasta, dopo centinaia di chilometri in treno, in una sperduta valle del verbanese, dove la neve ha imbiancato le punte degli alberi durante la notte, per scalare delle fessure di granito duro e infame.

Gente che ha il coraggio di sfidare il maltempo, di dormire sotto la pioggia, di infischiarsene dell'umidità nell'aria e di quella nelle ossa.

Gente che adora stare intorno a una tavolo la sera a raccontarsi a gente sconosciuta, accompagnando i racconti con birrette e buon vino: gente alla quale brillano gli occhi a raccontare delle proprie valli e delle proprie montagne, di vie percorse e da percorrere, di sogni realizzati e di sogni nel cassetto; e di idee, di ideali, di aneddoti e di leggende.

Gente che adora la montagna e l'alpinismo, e a cui poco importa della notorietà.

Gente che alla fine ha anche la fortuna di poter dire che si è anche davvero divertita a salire e scendere da queste fessure in questo week end umidissimo e dalla meteo infame.

Gente che si deve salutare a fatica alla fine, perché in poche ore ha trovato negli altri degli amici, gente speciale, ma che ha vite tanto diverse in posti tanto lontani tra loro.

Mi sono ritrovato tra questa gente strana, quasi per caso, la prima volta. Ed ero subito a mio agio, perché avevo trovato gente con cui condividevo una visione della montagna, ma spesso anche della vita.

Ho spinto per questo secondo raduno perché mi avevano incuriosito questi personaggi curiosi; perché avevo capito che era gente vera e che da loro avevo un sacco da imparare; perché avevo visto, vedendo brillare i loro occhi, che quello che facevano doveva davvero renderli particolarmente felici. E a posteri sono ancora più convinto di aver avuto una buona intuizione.

Al prossimo raduno. Alé duri.


Francesco di Lecco scrive:

BAL+: bocia alpinisti lombardi ed un "più", per non porre limiti quando l'alpinismo di limiti non ne ha! Come le mode e le nuove tendenze, anche il meteo non è dalla nostra, ma viste le energie già spese e l'entusiasmo dei partecipanti decidiamo di non tirarci indietro: spostiamo la location in un posto meno "avventuroso" di quello originariamente prescelto, ci attrezziamo come sub e partiamo.

Forse la tenacia, forse la passione, forse il luogo o il pessimo tempo stesso, che ha favorito i momenti di svago piuttosto che quelli di lotta con l'alpe, hanno inaspettatamente trasformato un ripiego in un successo.

Lo scopo del raduno non è mai stato quello della performance, ma quello di riunire giovani accomunati da una stessa grande e travolgente passione, l'alpinismo, e permetterci di creare nuove cordate che potessero condividere in futuro successi, fallimenti e sogni.

Vedere 15 ragazzi e 2 ragazze (le quote rosa hanno decisamente bisogno di rinforzi!) che si presentano come sconosciuti il sabato mattina e si salutano da amici la domenica sera è stata una bellissima soddisfazione, la prova che abbiamo preso la decisione giusta a non rimandare l'evento!

Quindi grazie a Cadarese per le stupende e strapiombanti fessure, grazie alla Val d'Ossola per averci ospitato, grazie all'abbondante vino che ci ha scaldato sabato sera e soprattutto grazie a tutti quelli che hanno partecipato e non si sono fatti intimidire dalle previsioni meteo!


Per concludere, questo raduno è stato improntato da una forte socialità (in parte dovuta forse dalle condizioni meteorologiche avverse) ben descritta da Tappa ”ognuno dice qualcosa, si racconta, lascia agli altri un pezzo di se, un qualcosa che ha imparato negli anni. Ci scopriamo tutti accomunati da delle idee forti, che sono sicuramente l'amore per l'alpinismo che è parte integrante della vita credo di tutti coloro che stanno seduti a questo tavolo, ma non solo. Ci troviamo anche su temi più larghi come la bellezza e l'importanza della socialità e dei rapporti umani con chi e tra chi frequenta i monti, il rispetto revenziale verso quella montagna che ci regala tanta soddisfazione”.

Sono felice perché si è realizzata l’idea che ha fatto nascere questo progetto e nel momento di salutarsi è emersa la volontà comune di ritrovarsi, magari in pieno inverno per poter spiccozzare tutti insieme da qualche parti nelle Alpi. Nel frattempo c’è chi approfitterà delle nuove conoscenze per realizzare qualche sogno nel cassetto, chi cercherà di ampliare il gruppo del BAL+ cercando altri bocia alpinisti da portare al prossimo raduno o chi semplicemente continuerà ad arrampicare con i soliti soci ma con nuovi sogni  e chi infine andrà in giro per le montagne del mondo.

Arrivederci al prossimo BAL+, iniziate a chiudere il cappuccio del goretex perché al BAL+ il mal tempo non è un ostacolo!


mercoledì 27 febbraio 2013

BOCIA ALPINISTI LOMBARDI - Il Video

Tito & C. non si accontentano di scalare e poi di scrivere, ma si cimentano pure in produzioni video.
Date un occhio, perchè merita.


B.A.L. il video

Qui trovate il I° DISPACCIO dei B.A.L.

Lunga vita ai Bocia.
BAL RULEZ

domenica 13 gennaio 2013

GIOCANDO AL BECCO



Qualche giorno fa. “Sabato Becco?” recita il laconico sms di Marco. “Perché no!” rispondo. Pochi minuti dopo, altra vibrazione del cellulare, apro l’sms, Fulvio scrive “Sabato io e Vale andiamo al Becco, vieni?”. Se il Becco chiama è inutile farsi corteggiare oltre quindi digito sulla tastiera “Ok! Vengo insieme a Marco.”

Mentre, alla luce della frontale, salgo il ripido sentiero, che da Carona porta in Sardegnana, penso alla mia prima salita lungo la semplice ferrata che conduce in vetta al Becco; penso alle prime scalate sul verrucano del Becco, con amici che ormai non vedo da molto tempo; penso ai miei primi esperimenti solitari lungo i diedri delle vie di Calegari. Pensieri che scorrono nella mia testa e mi portano al secolo scorso, a tanti anni fa. Il tempo passa ma la passione resta e lo zaino sulle spalle pesa sempre allo stesso modo. Il fondo è ghiacciato e bisogna prestare attenzione, iniziamo a pestare la neve, non vi è alcuna traccia di passaggio. Albeggia quando intercettiamo la condotta forzata, che si risale lungo i gradini sino alla diga. Spegniamo e riponiamo le frontali, solo allora mi accorgo che Marco è in maglietta a mezze maniche, non fa freddo ed il movimento scalda, però le temperature restano sotto lo zero. Se la toglie, si deterge il sudore e si infila un pile leggero. Stende la maglia su un muro, la riprenderà al rientro. Marco non smetterà mai di stupirmi, non soffre il freddo, non soffre la sete, ne sente la fame, quando sono in montagna con lui ho la sensazione che potrebbe andare avanti per sempre, senza mai fermarsi.

Percorriamo le gallerie che costeggiano il lago e, al loro termine risaliamo il vallone che porta alla base delle pareti. Non c’è traccia alcuna, ci alterniamo nel batterne una nuova e saliamo veloci, mentre la luce scende lungo i versanti sud che ci osservano oltre la valle. Nella prima conca mi fermo ed osservo quel luogo meraviglioso, dove roccia e neve, ghiaccio ed ombra, regnano incontrastati nel vivo silenzio di Sardegnana.

Da 25 anni non salgo in questo angolo elle Orobie, da 25 anni non arrampico sulla nord del Becco e del suo Spallone, oggi è venuto il momento di essere nuovamente qui. Insieme a Marco, abbiamo avuto la fortuna di salire con Fulvio e Vale, lo scorso inverno, su queste pareti hanno tracciato numerose nuove linee di dry-tooling. Li abbiamo seguiti sino alla base della parete, non sapevamo che linea salire e ci siamo affidati ai consigli di Fulvio. Mentre loro aprivano una nuova linea di dry, all’estrema sinistra della parete nord dello spallone, Marco ed io ci siamo avventurati lungo le fessure di Camino Muschioso.


Con Marco risalgo le facili rampe di ghiaccio e neve che ci portano ai piedi della profonda spaccatura che solca l’intera parete. Di ghiaccio, per i prossimi quattro tiri, nemmeno l’ombra, accumuli di neve polverosa nelle fessure e croste di neve indurita sui terrazzini e le cengette. Che strana arrampicata, con le picche si sposta la poca neve dal fondo della larga fessura intasata di pietre, che si agganciano con le becche, alla ricerca dell’incastro migliore. I ramponi grattano e stridono sulla roccia. Lentamente salgo e mi abituo a questa progressione, riesco sempre a proteggermi bene, piazzando i friend nelle generose fessure che solcano le pareti sui due lati del camino. Marco è fermo in sosta, sotto di me, mi ritrovo con il corpo incastrato tra le due pareti, la schiena che striscia contro una ed i piedi che spingono contro l’altra, le mani che stringono le picche, incastrate chissà dove. Inizia a piacermi questo gioco, così incastrato riprendo fiato e quardo le verticali pareti che fuggono verso l’alto e riesco anche a voltarmi quanto basta per vedere i versanti assolati dei Corni di Sardegnana. Sono tranquillo, anche se tutto quel grattare di lame contro la roccia mi risulta sempre un poco sinistro. Arrivo su di un bel terrazzino, attrezzo la sosta, Marco mi raggiunge riordina il materiale e parte. Cascatelle di neve polverosa mi investono, miste a blocchi di neve dura. Mi incastro sul fondo del camino per proteggermi, la corda scorre lentamente. Da sopra la mia testa giunge la solita colonna sonora: il clangore del ferro che batte e gratta sulla roccia. Che strano gioco, Marco è in sosta, parto, la scalata è impegnativa, esco dall’ultimo strapiombino. lo raggiungo e continuo per l’ultima lunghezza che ci porterà sulla vetta. La vetta dello spallone non esiste, siamo su un pianoro di neve, nella luce del sole. Sorridiamo e ci stringiamo la mano, come sempre, come ogni volta che finiamo una via, gesti consueti, abitudinari, ma ricchi di senso e significati. Fa freddo, ci mettiamo le corde in spalla e saliamo sulla sommità del pianoro, oltre la quale inizia la discesa. Giunti al culmine, vediamo Fulvio sbucare dalla parete e fare sosta su un blocco che affiora dalla neve. Dietro lui il passo d’Aviasco incornicia una superba Presolana che sfoggia tutto il suo versante nord, dei camosci corrono lungo il crinale, stagliando le loro sagome contro il cielo.

La selvaggia bellezza di certi attimi a volte mi lascia senza fiato ad osservare assorto, ma ci pensa Valentino a distogliermi dai miei pensieri. Non è ancora comparso e già si sente la sua voce e le sue risa. Nemmeno ci fossimo dati un appuntamento ed eccoci tutti e quattro lì, a chiacchierare. Loro hanno appena terminato la salita di una nuova via, che dai primi racconti sembra decisamente impegnativa. Immersi in quell’ambiente selvaggio scendiamo agli zaini e quindi verso valle. Arriviamo a Carona quando ormai è già buio, soddisfatti della giornata trascorsa giocando sul Becco e già qualcuno dice: “Quando torniamo?”.

Qui trovate la photogallery della giornata

Qui trovate le info necessarie per giocare sul Becco

Qui trovate le info del raduno dei B.A.L. al Becco

PS - Fulvio e Vale hanno aperto "Chiudi il becco"

martedì 18 dicembre 2012

B.A.L. BOCIA ALPINISTI LOMBARDI

Tito e Saro ne hanno combinata una delle loro. Non si tratta di una nuova salita, di una prima invernale o di raccontare la loro avventura su Divine Providence al Gran Pilier d'Angle, questa volta l'hanno fatta grossa, grossissima. Se le istituzioni e le associazioni non pensano alla promozione dell'alpinismo tra i giovani, sono i giovani che si autogestiscono ed autopromuovono. Non servono budget di alcun tipo e montagne in capo al mondo, serve solo tanta passione e voglia di mettersi in gioco ... e le montagne? Quelle le abbiamo dietro casa ed anche lì tanti complimenti a questi bocia, che senza andare al Ben Nevis, hanno trovato un bel terreno di gioco dove ripetere linee antiche, moderne e crearne di nuove. Questo Vecio logorroico lascia ora la parola ai bocia.
Un'ultima cosa, a questo link, trovate le news sulle salite dello scorso inverno: Pizzo del Becco in veste invernale.





B.A.L. – Bocia Alpinisti Lombardi - Dispaccio 1.0
Di Tito Arosio

L’8 e 9 dicembre 2012, in un angolo sperduto delle montagne lombarde una quindicina di giovani (bocia) si sono dati appuntamento per arrampicare insieme, persone che prima non si erano mai viste, e che difficilmente si sarebbero conosciute; si sono ritrovate sapendo di avere tutti una passione in comune: l’Alpinismo. L’idea di organizzare un raduno tra giovani alpinisti è venuta a Saro e a me durante una chiacchierata, prendendo coscienza del numero esiguo di giovani alpinisti: perché non metterli in contatto tra loro?
Non sono bastate temperature di -10°, raffiche di vento che ti buttavano a terra, spindrift in tutte le direzioni per togliere la voglia di arrampicare ad uno sparuto gruppo di giovani alpinisti che, nel weekend dell’Immacolata, si sono ritrovati alle pendici del Pizzo del Becco (Orobie, alta val Brembana – BG).
Il primo raduno dei BAL (Bocia Alpinisti Lombardi) è avvenuto in condizioni meteorologiche non esattamente ottimali ma questo è stato un dettaglio, la passione per la montagna ha prevalso sul freddo ed il vento. L’obbiettivo era avere la possibilità di arrampicare con nuovi compagni di cordata, e quale cosa migliore se non testare la tenuta della cordata con una serie di spindrift a raffica?
6 cordate per un totale di 13 alpinisti, con un età media di circa 22 anni, di 4 provincie differenti (Milano, Lecco, Bergamo e Brescia), si sono avventurate sulle vie del Pizzo del Becco e Spallone del Becco, con la compagnia di 3 esponenti del gruppo alpinistico femminile catalano.
Nel complesso le vie ripetute sono state: la Agazzi + Couloir dello zocolo sul Pizzo del Becco, la Super Mario sullo Spallone del Becco, la Becche al Becco con una variante Sullo spallone del Becco e l’apertura di due nuove vie sullo Spallone del Becco.

Francesco Rigosa, ventenne bresciano, scrive:
“B.A.L. - Primo raduno di giovani alpinisti lombardi.
Una novità, una nuova esperienza ed una indiscutibile possibilità di oltrepassare il provincialismo alpinistico e non solo!
Credo che con il termine nuova-esperienza si indichi la possibilità di vivere il nuovo, l’alternativo ed il diverso.
Così è valso per me in questa rivoluzionaria esperienza.
Condividere con dei ragazzi (miei coetanei) 2 giornate di scalata mi ha permesso di ampliare le vedute e sognare orizzonti più lontani.
Veniamo al concreto:
Il Tito ed il Saro mi propongono questa idea e subito la cosa mi appassiona e mi affascina.
L’idea di riunire i giovani scalatori lombardi può sembrare semplice e scontata tuttavia non è affatto così, nessuna istituzione ci aveva mai pensato prima!
Eppure per creare una prossima generazione di forti alpinisti non è forse necessario investire sui “bocia”? Se non sono le istituzioni ad ascoltarci saremo noi dunque a farci sentire!
Ne escono 2 giornate di misto intenso condito con del piacevole vento patagonico, risate, e nuovi progetti.
Il livello di molti è sicuramente alto, questo deve però essere un motivo di orgoglio e felicità per chi come me ha un'insaziabile sete di imparare ed apprendere il “nuovo”.
Conclusione:
Quando il prossimo?”

Michele Tapparello, ventenne bergamasco, scrive:
In questo momento sono seduto in un'aula universitaria, a seguire una (peraltro pure interessante) lezione di termodinamica applicata. intorno a me una marea di gente. tutti sconosciuti coi quali ho davvero pochissimo in comune. nella mia testa è un continuo ripensare al week end appena trascorso e alle botte di adrenalina, alla gratificazione, ai momenti di fatica sù per il pendio.
Due giorni fa a quest'ora avevo appena finito di allestire una comodissima sosta, ero lontano anni luce da tutta questa gente. eravamo rimasti solo in 5 temerari ad avventurarci in parete, dopo il freddo e il vento del giorno prima. iniziavo a recuperare i miei due compagni, conosciuti poche ore prima, ma coi quali già si era instaurato un legame forte, senza bisogno di tante parole o di tanto tempo. semplicemente avevamo in comune gli stessi sogni, come quello di essere li, spersi in mezzo alla roccia alla neve e al ghiaccio, ad assaporare i panorami mozzafiato della montagna d'inverno; a divertirci ingaggiandoci su queste fantastiche linee immaginarie che solcavano questa parete rocciosa sporca di neve e incrostata di ghiaccio. non sapevamo quasi nulla gli uni degli altri, quando qualche ora prima avevamo attaccato la via. tiro dopo tiro, però, scoprivamo le storie gli uni degli altri, iniziavamo a conoscerci, tramite racconti e aneddoti, spesso interrotti dai comandi di cordata, così come osservando in silenzio il modo di muoversi sulla parete. alla fine abbiamo salito sei tiri gustosissimi, ero partito con l'idea di fare tutti da secondo, e invece ci siamo distribuiti alla perfezione, due tiri per ognuno. una bellissima goulottina, seguita da una bel canale con salti di misto portava in cima allo spallone, dove ci attendeva il primo sole dei due giorni e poi giù discutendo di progetti futuri, di idee e di sogni, scaturiti dalla bellezza della roccia e di questi luoghi.
ora me ne sto qua, su questa sedia che scricchiola, a pensare che vorrei essere da tutt'altra parte. ripenso al week end: due giorni a mangiare un freddo dell'ostia, ravanando alla scoperta di linee su una parete nord nelle mie Orobie. spettacolare. semplicemente meraviglioso.”

Saro Costa scrive nel sul Blog:
B.A.L. sta per bocia alpinisti lombardi.
Bocia ha un significato molto importante perché evidenzia il fatto che siamo giovani, un ritrovo di giovani organizzato da giovani per i giovani.
Bene, dopo alcune settimane passate ad organizzare tutto (mica facile pensare al necessario per una quindicina di persone!) ci troviamo sotto una gran nevicata a risalire la condotta di Carona!
Voglio subito ringraziare i guardiani della diga che ci hanno gentilmente offerto un ottimo "campo base" senza il quale il raduno sarebbe stato davvero duro...
La minestra già ribolle nel pentolone e il "gruppo" inizia a prendere vita. L'idea per il giorno seguente è di creare cordate di estranei in modo che le conoscenze avvengano direttamente sul campo. Il Vallone di Sardegnana con il Pizzo del Becco e lo Spallone del Becco offrono tante vie di misto di media difficoltà e lunghezza dove giocare, l'ambiente e lo stile delle salite è decisamente alpinistico. Il gruppo parte e dopo un duro lavoro di battitura neve, inizia a distribuirsi sulle pareti e incominciano le "esperienze". Alcuni ribattono subito, alcuni tentano, alcuni non mollano, alcuni si uniscono, alcuni arrivano in cima, alcuni aprono nuove linee poi, chi prima chi dopo, tutti tornano al campo base. E' forse adesso, sorseggiando tè e sgranocchiando biscotti, il momento interessante, il momento in cui si ascoltano i racconti, i pareri e le critiche. Ognuno dice la sua (lo scopo del raduno sta avendo luogo), c'è chi torna a casa, chi si ferma per una porzione di ravioli e vino e poi scende, chi si trattiene e chi non vede l'ora di scalare ancora. La giornata è stata dura, il freddo e il vento tempestoso non hanno aiutato, le condizioni obbligavano ad una scalata non facile e spesso precaria ma ci siamo divertiti, è stata un'ottima giornata. Siamo riusciti a fare alpinismo. La seconda mattina siamo solo in cinque a lasciare il campo, risaliamo nuovamente verso le pareti e attacchiamo due linee nuove, anche oggi non ci conosciamo del tutto e ad ogni sosta la cordata prende sempre più forma. Torniamo giù, è ora di lasciare questo bellissimo posto. Passiamo per un caffè corretto dai guardiani, carichiamo i sacconi e via, chi con la frontale chi senza...
E' stata un'esperienza umana dove persone simili (ma tutte diverse), accomunate dalla stessa passione, si sono ritrovate per fare quello che più li piace, per fare quello che vogliono.
Per goderci a fondo la situazione e la nostra libertà decidiamo di continuare e il giorno seguente andiamo a Cornalba ad arrampicare!

Per l’organizzazione del raduno si ringraziano i guardiani della diga di Sardegnana per la disponibilità e la calda l’accoglienza e la “Grande Grimpe” per caldi berretti offerti e subito testati.

Vai alla Photogallery del raduno

Scarica il PDF con le relazioni delle nuove vie

LE NUOVE VIE
In blu, Becche al becco, in rosso le tre nuove vie: Fò di BAL, Beccati questa goulotte, Bo. In rosso tratteggiato, SuperMario

Via: "Fò di B.A.L."
Primi salitori
: Giulia Venturelli, Maurizio Tasca, Saro Costa, Alessandro Monaci, Paolo Grisa - 8 Dicembre 2012
Difficoltà: III - WI 2 - M5+ Dislivello: 250 m Materiale: in posto non è stato lasciato nulla, servono due mezze corde da 60 m, serie di friend Camalot fino al 4, una serie di dadi, rinvii e cordini, qualche chiodo da roccia. Note: possibili due varianti di attacco (vedi foto), la via si collega con gli ultimi due tiri di Becche al Becco.
Via: "Beccati questa Goulotte"
Primi salitori
: Saro Costa, Francesco Rigosa, Michele Tapparello - 9 Dicembre 2012
Difficoltà: II - WI 2 - M4 Dislivello: 250 m Materiale: in posto non è stato lasciato nulla, servono due mezze corde da 60 m, serie di friend Camalot fino al 4, una serie di dadi, rinvii e cordini, qualche chiodo da roccia. Note: la via si collega con gli ultimi due tiri di Super Mario (possibile anche scendere in doppia da quest'ultima).
Via: "Bo"
Primi salitori
: Tito Arosio, Giulia Venturelli - 9 Dicembre 2012
Difficoltà: II - WI 2 - M4 Dislivello: 250 m Materiale: in posto non è stato lasciato nulla, servono due mezze corde da 60 m, serie di friend Camalot fino al 4, una serie di dadi, rinvii e cordini, qualche chiodo da roccia. Note: la via si collega con gli ultimi due tiri di Super Mario (possibile anche scendere in doppia da quest'ultima).