UN VITA, IN SOLI
TRENTAPASSI
"Penso che la montagna, per chi come noi la ama, non
faccia che amplificare il nostro stato d'animo, la gioia e la felicità quando
si è contenti, la tristezza e la nostalgia quando si è abbattuti. Ma se non si
è predisposti a vivere questi momenti, le cime, i boschi, i sentieri, le rocce
o la neve sono muti e sembrano non volerti più accettare e capire."
(Roberto Ciri)
Ci siamo da poco incamminati verso la nostra meta, i passi
scandiscono il tempo e il cammino si intreccia alle parole. “Sono nato a Foligno nel 1968 e nella mia
famiglia non vi era alcuna tradizione di montagna. – così esordisce Roberto
- Da ragazzo, se escludiamo un paio di
passeggiata con mio padre, le montagne erano solo un mondo rappresentato nelle
cartoline. Non immaginavo minimamente che si potessero salire per raggiungerne
la vetta”. Le sue parole mi incuriosiscono e sono una premessa decisamente
interessante per la nostra intervista in cammino. per conoscere lui e la sua
grande passione che lo ha portato tra i monti e a creare e fare crescere i progetti
web www.vienormali.it e www.3000dolomiti.it. Così continua: “Era il 1990, avevo 22 anni quando,
universitario a Padova, ho scoperto che le montagne si potevano salire e
scalare. Ho iniziato in Dolomiti e nelle Prealpi Vicentine, solo quando la
passione per la montagna aveva ormai Intaccato in modo irrimediabile l’animo,
sono tornato negli Appennini per esplorarli soprattutto nella stagione
invernale.”
Roberto ha al suo attivo la salita di oltre 400 cime ma ciò
che rende interessante ed unica la sua attività è il fatto di avere messo a
disposizione il suo bagaglio di conoscenza, in modo preciso ed efficace, sia nel
mondo del web che, più recentemente, in un progetto editoriale ricco e articolato.
La sua professione nel campo dell’informatica, come
consulente nel settore del web marketing per aziende e per professionisti, unitamente
all’amore per la montagna, gli ha fornito strumenti idonei a strutturare un
sito che ad oggi è di assoluto riferimento per gli appassionati di montagna in
cerca di informazioni sulle vie normali delle Alpi, degli Appennini e delle
isole.
“Le vie normali sono
da sempre una passione sia in termini escursionistici che alpinistici. In
questa ricerca non sono interessato all’estremo in termini di difficoltà e
impegno tecnico – e continua – ma ad
una ricerca storica che mi porti ad una maggiore conoscenza della montagna.
Ripercorrere i medesimi luoghi dove la storia dell’alpinismo e quella locale hanno
preso forma è affascinante. Questi luoghi raccontano, se li sai osservare e
interrogare con curiosità e attenzione.”
Quando si parla di vie normali solitamente il pensiero va
alle vie di salita delle grandi montagne, dalla normale al Monte Bianco a
quella del Cervino, ovvero alla linea più semplice per giungere sulla vetta di
una montagna difficile. Nella realtà anche la montagna più semplice ha la sua
via normale di salita, non per forza si deve essere alpinisti. Per raggiungere
la cima di moltissime montagne basta essere escursionisti con tanta voglia di
camminare e la curiosità di scoprire nuovi orizzonti. Per questo motivo oggi
non ci troviamo lungo una via normale di una grande montagna, tra ghiacciai
tormentati o su una cresta sospesa nel vuoto, ma stiamo percorrendo il facile
sentiero che ci porterà sulla vetta della Corna Trentapassi.
Lentamente saliamo, sul limitare del bosco si intravede la
croce posta sul culmine e non posso non chiedergli cosa significa questa montagna
per lui. “La cima della Corna è un bel
punto in cui appollaiarsi, rimanere lassù a guardare il panorama e pensare un
poco.” Roberto torna spesso su questa montagna in ogni stagione e in ogni
ora del giorno e della notte, per una veloce corsetta, quando il tempo è
tiranno, o per godersi il tramonto. Le vie normali, mi racconta, sono almeno
tre. La breve e semplice salita da Cusato, in comune di Zone, l’impegnativo
sentiero attrezzato con tratti di ferrata che percorre, partendo da Toline, la
spettacolare cresta nord, oppure il sentiero che sale da Vello e che ormai è
diventato il classico percorso della Vertical Race. Insomma la Corna
Trentapassi è una montagna che offre una bella scelta di vie normali, una per
ogni versante, e con infinite varianti e raccordi. Sicuramente su questi sentieri
non si è definita la storia dell’alpinismo ma una storia fatta dalle persone
semplici che sulle sue pendici hanno vissuto, allevando il bestiame e tagliando
il bosco, e dalle numerose piccole storie fatte di emozioni e di un vissuto che
ogni escursionista ha potuto assaporare durante la salita. I ricordi di
Roberto, quelli che lo legano a queste creste, sono infiniti. “Quando giungi dal lungolago la Corna sembra
una piramide compatta che affonda le sue radici nel blu profondo delle acque
del lago. Poi inizi a salirla e a conoscerla, ad esplorarla e a restarne ogni
volta stupito. Ne percorri le creste e le valli, i boschi e le praterie, piano
piano ti rendi conto che l’immagine monolitica che avevi si frammenta, come in
un caleidoscopio, in infiniti mondi, ognuno con le sue peculiarità e le sue
caratteristiche.”
Mentre colgo l’emozione che vibra nel suo racconto ci
avviciniamo alla cima, dove tutto converge nello spazio ampio della vetta. In
silenzio percorriamo l’ultimo tratto e al cospetto della croce ci fermiamo. Lo
sguardo spazia in ognidove per finire sempre con il perdersi a scrutare le
increspature e i riverberi della acque del lago. In quelle acque le ripide
pendici della nostra montagna si inabissano e da quelle acque, la montagna
stessa, prende slancio ed energia per proiettarsi verso il cielo. Durante la
sosta Roberto continua a spiegarmi il perché di questo progetto. “Lungo le vie normali, quelle semplici ma
non conosciute e relazionate, su cui non vi è alcuna traccia, sei obbligato a
pensare nel medesimo modo dei primi salitori. Si torna un poco pionieri
cercando il percorso più logico lungo il versante. Tutto ciò mi affascina, siamo
nell’era del digitale ma restano ancora spazi da esplorare, a condizione che ci
si ponga nel giusto stato d’animo e con il desiderio di lasciarsi stupire”.
Dalle sue parole e navigando in rete scopro che il sito Vienormali.it
è partito dalla passione diventando un progetto e in parte anche un lavoro. Roberto
ha iniziato nel 2005 mettendo a disposizione, in un data base chiaro e facile
da navigare, le sue oltre 200 relazioni. Da allora, in oltre 10 anni, si è
costituito un bel gruppo di alpinisti/escursionisti che lo hanno affiancato nel
lavoro e, sulla base di regole chiare e condivise, caricano le loro relazioni. Ad
oggi sono circa 2900 le cime toccate, oltre 2500 le vie normali, 200 le vie di
roccia, 150 le ferrate e 20 le vie di ghiaccio descritte. Negli ultimi anni è
partito pure un progetto editoriale con “Idea Montagna – Editoria ed Alpinismo”
che lo ha portato, in collaborazione con altri amici, a pubblicare ben sei guide,
dedicate alle montagne lombarde e alle Dolomiti, mettendo a frutto il ricco
bagaglio di conoscenza e informazioni di cui dispone.
Il tempo passa ed è giunta l’ora di scendere, Roberto parla
in modo pacato e nel contempo determinato. “Sono
26 anni che vado in montagna e la passione e la motivazione restano le medesime.
Tanti sono i cantieri in corso e i progetti per il futuro.” Prima di
incamminarci gli chiedo se c’è una via normale che sente più sua o lungo la
quale ha vissuto qualcosa di particolare e indelebile. “Molte son le vie normali a cui son legato e non saprei sceglierne una
in particolare, ma ciò che amo di più è un sentiero e non una via normale, il
sentiero da San Liberale al Pian della Bala sul Monte Grappa nelle prealpi
Vicentine, quello è stato il mio primo sentiero percorso, era il 1990 e lì è
nata la passione da lì ha avuto inizio il mio essere uomo di montagna. Da quel
giorno non mi sono più fermato.” Ora tace e il silenzio ci avvolge, lo
osservo mentre il suo sguardo accarezza la superficie del lago e si perde nelle
sue profondità.
Pubblicato su "OROBIE" - 2016
Per conoscere Roberto Ciri www.vienormali.it
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