"Ed io ti sento l’anima battere,
dietro il silenzio,
come un filo vivo di acque
dietro un velo di ghiaccio"
Antonia Pozzi - Notturno Invernale
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Avvicinamento - 13/12/2012 |
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Daniele cerca la strada tra le meduse de L'urlo - 13/12/2012 |
Abbiamo scoperto queste colate ed abbiamo iniziato a salirle
nel dicembre 2012. Quell’anno il gelo era arrivato già al termine della
stagione autunnale. Stavo scorrazzando con Ennio sopra le piane di Lizzola, tra
i colatoi e i pendii del Crostaro, quando, osservando i giganti delle Orobie
nello splendore della luce del primo mattino, la nostra attenzione venne
catturata dallo scintillio di alcune colate poste a sinistra del rifugio Coca. “Chissà
se ci si scala! – ci diciamo – Certo che sono cacciate su in tanta malora e
andarci alla base deve essere un bel casino.” Prima di riprendere la nostra salita
scattiamo alcune foto con l’intenzione di riguardarcele, con calma e ben
ingrandite, sul monitor del computer. A casa ci rendiamo conto che potrebbe
valere la pena farci un giro. Cerchiamo informazioni su eventuali salite in
zona ma non troviamo nulla. Consulto le carte ed individuo quello che potrebbe
essere l’accesso migliore. Sento Daniele, gli mostro la foto e gli dico: “Dobbiamo
andare a vedere!” La sua risposta è stata sintetica: “Ok! Quando?”. Nemmeno una
settimana dopo stiamo salendo il ripido sentiero che da Valbondione porta al
rifugio Coca senza avere alcuna certezza di riuscire ad arrivare alla base
delle cascate e, qualora raggiungibili, di trovarle nelle condizioni per poterle
scalare. Tutto potrebbe risolversi in una grande sfacchinata e in un niente di
fatto. Giunti al rifugio procediamo e scolliniamo oltre il dosso, i canali di
valanga hanno già scaricato, li attraversiamo. Stambecchi e camosci sono in ogni dove, loro sono i veri custodi di queste terre.
Scrutiamo i pendii del Monte
Avert ma non vi è alcuna traccia di
cascate e di ghiaccio. Iniziamo a scendere sino ad un dosso successivo. Da lì si
iniziano ad intravedere delle colate azzurre che incrostano un bastione di
roccia scura. “Chissà come potremo arrivarci
alla base” mi dico. Scendiamo ancora un poco lungo i ripidi tornanti del
sentiero e ci portiamo su un poggio da dove finalmente possiamo apprezzare la
meraviglia di ciò che ci si presenta allo sguardo. La foto scattata da lontano
lasciava solo intravedere una parte del tesoro che se ne stava racchiuso in
quell’anfiteatro sospeso e nascosto. Il sentiero ora procede a mezza costa e taglia
tre linee convergenti nel canale percorso dalle valanghe che precipitano sino a
Valbondione.
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la parte alta - 21/01/2017 |
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la parte intermedia - 21/01/2017 |
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la parte bassa- 21/01/2017 |
Difficile descrivere l’emozione di quell’istante in cui tutto ciò
che abbiamo immaginato e sognato si materializza e prende forma davanti ai nostri occhi.
In quel momento ci rendiamo conto che non sarebbe bastato un giorno per salire le
tre colate di ghiaccio che abbiamo di fronte, così come prendiamo atto che quel
gran muro in alto a destra è il gioiello più prezioso di questo forziere. Decidiamo
quindi che inizieremo calandoci lungo il colatoio centrale e poi, una volta
risaliti, procederemo lungo quello di destra sino alla base di quello che sarà “L’urlo”.
Era il 13 dicembre del 2012 e durante quella prima uscita
abbiamo trovato le condizioni migliori, il cielo era coperto e
nevischiava, le temperature appena sotto lo zero. Abbiamo salito “Vent’anni
dopo” e poi “L’urlo” con il suo meraviglioso muro finale. Inutile dire della
grande soddisfazione e gioia che abbiamo provato in quel giorno. Arrampicare
dove, per quanto ne sapevamo, nessuno lo aveva fatto prima ci ha regalato
sensazioni particolari e farlo tra le montagne di casa è qualcosa che non ha
prezzo.
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"L'urlo" risalendo il colatoio - 13/12/2012 |
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"L'urlo" risalendo il colatoio verso il muro finale - 13/12/2012 |
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"L'urlo" risalendo il colatoio - 13/12/2012 |
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"L'urlo" al cospetto del muro finale - 13/12/2012 |
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"L'urlo" si aprono le danze - 13/12/2012 |
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"L'urlo" uno sguardo verso "Il castello errante" - 13/12/2012 |
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"L'urlo" sembra di muoversi tra le forme di un sogno - 13/12/2012 |
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"L'urlo" sembra non finire mai - 13/12/2012 |
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"L'urlo" un'arrampicata esigente - 13/12/2012 |
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Pochi giorni dopo, la vigilia di Natale, ci siamo tornati ma
l’isoterma era schizzata a 2000 metri. Abbiamo attraversato i canali di valanga
con molta attenzione e ci siamo quindi calati nel colatoio più a
sinistra, quello che non prende mai il sole e non presenta pendii
valangosi alla sua sommità. Giunti in fondo alla goulotte abbiamo evitando di
sostare nel canalone di valanga e da lì siamo risaliti sino al sentiero.
Mentre percorrevamo l’ultima lunghezza, abbiamo assistito ad uno spettacolo
impressionante. Dai pendii sopra “L’urlo” è scesa una colata di neve marcia,
che ha dato origine ad una vera e propria cascata. La massa di neve, dopo un
salto nel vuoto, si è abbattuta nel canalone, percorrendolo a gran velocità.
Nonostante fossimo a debita distanza e fuori tiro, non nascondo che un brivido
mi percorse tutta la schiena. Quel giorno terminammo lì le nostre scalate.
Poi negli inverni successivi queste cascate non si sono più
formate o se c’erano l’innevamento ne proibiva l’accesso. Finalmente in questo
inverno secco e freddo ci siamo ritornati. Il 21gennaio, pur non essendo
riusciti a salire nuovamente il muro finale de “L’urlo”, a causa
dell’innalzamento dell’isoterma che ha permesso al sole di scaldarla per
bene, abbiamo chiuso i conti con le altre colate. È nata la parte alta
di Calcifer e, dopo avere percorso il colatoio de “L’urlo”, al suo termine ne abbiamo
salito il ramo di sinistra. Mancherebbe ancora qualcosa per completare la
collezione, ma non abbiamo fretta, con calma attenderemo il momento giusto e
cercheremo di cogliere l’attimo.
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Preparativi alla base di "Vent'anni dopo" - 13/12/2012 |
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"Vent'anni dopo" L1, a sinistra si vede il colonnato che da accesso alla goulotte di "Calcifer" - 13/12/2012 |
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"Vent'anni dopo" L1, chi avrebbe mai immaginato di trovare tanta meraviglia - 13/12/2012 |
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"Vent'anni dopo" L2, un altro bel muro ci attende - 13/12/2012 |
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"Vent'anni dopo" L2 - 13/12/2012 |
SCHEDA TECNICA
ZONA: Rifugio
Mario Merelli al Coca - Cima d’Avert e Pizzo Castello - pendii est, sud-est
È un luogo decisamente scomodo da raggiungere di cui non
abbiamo trovato alcuna info di precedente attività alpinistica. Molto
probabilmente si tratta di prime salite ma ciò è secondario rispetto alla
selvaggia bellezza in cui ci si trova sospesi. Le quattro cascate che abbiamo
scalato ci sono piaciute e quindi le proponiamo, le abbiamo salite in anni e
giornate diverse perché raramente vanno in condizioni. Qui solo gli stambecchi
e i camosci vi faranno compagnia, osservandovi pacifici. Non è però un luogo
per tutti ed i rischi oggettivi, legati alle valanghe e all’esposizione, sono
elevati e non devono essere sottovalutati. Soprattutto quando si sale L’URLO o
quando, calatisi alla base di CALCIFER e VENT’ANNI DOPO, si deve fare sosta sul
bordo del canale di valanga che, in caso di riscaldamento, diventa anche
collettore del materiale che crolla dalle frange e dai colonnati de L’URLO.
Già la salita al rifugio in inverno non è da sottovalutare,
per la presenza di neve e ghiaccio lungo il sentiero. Inoltre si deve mettere
in conto che per valutare le effettive condizioni delle cascate, è necessario
sobbarcarsi l’intero avvicinamento.
ATTENZIONE –
I rischi oggettivi sono notevoli e sono da valutare con attenzione.
Accesso – Da
Valbondione (925m slm) si sale lungo sentiero (segnavia 301) sino al Rifugio
Mario Merelli al Coca (1892m slm) in circa 2,00h 2, 30 h. Si procede lungo il
sentiero 330, la cosiddetta “Traversata bassa Coca-Brunone”. In breve si sale
al poggio posto a quota 1950, quindi si attraversa un primo ed un secondo
canale che collettano le valanghe che si staccano dai ripidi pendii della Cima
d’Avert. Porre la massima attenzione. Oltrepassatili si scende sino ad un
secondo dosso da dove, finalmente, è possibile vedere i tre colatoi e le
rispettive cascate. Si scende lungo alcuni tornanti sino a dove il sentiero
procede in quota portando prima alla base de L’URLO, poi all’uscita di
VENT’ANNI DOPO e infine a metà di CALCIFER. Questo tratto di sentiero è
decisamente esposto e attrezzato con catene. Complessivamente ci si impiega
dalle 2,30 h alle 3,30h
Materiale – solo
viti da ghiaccio e cordoni d’abbandono per le doppie sugli alberi.
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Lungo il sentiero che da accesso ai colatoi, è pericoloso sporgersi. |
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"Calcifer" L2 - 24/12/2012 |
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"Calcifer" L2 risalendo il ramo di destra - 24/12/2012 |
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"Calcifer" L4 sopra il sentiero si procede nel canale intervallato da ripidi muretti - 21/01/2017 |
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"Calcifer" L4 - 21/01/2017 |
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"Calcifer" L5 lungo il ramo di destra - 21/01/2017 |
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"Calcifer" L6 punti di vista - 21/01/2017 |
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"Calcifer" L6 punti di vista - 21/01/2017 |
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"L'urlo" e "Il castello errante" - 21/01/2017 |
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"L'urlo" e "Il castello errante" Quest'anno il colatoio è tutto ghiaccio vivo con ripidi e divertenti muretti - 21/01/2017 |
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"L'urlo" e "Il castello errante" Quest'anno nel colatoio facciamo quattro lunghezze da 60m - 21/01/2017 |
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"L'urlo" è bello cotto dal sole e dalle frange cola parecchia acqua, rinunciamo e a sinistra saliamo "Il castello errante" - 21/01/2017 |
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"L'urlo" e il Pizzo Coca. Che bella accoppiata. - 21/01/2017 |
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Le frange terminali de "Il castello errante" sono veramente erranti e quindi ci limitiamo a salire la parte in ombra - 21/01/2017 |
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"Il castello errante" tra ombra e luce - 21/01/2017 |
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"Il castello errante" persi tra onde di ghiaccio - 21/01/2017 |
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Si scende con lo sguardo calamitato da questo piccolo gioiello |
1-CALCIFER
Difficoltà - IV/4 (6L)
Sviluppo - 330m
Quota attacco – 1650 m slm
Esposizione - est
Daniele Natali, Maurizio Panseri - 24/12/2012 (parte bassa) 21/01/2017
(parte alta)
È la cascata posta nel colatoio più a sinistra dei tre, non
prende mai il sole. Il sentiero la taglia esattamente a metà, la parte bassa è
quella più impegnativa. Si parte calandosi verso il basso. Prima calata dai
fittoni del sentiero attrezzato, poi altre due su alberi. La base è posta nel
canale di valanga, porre attenzione a dove si attrezza la sosta. Per la parte
superiore le calate sono su abalakov.
2-VENT’ANNI
DOPO
Difficoltà - IV/4+
Sviluppo - (3L) 150m
Quota attacco – 1650 m slm
Esposizione - est
Daniele Natali, Maurizio Panseri - 13/12/2012
È la cascata posta nel secondo colatoio, quello centrale.
Prende il sole di primo mattino, dalla tarda mattinata tutta in ombra. Si
sviluppa esclusivamente sotto il sentiero. Si parte calandosi verso il basso.
Prima calata dai fittoni del sentiero attrezzato, poi altre due su alberi. La
base è posta nel canale di valanga, porre attenzione a dove si attrezza la
sosta.
3-IL CASTELLO ERRANTE
Difficoltà - IV/4+
Sviluppo - (1L) 40m
Quota attacco – 2000 m slm
Esposizione – est, sud-est
Daniele Natali, Maurizio Panseri - 21/01/2017
Si tratta dello scivolo e del
muro finale posto a sinistra de “L’urlo”
ATTENZIONE –
I rischi oggettivi sono notevoli come per “L’urlo”
4-L’URLO
Difficoltà - canale d’accesso IV/2, muro finale IV/5+
Sviluppo – canale d’accesso (4L) 240m, muro finale (1L) 50m
Quota attacco – 1780 m slm
Esposizione – sud-est
Daniele Natali, Maurizio Panseri - 13/12/2012
È la cascata più impegnativa
e spettacolare, l’ultima lunghezza è la più impegnativa ed è posta alla sommità
dell’ampio colatoio posto a destra, il primo che si incontra provenendo lungo
il sentiero dal rifugio. L’esposizione sud-est la lascia esposta al sole sino
alle prime ore del pomeriggio. Il colatoio si può presentare in ghiaccio vivo
con brevi salti più ripidi o coperti di neve e quindi decisamente più facile.
Discesa su abalakov e poi cordoni sulle piante sul lato destro (spalle a monte)
del colatoio.
ATTENZIONE –
I rischi oggettivi sono notevoli, dai pendii sospesi sopra la cascata si originano
grandi valanghe che percorrono tutto il colatoio che si deve risalire e poi il
canalone che precipita verso Valbondione. Non ci deve essere neve o deve essere
poca e ben assestata. Inoltre serve un periodo freddo e con isoterma bassa, in
quanto tutto ciò che si stacca dalle frange e dalle colonne percorre a gran
velocità il colatoio di accesso. Valutare attentamente le condizioni prima di
affrontare questa cascata e il suo colatoio d’accesso.
Grazie a Ennio Spiranelli "Grande Grimpe" e a Stefano Codazzi "Climbing Tecnology"
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Parte bassa: 1 - Calcifer; 2 - Vent'anni dopo |
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Parte alta: 1 - Calcifer; 2 - Vent'anni dopo; 3 - Il castello errante; 4 - L'urlo |
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