giovedì 26 dicembre 2013

PERCHE' SCRIVO?



Matilde mi pone questa domanda e con piacere le rispondo.
Ne nasce così un articolo che finisce dritto dritto, all'antivigilia di Natale,
nel sito "Coaching Time"
... è da quasi 12 ore che siamo in movimento, il sole sta per tramontare, e ancora 2 ore di marcia ci attendono. La fatica morde i muscoli. Abbiamo coperto distanze, abbiamo attraversato mondi di rocce, nevi e ghiacci, viaggiando tra le pareti del gigante orobico "Il Re". Abbiamo vissuto dei nostri movimenti e dei nostri sguardi ... forse ne nascerà una storia ... è qui in questi mondi sospesi che mprende forma il desiderio di raccontare.

Perchè scrivo?
“Semmai ti suggerirei di sostituire la domanda: "perchè scrivo?" con la domanda: "cosa mi spinge a scrivere?" e: "che significato ha per me la scrittura?" mi disse Matilde. Al momento me ne stetti zitto, nella mia testa quelle domande stona vano, ci ho pensato ed ora so cosa rispondere “Cara. Già nella domanda, possiamo trovare la risposta”.
Domande che hanno come incipit: “cosa mi spinge a” o “che significato a” presuppongono un elaborazione progettuale. Ovvero una fase propedeutica e preparativa che mi è lontana anni luce e che nulla a che vedere con quell’attimo unico e istintuale in cui nasce l’idea, in cui, come un animale, fiuto la traccia, sento che è mia e la seguo. Poi, dopo, stringendo la preda tra i denti, sporco e stanco, madido di sudore e con l’adrenalina ancora in circolo, a volte, ma solo a volte, mi chiedo il significato di tutto questo e con raziocinio indago sul cosa mi ha spinto a farlo. Ma all’inizio è solo istinto senza premeditazione né mediazione. Quindi ora esiste semplicemente una domanda: “perché scrivo?” ed è giunto il momento di dare una risposta o perlomeno di provarci.
Perché scrivo? Forse perché in certi attimi il sentire è così potente. Forse perché certe volte mi sento come un vaso colmo. Forse perché mi illudo di potere regalare, con i miei neri, l’eco della bellezza che a volte mi travolge come un’onda. Allora scrivo, devo scrivere. Tutto nasce sempre da un’azione, dal corpo che attraversa uno spazio, dal respiro che preleva aria dall’atmosfera, dal cuore che pompa sangue in ogni parte del mio essere, dai muscoli che compiono uno sforzo, dai sensi spalancati sul mondo e dalla mente che libera vaga. Come un animale annuso l’aria  e seguo la traccia, ma come una spigolatrice scruto il terreno e raccolgo i semi caduti tra le stoppie e le zolle. Già durante l’azione, le emozioni si trasformano in parole, a volte le cerco, le parole, le soppeso e le metto in fila una dopo l’altra, nel tentativo di descrivere a me stesso ciò che mi circonda, ciò che sento. Parole e frasi si accumulano e rimbalzano nella testa, se mi piacciono, se hanno un bel suono, vengono riposte in un angolo. Nel frattempo il corpo lavora e fatica. mentre il paesaggio si sgrana attorno a me, si apre, mi avvolge e si richiude alle mie spalle, Fisso un punto avanti ed io non sono ancora lì, guardo un punto indietro e lì non ci sono più. Poi tutto finisce e al rientro c’è sempre, o quasi, un attimo in cui il desiderio di scrivere mi travolge, con piacere mi abbandono alla sua forza. Inizio a ripescare i frammenti che ho accantonato, a ricomporli, a cercare e dare un senso. Scrivo per me stesso e non solo. Scrivo per fissare nel nero dell’inchiostro o nella bianca luce di uno schermo ciò che sento, per mettere ordine nella ridda di sensazioni accumulate, nel caos delle emozioni vissute. Come se tutto questo servisse, per confermare a me stesso, d’averlo veramente vissuto. Come se la scrittura mi servisse a trattenere e non perdere piccoli tesori che altrimenti mi lascerei lungo il cammino, senza più alcuna possibilità di riprenderli e portarli con me. Scrivere quindi è dare compimento a una pulsione che potente si manifesta, un’urgenza prima fisica che mentale, più istintuale che meditata.
Nascono così infinite Piccole Storie da condividere.

Grazie a Matilde Cesaro e al web-site www.coachingtime.it

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