Ieri è stata una giornata speciale,
anzi una mattinata speciale. A due passi da casa ho trovato una
sorpresa. Strano, ero esattamente sulla montagna più frequentata della
valle, quella che ho salito centinaia di volte in tutte le ore del
giorno e della notte, con tutte le condizioni meteo e di neve. Eppure,
ieri mattina, a me è apparsa come nuova, come se qualcuno aavesse dato
una mano di fresco. Mi sembrava di essere in Canada, anche se in Canada
non ci sono mai stato, ma me lo immagino così, forse per le foto che ho
visto sulle riviste. Però a me, la mia montagna, ieri mattina sembrava
molto più bella di quelle delle foto viste nelle riviste. Lei era lì,
sotto il mio sguardo, affascinante. Lei si lasciava accarezzare dai miei
scietti, lungo la salita, e dalla mia tavola, in discesa.
All'ombra, praticamente solo, sono salito sulla sua cima per la prima
volta. Ho goduto mentre solo mi preparavo per la discesa e osservavo il
candore cangiante delle meravigliose sculture di quel grande artista che
è il vento. Ho goduto nel vedere la Regina smaltata di neve e ghiaccio,
stupendamente incorniciata dai sastrughi. Ho goduto scendendo sino al
colle, veloce, velocissimo, con la mia tavola che sollevava nuvole di
polvere bianca. Sono ripartito e mi sono incolonnato tra le decine di
scialpinisti che con l'arrivo del sole, allegramente puntavano alla
cima, divenuta nel frattempo una piazza gioiosa. In silenzzio ho
cambiato l'attrezzo e via. Una traccia solitaria scende lungo la
dorsale, sul margine del canale di valanga, non resisto, la seguo.
Raggiungo il buongustaio, dotato di due sci corti e decisamente larghi, e
insieme scendiamo tra gli ontani sino alla traccia di salita nel bosco.
La stanchezza inizia a farsi sentire, ma nel mentre passa un amico: il
Tappa, al secolo Michele Tapparello.
Un segno mandato dalla mia montagna, che mi vuole nuovamente in cima.
Riparto e chiacchiero con Michele. La salita scorre via senza problemi,
facciamo pure amicizia con un ragazzo che sta salendo con una
splitboaard, ci presentiamo: piacere Graziano Martinelli.
Con lui e Tappa, dopo essere giunti in vetta, mi godo un'ultima
stupenda discesa, sui versanti della mia montagna. Un luogo a pochi
passi da casa, tra boschi da favola e paesaggi candidi. La mia montagna,
si proprio lei, che sa ogni volta stupirmi e alla fine, lasciarmi
andare ed aspettarmi per il prossimo appuntamento, con il sorriso
stampato sulle labbra e i suoi riverberi negli occhi.
Grazie alla mia montagna per questa giornata speciale.
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