Lo seguo, questa è casa sua, qui conosce ogni angolo, ogni
anfratto. In punta di piedi, all’alba, entriamo nel grande catino avvolto
dall’ombra gelida. Camminiamo. La neve scricchiola sotto la suola degli
scarponi mentre il respiro soffia leggero tra i monti, sfiora le rocce, scalda
i ghiacci, scioglie neve e, là in alto, risplende nel sole. È ancora autunno ma
l'aria profuma d'inverno e della sua essenza.
Due chiacchiere e qualche risata ci accompagnano in fondo alla piana, mi mostra ogni linea salita negli anni e sono tanti i momenti verticali vissuti tra le pieghe di queste montagne. Ci prepariamo, lo vedo partire seguendo il cammino di ghiaccio che si incunea tra le rocce. Lo seguo, lo perdo di vista, ma ad ogni risalto mi aspetta, due parole un sorso di the e si riparte. La corda è sul fondo dello zaino, nel suo parco giochi non serve. Siamo soli ed usciamo sul pendio mediano, dove passa il sentiero estivo, sopra le nostre teste, a sinistra, una bella bastionata rocciosa si erge sino alle creste che conducono in vetta. La osservo. Lo osservo. Vedo il suo sguardo volare e percorrere quelle rocce, ne scruta ogni fenditura, ogni piccola balza, ogni punto debole, ogni frangia di ghiaccio. Mi mostra dove è già salito e dove sarebbe possibile salire. Stiamo giocando e non è importante sapere se qualcuno è già passato da lì e, dopo il nostro passaggio, non sarà importante lasciare una tracci, sapere dove e come siamo saliti. Basteranno queste parole e queste immagini, la neve ed il gelo faranno il resto, cancellando le nostre orme restituendo quel mondo alla sua origine.
Due chiacchiere e qualche risata ci accompagnano in fondo alla piana, mi mostra ogni linea salita negli anni e sono tanti i momenti verticali vissuti tra le pieghe di queste montagne. Ci prepariamo, lo vedo partire seguendo il cammino di ghiaccio che si incunea tra le rocce. Lo seguo, lo perdo di vista, ma ad ogni risalto mi aspetta, due parole un sorso di the e si riparte. La corda è sul fondo dello zaino, nel suo parco giochi non serve. Siamo soli ed usciamo sul pendio mediano, dove passa il sentiero estivo, sopra le nostre teste, a sinistra, una bella bastionata rocciosa si erge sino alle creste che conducono in vetta. La osservo. Lo osservo. Vedo il suo sguardo volare e percorrere quelle rocce, ne scruta ogni fenditura, ogni piccola balza, ogni punto debole, ogni frangia di ghiaccio. Mi mostra dove è già salito e dove sarebbe possibile salire. Stiamo giocando e non è importante sapere se qualcuno è già passato da lì e, dopo il nostro passaggio, non sarà importante lasciare una tracci, sapere dove e come siamo saliti. Basteranno queste parole e queste immagini, la neve ed il gelo faranno il resto, cancellando le nostre orme restituendo quel mondo alla sua origine.

La photogallery - IMMAGINI DELLE ORME
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