giovedì 22 settembre 2016

#12 UN'IMMAGINE DICE PIU' DI MILLE PAROLE

Sabato 3 ‎settembre ‎2016, ‏‎13:27:36 – Presolana – Parete Nord – via 12 anni di Albani (L6)

Questa estate non poteva scivolare via senza di lei, senza accarezzarne la pelle di pietra, senza farsi cullare dai suoi vuoti e dai suoi silenzi, senza godere della bellezza irripetibile di certi attimi sospesi che solo con lei si possono vivere. Ho atteso questo inizio di settembre per farle visita, ho atteso un amico con cui legarmi, e ieri è giunto il momento desiderato. Il ripido sentiero ci ha condotto oltre il bosco e i pascoli e lei, imponente ed ombrosa, ci ha accolto nella conca del Polzone. Il suo scudo di pietra ci sovrasta e non ci sta tutto in un solo sguardo. Lei, la Regina, muta si ritaglia il suo spazio nel cielo. Mi piace pensare che ci attenda.
Cerchiamo la nostra linea e la troviamo lì a solcare l’immenso strapiombo rossastro sino a serpeggiare nel grigio del bastione sommitale, gli occhi scrutano e il pensiero vaga tra i ricordi. Alla mente torna il sorriso di Roby, l’amico che per primo l’ha vista e poi l’ha percorsa, regalandocela. Risaliamo i ghiaioni basali e iniziamo a scalare, saliamo e il vuoto attorno a noi diventa incredibile come incredibile è potere seguire quel concatenarsi di appigli ed appoggi, fessure e placche che ci permettono di percorrere i cinquecentoquarata metri di questa via. Lentamente si scala e si sale, facendo i conti con le proprie paure e la fatica. Attentamente si ascolta il mondo fuori e dentro di noi per decodificarne i messaggi e capire se quello è il gesto migliore, l’esatto appiglio da usare, la giusta sequenza di movimenti per superare la difficoltà che ci attende, metro dopo metro. Dopo l’ascolto arriva il momento della scelta, quella che ordina al tuo corpo di muoversi, quella che valuta e tiene a bada le tue paure, quella che ti fa procedere verso l’alto, mentre il chiodo vicino si allontana sotto i tuoi piedi e quello lontano lentamente si avvicina ai tuoi occhi; mentre l'acido lattico gonfia i tuoi avambracci e, come un mantra, ti ripeti che ce la fari a tenere tutti quegli appigli, anche i più piccoli; mentre l'adrenalina scorre in tutto il tuo corpo e le paure se ne stanno buone da qualche parte. Ieri l’abbraccio della Regina ci ha accolto e ne abbiamo approfittato, immergendoci nella sua verticalità. Sospesi sull’abisso abbiamo goduto della bellezza, semplicemente, concentrati solo sul nostro salire.
#unimmaginedicepiudimilleparole

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