giovedì 22 febbraio 2018

#neve - Powder day

Columbus Lake in the Heart of Orobics Alps. Dirlo in inglese fa proprio fico, roba da veri freeriders altro che scialpinisti. L'altra settimana, Dan ed io, ci siano goduti un'immensa cavalcata tra la val Seriana e la val Brembana. La traccia in salita era quasi sempre da fare e le discese a volte sono state imbarazzanti, immensi pendii vergini dove pennellare in neve fresca curve di ogni tipo. Dopo i Twins Lakes, tra Onraf Peak e la Monks Valley, ritrovarsi a battere traccia sulle acque del lago Colombo - ops! - del Columbus Lake è stato qualcosa di magico. Quell'immenso spazio pianeggiante e bianco incastonato tra i ripidi pendii, quella bolla di solitudine e silenzio sospesa tra l'ombra e la luce, il suono della neve che cede sotto le spatole dei nostri sci e noi due soli a godere del privilegio di essere lì, in quell'istante ti sembra di sentire la montagna respirare. Anzi, ne sei certo, la senti respirare e allora ti fai piccolo piccolo e procedi con passo leggero sui tuoi sci.

#neve - E ti fai sci-volare

E poi c'è lo sci da fondo e gli infiniti modi per viverlo.
Puoi camminare con calma, posando lo sguardo su discreti dettagli, sulle candide cose che si svelano al passo.
Puoi correre coi muscoli tesi e il cuore che batte, godendo del freddo pungente che sferza il volto, dei riflessi di mille cristalli che ubriacano gli occhi.
Vite diversamente uguali si sfiorano, si incontrano e si fondono nel magico gioco di suoni e colori, nel mondo sospeso tra leggerezza e neve.
E tu spingi sui bastoncini.
E ti fai sci-volare.
E ti ritrovi felice, 
stanco alla fine.

#neve - Snowboard

Con una neve così bella ci tocca anche fare due curve con la tavola.
Negli anni 90 non c'era praticamente nessuno che faceva scialpinismo con lo snowboard. 
Ora incrocio sempre qualcuno con la split o con lo snowboard e gli scietti. 
Meno male che le cose cambiano e il tempo scorre, come scorre leggera la tavola di Giulia sulle nevi dell'Avert. 

#appunti - Percezioni

Entrare in uno spazio finito
e percepire l'infinito.
Colore e stupore.
Sentirsi piccini
mentre la luce 
espande i confini.

#neve - Fare la traccia


La montagna è candida
Nessuno è passato
A te l'onore
Di fare la traccia



giovedì 8 febbraio 2018

#neve - Bianca

"Sei il colore che non ho 
e non catturerò
ma se ci fosse un metodo 
vorrei che fosse il mio"
Bianca – Afterhours

L’altro giorno, per farmi perdonare delle mie dimenticanze e del noioso yo-yo fatto su e giù per le strade della valle, mi sentivo in dovere di portare Re Cardu a percorre una bella linea discesa. Ho puntato al Timogno sapendo già che saremmo andati oltre quella cima e avremmo proseguito sino sulla vetta del Benfit. Lì lo spallone e il versante nord-ovest ci attendevano ancora intonsi, lo speravo e così è stato. Anzi ciò che ho trovato è andato al di là di ogni aspettativa.
Superiamo la folla assembrata sulla vetta del Timogno, andiamo oltre seguendo l’esile traccia lasciata da tre sciatori, la visibilità non è un granché, è tutto lattiginoso. Giungiamo in vetta e gongolo tutto nel vedere le tracce dei tre che scendono sul versante verso sud, in direzione della baita Rigada. Sull’altro lato tutto è candido, immacolato. Una fascia di azzurro avanza da occidente, le nubi alte si sfilacciano e perdono consistenza, velature sempre più leggere si assottigliano e filtrano la luce, sino a lasciarla passare. Il sole è pallido ma i suoi raggi arrivavano di squincio a dare sempre più forma al susseguirsi delle nervature che scendono lungo il versante nord ovest. Si disegnano confini compiuti tra ombra e luce: sul fondo di ogni canale, sulla sommità di ogni cresta. Il canalone che parte sotto la vetta è perfetto, la linea d’ombra che effimera ne disegna l’incavo ci chiama. Aggiriamo il salto roccioso iniziale e ci lasciamo scivolare lungo la linea, seguendola ed inseguendola, tra luce ed ombra sulla distesa bianca
 — presso Spiazzi.

lunedì 5 febbraio 2018

#neve - Sotto gli occhi


Sotto gli occhi di tutti si mostra, ma si sa, lo sguardo è selettivo. Si vede ciò che si desidera o ciò che si teme. La osserviamo. Ci giriamo attorno, ci saliamo sopra. Il timore si scioglie e il desiderio ci fa saltare oltre la cornice. Dopo è solo neve, cristalli che si sollevano ad ogni curva in nuvole leggere.

50 #UNIMMAGINEDICEPIUDIMILLEPAROLE - Ai piedi dei giganti


Domenica 28 gennaio 2018, 09:01:06 – Pizzo Redorta

Ciao Maurizio, nessuna giornata è veramente sprecata.
Capita, a volte, di non riuscire nel proprio intento, ma che sarà mai un "arrivederci" saltuario?! 
Le levatacce sono ben poca cosa, in confronto all'arricchimento del bagaglio emotivo. Quella traccia, oggi troppo profonda, è restata incompleta, un serpente lunghissimo con la testa rivolta verso la Est del Redorta. 
Nella conca, nemmeno le perturbazioni scherzano, se altrove nevischia, lì nevica.
Oggi il Redorta mi ha mandato a casa, e mi sta bene, see you soon King.
Gabriele

Ciao Gabriele, oggi forse avremmo potuto insistere, oggi forse avremmo potuto infilarci nel canale e forse, nonostante il caldo e la neve fonda, saremmo anche arrivati in vetta, ma dopo avere battuto quella lunga traccia entrambi ci siamo trovati d'accordo che era troppo tardi e con quelle condizioni non avrebbe avuto senso continuare. Sapere rinunciare insieme e farlo consapevolmente e con il sorriso sulle labbra, continuando a godersi comunque la bellezza in cui si è immersi, non è poca cosa.
E mi trovi concorde che "Nessuna giornata è veramente sprecata" e tanto meno quella di oggi.
Grazie per avere condiviso questi attimi al cospetto dei Giganti, loro sono ancora lì e noi sappiamo che torneremo.
Maurizio

45 #PICCOLESTORIE – Quassù


Certi attimi ripagano ogni fatica, ogni levataccia, ogni stanchezza, ogni rinuncia.
Non importa se hai dormito pochissimo, non importa se ogni passo fatto e da fare costa fatica, non importa se la neve è fonda e sei lento.
Quassù questi attimi ci travolgono e noi li attraversiamo stupiti e senza parole, trovando il senso del nostro agire, del nostro essere qui.
Quassù poi accadono cose bizzarre, strane coincidenze, vite che si incrociano e s’intrecciano.
Oggi con Gabriele decidiamo di girare i tacchi e tornarcene a valle. Ma chi è Gabriele? Oggi è la prima volta che saliamo tra i monti con l'intenzione di legarci alla medesima corda. La scelta di inaugurare la nostra cordata, salendo la Est del Redorta, non è casuale. Proprio qui, il 14 dicembre 2013, su questa parete le nostre cordate si sono incrociate. Quella mattina all’alba, quando Daniele ed io entriamo nel Couloir dell’Erede, vediamo una cordata di alpinisti già in alto, alle prese con il tratto più ostico. All'uscita della via, poco distanti dalla vetta del Redorta, li raggiungiamo, qualche battuta sulla salita e ci presentiamo. Così conosco Gabriele. Lui e il suo amico proseguono verso la vetta, noi iniziamo a scendere. Da quel giorno non ci siamo più visti sino a quando, sabato 3 dicembre 2016, io e Daniele con il sorgere di un nuovo giorno entriamo nella Conca dei Giganti. La Est risplende nella luce del primo mattino, il sole è appena sorto alle nostre spalle, due alpinisti stanno sostando presso le sponde del lago di Coca sommerso dalla neve. Ci salutiamo velocemente, senza riconoscerci, e andiamo oltre. Ci infiliamo nel Canalone Tua e loro ci seguono. Sono in sosta nella nicchia, sotto il passaggio chiave della via, uno dei due alpinisti mi raggiunge, gli faccio spazio e attrezza la sosta. Ci salutiamo e scambiamo due battute, non lo riconosco ancora ma ho la netta sensazione di averlo già incrociato. Ed ecco che ad entrambi si accende una lampadina: “Ma noi non ci siamo già incontrati qualche anno fa, proprio su questa parete?” E ci ripresentiamo per la seconda volta, praticamente nel medesimo luogo.
Che belle, le coincidenze della vita. La salita procede lungo il budello di ghiaccio e neve, giunti in vetta ci salutiamo e, scherzando, ci diamo un appuntamento tra qualche anno ancora qui, nei canali che solcano la Est del Redorta. Invece poi ci ritroviamo in valle, passano i mesi e tra un messaggio e l’altro esce l’idea di tornare sulla Est ma questa volta per salire un canale insieme.
Ed oggi eccoci quassù al cospetto di questa montagna di luce.
Oggi la traccia termina all’imbocco del canale Meridionale, fa caldo, troppo caldo. La neve è fonda ed è già tardi. Noi fermi, gli zaini a terra, ci godiamo il calore del sole e la meraviglia che ci circonda. Riposiamo. Siamo d’accordo, oggi non è il caso di infilarsi nel canale. Rimettiamo gli zaini in spalla ed iniziamo a scendere. Ci voltiamo per un ultimo sguardo alla parete con la certezza che il giorno in cui ci legheremo alla stessa corda è solo rimandato. Quassù.
 — con Gabriele Stauffenberg Merel pressoPizzo Redorta.

venerdì 2 febbraio 2018

#APPUNTI - Basta poco

Una spruzzata di neve fresca. 
Un raggio di sole tra le nubi. 
Un pendio bianco come un lenzuolo. 
Un desiderio mai assopito. 
Un ricordo d'infanzia che torna da lontano. 
Un'ombra che attraversa veloce lo sguardo. 

Una cima solitaria ad accoglierti.
Basta poco, 

per varcare la soglia e sentirsi felici.

#neve - Andare oltre.

Dietro il costone ci sta la cima più frequentata dagli scialpinisti bergamaschi e non solo. Oltre il costone la ressa, il salotto, le chiacchiere, i saluti, il pendio tritato da centinaia di passaggi. Passare da lì è d'obbligo, incontri sempre qualche amico o conoscente. A me piace, è come compiere un rito laico e collettivo, attraverso cui ci si deve passare. O, per essere più prosaico, è un poco come andare al bar sport, trovi sempre qualcuno con cui fare due chiacchiere. Però ogni volta inizio a guardarmi attorno ed ogni volta mi meraviglio nel vedere le cime vicine e interi pendii intonsi, senza nessuna traccia. Quindi arriva il momento di andare oltre. Iniziare la discesa sul versante opposto, per poi ripartire verso cime neglette e solitarie. Riassaporare il piacere di fare la traccia, decidendo il come e il dove. Pregustare l'attimo in cui inizierai, con la prima curva, a ricamare quell'immenso pendio di neve vergine.
#verticalorme #snow #skialp #scialpinismo#monteavert #vallibergamasche
 — presso Spiazzi.