Giovedì la giornata era perfetta. Perfetta per andare a fare visita alla Regina e salutarla come si deve. Prima che lei, la Regina, si abbandoni al riposo invernale. Prima che noi, i suoi spasimanti, con l'arrivo dell'inverno, iniziassimo a cullare il desiderio di giocare sulla sua nord avvolta dal gelo.
Il cielo era terso e di un blu profondo, la roccia calda e piacevole al tatto, nelle zone d'ombra il freddo era in agguato. L'aria tiepida e trasparente regalava profondità uniche e le velature nei fondovalle e sulla pianura creavano giochi di quinte degne del migliore teatro. I colori dell'autunno ci hanno accompagnato per l'intera giornata, dall'alba al tramonto. Noi abbiamo colto l'occasione. Dan mi ha accompagnato a ripetere la sua ultima creazione. Lui e Stefano hanno cesellato un altro piccolo gioiello. La roccia è perfetta e dopo i primi due tiri con difficoltà contenute, si continua su difficoltà più alte ma non estreme, anche se la differenza la fa la chiodatura rarefatta e la necessità di sapersi proteggere con tricam e frend. Ho seguito Dan lungo questa serie di pilastri, faticando non poco e meravigliandomi della bellezza dei movimenti e dell'impegno psicologico che è richiesto al primo di cordata. In questi casi, dove mi ritrovo sovente appeso ad una corda, mi torna spesso alla mente un gustoso racconto di Andrea Gobetti in cui, dopo avere ripetuto Lucertola schizzofrenica, legato alla corda di Manolo, si spertica "L'elogio al secondo di cordata". Sorriso, scalo e comunque sia mi godo totalmente questi intensi momenti verticali e i soliti, sempre meravigliosi, panorami, che si aprono sotto i nostri piedi. Veloci scendiamo in corda doppia e al cospetto della Regina, riposiamo scaldati dal sole del pomeriggio. A farci compagnia solo il volo dei gracchi e il soffio del vento. Con calma ci incamminiamo verso valle. Alla Cassinelli, ci voltiamo ancora una volta per un silenzioso saluto a lei, la Regina.
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