lunedì 5 febbraio 2018

45 #PICCOLESTORIE – Quassù


Certi attimi ripagano ogni fatica, ogni levataccia, ogni stanchezza, ogni rinuncia.
Non importa se hai dormito pochissimo, non importa se ogni passo fatto e da fare costa fatica, non importa se la neve è fonda e sei lento.
Quassù questi attimi ci travolgono e noi li attraversiamo stupiti e senza parole, trovando il senso del nostro agire, del nostro essere qui.
Quassù poi accadono cose bizzarre, strane coincidenze, vite che si incrociano e s’intrecciano.
Oggi con Gabriele decidiamo di girare i tacchi e tornarcene a valle. Ma chi è Gabriele? Oggi è la prima volta che saliamo tra i monti con l'intenzione di legarci alla medesima corda. La scelta di inaugurare la nostra cordata, salendo la Est del Redorta, non è casuale. Proprio qui, il 14 dicembre 2013, su questa parete le nostre cordate si sono incrociate. Quella mattina all’alba, quando Daniele ed io entriamo nel Couloir dell’Erede, vediamo una cordata di alpinisti già in alto, alle prese con il tratto più ostico. All'uscita della via, poco distanti dalla vetta del Redorta, li raggiungiamo, qualche battuta sulla salita e ci presentiamo. Così conosco Gabriele. Lui e il suo amico proseguono verso la vetta, noi iniziamo a scendere. Da quel giorno non ci siamo più visti sino a quando, sabato 3 dicembre 2016, io e Daniele con il sorgere di un nuovo giorno entriamo nella Conca dei Giganti. La Est risplende nella luce del primo mattino, il sole è appena sorto alle nostre spalle, due alpinisti stanno sostando presso le sponde del lago di Coca sommerso dalla neve. Ci salutiamo velocemente, senza riconoscerci, e andiamo oltre. Ci infiliamo nel Canalone Tua e loro ci seguono. Sono in sosta nella nicchia, sotto il passaggio chiave della via, uno dei due alpinisti mi raggiunge, gli faccio spazio e attrezza la sosta. Ci salutiamo e scambiamo due battute, non lo riconosco ancora ma ho la netta sensazione di averlo già incrociato. Ed ecco che ad entrambi si accende una lampadina: “Ma noi non ci siamo già incontrati qualche anno fa, proprio su questa parete?” E ci ripresentiamo per la seconda volta, praticamente nel medesimo luogo.
Che belle, le coincidenze della vita. La salita procede lungo il budello di ghiaccio e neve, giunti in vetta ci salutiamo e, scherzando, ci diamo un appuntamento tra qualche anno ancora qui, nei canali che solcano la Est del Redorta. Invece poi ci ritroviamo in valle, passano i mesi e tra un messaggio e l’altro esce l’idea di tornare sulla Est ma questa volta per salire un canale insieme.
Ed oggi eccoci quassù al cospetto di questa montagna di luce.
Oggi la traccia termina all’imbocco del canale Meridionale, fa caldo, troppo caldo. La neve è fonda ed è già tardi. Noi fermi, gli zaini a terra, ci godiamo il calore del sole e la meraviglia che ci circonda. Riposiamo. Siamo d’accordo, oggi non è il caso di infilarsi nel canale. Rimettiamo gli zaini in spalla ed iniziamo a scendere. Ci voltiamo per un ultimo sguardo alla parete con la certezza che il giorno in cui ci legheremo alla stessa corda è solo rimandato. Quassù.
 — con Gabriele Stauffenberg Merel pressoPizzo Redorta.

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