Mick Fowler in camicia |
17 novembre 2012 - Da anni non venivo a scalare in Medale.
Ora sono qua in sosta, nel punto in cui la via Saronno 87 si stacca dalla via
Anniversario. Siamo in due: io che non parlo inglese e Mick che non parla
italiano, nonostante questo futile dettaglio passiamo il tempo a cercare di
dirci qualcosa, non importa cosa, ma qual cosa si riesce a dire tra parole
incomprese, gesti, sguardi e sorriso. Un dialogo surreale punteggiato da
risate. Nel mentre do corda a Tito, che sale, e di tanto in tanto gli chiedo la
traduzione di qualche parola. La situazione è divertente e comica. Mick mi
mostra come attrezzare una sosta con un solo moschettone e con l’aggiunta di
una piastrina come assicurare i secondi di cordata. Marco e Andrea salgono ma
non sono tanto convinti della bontà del sistema. Però se lo fa Mick ed in Inghilterra
fan tutti così, andrà sicuramente bene. Strano a dirsi ma né Marco né Andrea
sono desiderosi di testare il sistema, li incitiamo a saltare sulla corda, ma
ci rispondono simpaticamente di …
Mick Fowler e Marco Anghileri |
Mick si fa ancora un paio di tiri e poi va in testa Marco. Andrea inizia a
rilassarsi. Io e Tito ci alterniamo da capocordata e apriamo la strada
all’allegra comitiva. Ci sono attimi in cui ci troviamo, più o meno, tutti in
sosta o nei paraggi, in quel frangente non si sprecano battute e risate.
Inglese o italiano poco importa e nemmeno mi importa più di capire tutto ciò
che si dice, c’è un altro livello di comunicazione che passa buone vibrazioni
tra tutti, stiamo scalando, siamo rilassati e ci stiamo divertendo.
Solo qualche settimana fa per me: Mick Fowler, era solo un nome, non un mito ma certamente un riferimento per il mio modo d’intendere cosa è Alpinismo. Poche e-mail sono sufficienti per invitarlo a Bergamo e per avere il suo OK, poi parte per la sua abituale spedizione su montagne inesplorate, da salire in stile alpino. Quest’anno è tornato a casa con una linea impressionante per la sua bellezza ed eleganza: The Prow allo Shiva, nove giorni in completa autonomia. Solo lui e l’amico Paul Ramsden sulla montagna, sette giorni per salire e due per scendere.
Solo qualche settimana fa per me: Mick Fowler, era solo un nome, non un mito ma certamente un riferimento per il mio modo d’intendere cosa è Alpinismo. Poche e-mail sono sufficienti per invitarlo a Bergamo e per avere il suo OK, poi parte per la sua abituale spedizione su montagne inesplorate, da salire in stile alpino. Quest’anno è tornato a casa con una linea impressionante per la sua bellezza ed eleganza: The Prow allo Shiva, nove giorni in completa autonomia. Solo lui e l’amico Paul Ramsden sulla montagna, sette giorni per salire e due per scendere.
Tito Arosio |
Incredibile ora lui è qui, tranquillo e rilassato che scala
con noi in Medale, si diverte, ci divertiamo. Lo guardo e mi impressiona questa
semplicità, questa capacità di godere di ogni cosa, di ogni attimo, di ogni
incontro e di ogni momento verticale che gli si offre. Mick conosce già Marco e
Andrea, ma io e Tito siamo due emeriti sconosciuti che lo hanno invitato per
una serata; eppure è come se ci conoscessimo già.
La “normalità” delle
imprese straordinarie è il sottotitolo del suo libro, mi viene da dire che
è così anche nella vita di tutti i giorni, uno straordinario alpinista che sa
vivere la “normalità” della vita che ogni uomo affronta giorno dopo giorno.
Mick per le sue salite e per alcune in particolare ha avuto riconoscimenti
prestigiosi nel mondo alpinistico, eppure è lontano anni luce da certi
atteggiamenti da Star tipici di
alcuni alpinisti sia nostrani che stranieri. Ora lui è qui e questa sera ci
parlerà del suo Alpinismo, ma adesso vuole scalare con noi, non gli interessa
se la via è chiodata o non è chiodata, se è lunga o corta, se è facile o difficile.
Tutto questo è secondario. Ho la sensazione che a Mick ciò che veramente
interessa è condividere le sue esperienze i suoi pensieri e fare un raccolto
delle riflessioni altrui. Tito è entusiasta e il confronto tra i due mondi,
quello del Club Alpino Italiano e dell’Alpin Club Britannico, di cui Mick è
presidente, ci dona tanti spunti per riflettere e per comprendere dove sta
andando il nostro e il loro alpinismo e di come, soprattutto i giovani,
potrebbero trarre vantaggio da uno scambio continuo tra queste due associazioni.
Mentre scaliamo, facciamo notare a Mick che è veramente elegante. Il giorno
prima nel tardo pomeriggio è uscito dall’ufficio delle imposte inglese, dove
lavora, e si è recato in aeroporto, dove si è imbarcato per Bergamo. La camicia
bianca che aveva ieri è la stessa che ha oggi sotto la felpa. Siamo all’uscita
della via e lui se la ride sornione, abbassa la cerniera per aggiustarsi il
colletto della camicia e, aggrappandosi a due ciuffi d’erba, ci chiede di
scattare una foto a testimonianza di tanta eleganza. Marco se la ride alla
grande dicendo “Che spettacolo!”, Tito sorride pensando a tutto quello che Mick
gli ha raccontato. Io, mentre colgo quelle immagini, mi godo il panorama su
Lecco e i riflessi del sole sul lago velato da foschie e vapori. Manca
qualcuno. La voce di Andrea arriva da sotto: “Cordaaaaaaaaa!!!!”. Marco
esclama: “Oh Signur! Ci siamo dimenticati il Marco”. Tutti scoppiamo in una
risata, anche Mick se la ride. Inglese o italiano non cambia nulla, siamo tutti
sulla medesima lunghezza d’onda. Andrea sbuca dal basso e noi ce la stiamo
ancora ridendo, ci guarda e ride anche lui. Sistemiamo il materiale e iniziamo
a scendere. Con Tito e Mick dobbiamo rientrare veloci a Bergamo, per farci una
doccia ed essere puntuali per l’inizio della serata della rassegna IL GRANDESENTIERO. Mentre scendiamo continuo a pensare a questi due termini “straordinario”
e “normale”, parafrasando il sottotitolo del libro di Mick, se dovessi
riassumere questa giornata e l’incontro con Fowler in una frase, mi verrebbe da
dire: “La straordinarietà di una salita normale”.
Alcuni grandi alpinisti sanno essere anche grandi uomini, così con leggerezza ed ironia e fare diventare straordinario ogni attimo del proprio vivere quotidiano.
Alcuni grandi alpinisti sanno essere anche grandi uomini, così con leggerezza ed ironia e fare diventare straordinario ogni attimo del proprio vivere quotidiano.
Mick Fowler e Piermario Marcolin |
Vorrei ringraziare: Mick Fowler per avere accettato il
nostro invito, Tito Arosio per la disponibilità e l’energia profusa, Marco
Anghileri per la sua solita simpatica compagnia, Andrea Gaddi editore di Alpin
Studio per avere nella sua collana i libri di Fowler, Luca Calvi infaticabile
traduttore che ci ha coaudiavati durante la serata, Piermario Marcolin presidente
del CAI di Bergamo per averci dato l’opportunità di avere Fowler nostro ospite,
Alberto Valtellina di LAB80 ancora una volta compagno d’avventura per IL GRANDESENTIERO 2012.
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