giovedì 22 settembre 2016

#14 UN'IMMAGINE DICE PIU' DI MILLE PAROLE

Sabato 17 ‎settembre ‎2016, ‏‎18:22:37 – Jesolo – Spiaggia del Faro
Le onde si frangono sulla spiaggia e la salsedine in sospensione impregna l'aria. Zaffate d'aroma resinoso cascano dalle ampie chiome dei pini domestici. Le ultime bagnanti abbandonano le sdraio e lasciano, delle creme solari, scie di appiccicoso profumo. Respiro tutto mentre il sudore ricopre la pelle. Ingordo respiro mentre le gambe spingono regolari sul lungomare. Sento scricchiolare la sabbia sotto le suole. Geometrie perfette di ombrelloni chiusi, mutevoli sfrecciano alla mia sinistra. Una muraglia scomposta di alberghi svetta oltre le chiome dei pini e lenta scorre alla mia destra. Tra i due sipari lo sguardo è calamitato da quel cilindro verticale ed elegante che si erge solitario in fondo alla spiaggia. Mi hanno sempre affascinato i fari, luoghi di confine. Punti in cui la terra lascia spazio alle acque o le acque alla terra? Punti in cui qualcosa accade, dove le paure si scontrano con le curiosità, dove si deve trovare un equilibrio e dove il limite può diventare occasione di incontro e conoscenza. Punti di svolta. Vado oltre e costeggio il fiume Sile, gli edifici si sgranano nel verde della campagna e della laguna. Procedo sull'alzaia e l'acqua è in ogni dove, salmastra e apparentemente immobile. Attraverso nugoli di insetti che si appiccicano sulla pelle sudata. Dai canneti salgono versi di uccelli a me sconosciuti. L'involarsi di un airone mi fa trasalire. Per un tratto bianche garzette volano sopra il pelo dell'acqua, nella mia stessa direzione, alla mia stessa velocità. Questi sono esattamente quei momenti che danno un senso alla fatica, come un premio inaspettato. Poi mi abbandonano puntando verso il centro della laguna che si stende a perdita d'occhio. Mi fermo e mi guardo attorno, non mi pare vero. Un mondo completamente orizzontale di acque e vegetazione mi circonda, un mondo pieno di vita e fascino, un mondo senza riferimenti. Da qui non vedo nemmeno il faro e, quando realizzo questa assenza, mi sento felicemente perso. Ricomincio a correre e penso: questa strada sicuramente mi riporterà a casa. Le gambe spingono mentre mi godo il viaggio e il buio lentamente tutto avvolge.

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