domenica 8 dicembre 2013

PICCOLE STORIE #8



Abdica e sii il re di te stesso
(Fernando Pessoa)

Anche solo per un attimo. Un attimo che duri un’eternità

La corda scorre tra le mani. Mentre assicuro la progressione dell’amico, riguardo la placconata di grigio calcare che ho appena salito. Ripercorro la sequenza dei buchi, i gesti, le incertezze e i timori, i brevi e infiniti viaggi tra una protezione e l’altra. Oggi ho fatto bene a prendermi un giorno di ferie, lasciare tutto e tutti, giù in fondovalle. Prendersi il tempo è un’impresa titanica, ma riprendersi il proprio tempo è indispensabile, e finalmente salgo tra le guglie di questa montagna, per staccare dall’eterno presente in cui tutti siamo quotidianamente immersi. Salgo e osservo le quinte dei monti che emergono dagli strati di nebbia, e lascio che il mondo continui la sua corsa, oggi non correrò con lui. Solo fermandomi mi rendo conto di questa affannosa rincorsa. Così concentrati sull’istante e occupati a cogliere ogni attimo, non ci accorgiamo che gli istanti, gli attimi non li stiamo cogliendo, ma solo sfiorando. Solo qui, solo ora, ne sento l’intenso profumo, l’intimo pulsare. I sensi si aprono su tutto ciò che mi circonda, eppure laggiù tutto continua a correre. Osservo il cielo di un blu profondo, tela su cui il volo dei gracchi disegna traiettorie uniche ed irripetibili. Con lo sguardo seguo il profilo della parete che si inarca verso il cielo, in una curva elegante e precisa. Il compagno, scomparso oltre lo strapiombo, è arrivato in sosta, sciolgo i nodi, le corde vanno in tensione, e inizio a scalare. Ora è impossibile sentirsi incalzati e preoccupati di non arrivare in tempo per cogliere l’attimo successivo. Non mi resta che cogliere questo attimo e tenermelo stretto, ora non lo lascerò andare sino a quando non l’avrò vissuto sino in fondo. Arrampico lungo il pilastro, poco dopo abbandono la roccia calda per immergermi nella zona d’ombra, il freddo mi avvolge, mi entra dentro. Il tempo scorre lento, ne assaporo ogni secondo. Nel mentre, laggiù in fondo alla valle, un flusso continuo di fatti e notizie, a volte di sole chiacchiere, scaturisce incessante dai media e viene amplificato dal web. Ma ora, qui tra le pieghe della montagna, non è importante. I giornali, la tv, il pc, il tablet e lo smartphone, sono restati laggiù, dove le nebbie invadono la pianura e si insinuano nelle vallate. Non sento alcuna urgenza di sapere, nessuna ansia mi coglie, al mio rientro, se vorrò, questi strumenti risponderanno alle mie domande, ad ogni mia curiosità. Riemergo nel sole e arrivo in sosta godendone il tepore. La roccia è superba e obbliga ad una scalata elegante, ogni movimento deve essere misurato. Tanti sono gli appigli e gli appoggi, non tutti servono, è obbligatorio fare delle scelte per individuare la giusta combinazione che ci permetterà di salire. Quindi non tutto è importante e pochi sono gli appigli giusti da utilizzare. Ugualmente, quando torneremo a valle, soffermiamoci solo sull’essenziale e su ciò che è prioritario per noi. Fissiamo un capo delle corde alla sosta e le lanciamo nel vuoto, iniziamo a scendere. Tornati a terra, sfiliamo l’ultima doppia e riponiamo il materiale nello zaino. Ci sediamo nell’erba ai piedi della parete e chiacchieriamo. Poco dopo ci incamminiamo verso valle, soddisfatti e sempre più convinti che sia doveroso sapersi fermare e prendersi il tempo per dedicarsi intensamente ai propri amori, alle proprie passioni. Una pausa necessaria in cui fare selezione, ordine e, come uno scultore, procedere nel togliere il superfluo dal blocco di marmo per farne uscire le forme nascoste. Tornati a valle cercheremo di non farci travolgere e di porre sempre attenzione alla qualità del nostro vivere, concentrandoci su ciò che veramente ci emoziona e ci fa stare bene. Mentre riponiamo gli zaini nel bagagliaio, i nostri sguardi si alzano un’ultima volta verso le bastionate di calcare avvolte dalle tinte del tramonto. Fermarsi e riprendersi il tempo è un piacere che dovremmo concederci sempre più spesso, per tornare ogni volta con più energia nel flusso degli eventi.

Scarica il PDF - Le alpi orobiche n 86 - dicembre 2013

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