Ringrazio
Tito per avermi stimolato a preparare questa piccola scheda sulla Parete del
Fupù. Tito lo conoscete, inutile presentarlo, diciamo solo che è un insaziabile
divoratore di vie rigorosamente dal sapore alpinistico. Lo scorso inverno, con
Saro Costa, proprio su questa parete ha siglato la prima invernale alla Via Sergio e Marco Dalla Longa. Ora al termine della trascorsa estate è tornato in
zona e ha percorso la Via Gregis anche
conosciuta cone Via Fassi. Evita lo
zoccolo friabilissimo e parte dalla cengia lungo la lunghezza in comune con la
Via Sergio e Marco dalla Longa. La linea è bella e discretamente chiodata, la
roccia buona. Insomma a parere suo merita di essere ripetuta. Nell’occasione
Tito percorre tutta la linea in libera con esclusione del passo in A0 sul primo
tiro e un tratto di A1 sul quarto tiro, per il resto le difficoltà non superano
il VII°-. Per chi volesse ripeterla allego la foto con il tracciato e “l’artistico”
schizzo scaturito dalle mani di Tito.
Qui trovate la gallery fotografica della salita di Tito
Qui trovate la gallery fotografica della salita di Tito
Parete
del Fupù. Via Gregis, anche conosciuta
come Via Fassi
1973
F.Nembrini, A.Fassi. A Camozzi. 300m,
VII- A1
Materiale:
la via è sufficientemente chiodata, ma non tutti i chiodi sono ottimi.15
coppie, cordini per clessidre, friend (anche piccoli), dadi, martello e qualche
chiodo.
L1:
Dal alberello sulla cengia innalzarsi seguendo i chiodi fino alla sosta su
cengia erbosa. 7b o V A1
L2:
Seguire la rampa erbosa e superare il masso sulla sinistra, proseguire sulla
cengia verso sinistra per 10 metri raggiungendo la Sosta alla base della
fessura più a sinistra. III
L3:
Salire la fessura fino ad e successivamente puntare al diedro sulla destra
sostando prima di arrivarci. V
L4: Salire il diedro-fessura prima con arrampicata libera VI , uscendo poi in artificiale
verso sinistra e rientrando superare un tettino, obliquano poi su erba si
raggiunge la comoda sosta su cengia. VI-A1
L5: Salire il diedro fessurato per 15 metri e, prima che diventi una larga
fessura, uscire a sinistra in placca per raggiungere una fessura e risalirla.
Sosta in cengia. VI
L6:
Salire delicatamente la lama staccata fino al culmine. Seguire prima il diedro
che si tramuta in fessura fino alla fine, prestando attenzione alla roccia
delicata, seguire la lama verso sinistra e risalire il diedro. Sosta a sinistra
della nicchia. VII-
L7:
portarsi alla base del grande diedro. III
L8:
puntare i chiodi a sinistra e poi risalire il diedro. V+
L9:
salire il diedro e portarsi in cresta. IV
PRESOLANA ORIENTALE
(2485 M)
Parete del Fupù
(nord-est)
Percorrendo
il Sentiero della Porta, che dal rifugio Albani conduce al Visolo, dopo il
primo tratto attrezzato con scalette e cavi d’acciaio si giunge su uno
spartiacque che divide, a destra, la conca del Polzone, a sinistra, la conca
del Fupù. Diritto sopra di noi sale lo spigolo nord della Presolana Orientale
percorso dalla Via Caccia – Piccardi
aperta nel 1929 alla sua sinistra si presenta in tutta la sua verticalità la
parete nord-est della Presolana Orientale, meglio conosciuta come Parete del
Fupù. Uno scudo di calcare che dai ghiaioni e dai nevai della conca sale per
400 metri di dislivello sino alle creste terminali. I primi a lasciare una
traccia del loro passaggio sono i fratelli Longo che nell’agosto del 1933
attaccano la parete nel suo punto più basso e con un percorso in diagonale
verso sinistra ne raggiungono il punto più alto con difficoltà sino al V° ed un
tratto in A1 (Via Fratelli Longo).
Solo nel 1958 viene ripetuta per la prima volta da Pezzini, Conti e Giudici. Il
silenzio cala nella conca e dobbiamo attendere il 1969 quando, il 27 e 29
settembre, Antonio Fantini, Luigi Pegurri, Bruno e Luigi Buelli, salgono una
nuova linea, lungo il pilastro che chiude a sinistra la parete (Via Fantini). 350 metri con difficoltà
sino al V+ A2. A seguire nel 1973, il 14 e 15 giugno, nella porzione di destra
della parete viene aperto un nuovo itinerario. F. Nembrini, A. Fassi e A.
Camozzi aprono la “Via a Gregis”, le difficoltà sono sostenute sino al V+ e con
alcuni tratti in A1 e A2. La via, ai più conosciuta come Via Fassi, riscuote un certo successo e conta alcune ripetizioni.
Tra i ripetitori abbiamo anche i fratelli Dalla Longa, Marco e Sergio
individuano la possibilità di salire una linea nuova che parte dal punto in cui
la Via Fassi incrocia il cengione, che scende dall’attacco dello spigolo nord,
e sale verso sinistra. Nell’agosto del 1986 nasce la Via Sergio e Marco Dalla Longa, i due partono dalla cengia lungo la
Via Fassi e piantano uno spit dove c’è la sezione in A0, sarà l’unico passaggio
in artif su tutto l’itinerario. Dopo la prima lunghezza in comune si spostano a
sinistra, nel cuore della parete. Le difficoltà si mantengono tra il V ed il
VI+. L’itinerario viene ripetuto più volte e nel 2007 risistemato da Ennio
Spiranelli e Giangi Angeloni, che anni prima ne aveva siglato la prima solitaria.
Yuri Parimbelli la ripete e libera la prima lunghezza, quella in comune con la
Via Fassi, gradandola 7b. Sempre nel 2007, a destra di questa linea, sempre
partendo dalla cengia che scende dall’attacco dello spigolo nord, Yuri
Parimbelli e Roby Piantoni aprono una linea decisamente impegnativa ed expo,
dedicandola ai fratelli Dalla Longa: Via a Marco e Sergio. La via è protetta esclusivamente a chiodi e presenta
difficoltà sostenute sino all’VIII° obbligato, inutile dire che non è ancora
stata ripetuta.
Possiamo
affermare che la parete del Fupù, scomoda e lontana, ci regala sei linee che
raccontano la storia dell’alpinismo bergamasco dell’ultimo secolo. Dalle vie
degli anni 20/30 che seguivano le linee più logiche lungo spigoli o evidenti
camini e fessure, alle vie moderne salite con l’ausilio di pochi chiodi,
protezioni veloci e difficoltà significative.
Di
seguito recupero i post del progetto QUELLI CHE STANNO A NORD, con le relative
relazioni e fotogallery.
28 settembre 2007
VIA
MARCO E SERGIO DALLA LONGA
Come promesso
rieccoci a nord per narrare con calma quanto successo in questa estate che
volge al termine, storie parallele al nostro progetto, ma sempre storie di
QUELLI CHE STANNO A NORD.
La Presolana Orientale nasconde sul suo versante nord un'impressionante muro, lo si può vedere solo se si percorre il sentiero della Porta, dopo un'ora di cammino partendo dal Rifugio Albani: si tratta della parete del Foppone, meglio conosciuta come Fupù.
Sino al 1986 oltre allo spigolo nord ed altre due linee alla sinistra, nella sua parte centrale era percorsa solo dalla via Fassi. In quell'anno, nel mese di Agosto, Sergio e Marco dalla Longa, partendo dalla cengia che taglia la parete, aprirono un nuovo itinerario. Misero uno spit sul primo tiro, salito in artificiale, per il resto arrampicarono in libera con difficoltà sino al sesto superiore e su roccia in alcuni casi di dubbia qualità. Da allora la via è stata ripetuta solo una volta, in solitaria da Giangi; il 10 agosto Giangi torna con Ennio, prova la prima lunghezza e proseguono alternandosi in testa alla cordata.
La voce si diffonde tra gli amici, nonostante lo stampo alpinistico e la roccia in alcuni tiri non particolarmente buona, viene ripetuta nei giorni a seguire: Yuri e Piera, Daniele e Jerry, salgono a ripeterla, Yuri sale a vista la prima lunghezza che dovrebbe essere attorno al 7b.
Un gran bel modo per ricordare Sergio e Marco ... ripercorrendo le loro tracce.
Un particolare grazie a Ennio e Giangi che hanno messo a disposizione le immagini della loro salita e la relazione originale stesa da Sergio.
La Presolana Orientale nasconde sul suo versante nord un'impressionante muro, lo si può vedere solo se si percorre il sentiero della Porta, dopo un'ora di cammino partendo dal Rifugio Albani: si tratta della parete del Foppone, meglio conosciuta come Fupù.
Sino al 1986 oltre allo spigolo nord ed altre due linee alla sinistra, nella sua parte centrale era percorsa solo dalla via Fassi. In quell'anno, nel mese di Agosto, Sergio e Marco dalla Longa, partendo dalla cengia che taglia la parete, aprirono un nuovo itinerario. Misero uno spit sul primo tiro, salito in artificiale, per il resto arrampicarono in libera con difficoltà sino al sesto superiore e su roccia in alcuni casi di dubbia qualità. Da allora la via è stata ripetuta solo una volta, in solitaria da Giangi; il 10 agosto Giangi torna con Ennio, prova la prima lunghezza e proseguono alternandosi in testa alla cordata.
La voce si diffonde tra gli amici, nonostante lo stampo alpinistico e la roccia in alcuni tiri non particolarmente buona, viene ripetuta nei giorni a seguire: Yuri e Piera, Daniele e Jerry, salgono a ripeterla, Yuri sale a vista la prima lunghezza che dovrebbe essere attorno al 7b.
Un gran bel modo per ricordare Sergio e Marco ... ripercorrendo le loro tracce.
Un particolare grazie a Ennio e Giangi che hanno messo a disposizione le immagini della loro salita e la relazione originale stesa da Sergio.
19 ottobre 2007
VIE NUOVE IN PRESOLANA
Le storie di QUELLI CHE STANNO A NORD non si fermano e
non si fermeranno.
Abbiamo ripetuto vecchie linee dimenticate, itinerari facili e difficili.
Abbiamo ripreso, intervistato, chiacchierato.
Abbiamo suonato ed ascoltato, mangiato, bevuto e sorriso.
Insomma ci siamo divertiti e ci stiamo divertendo.
Ma le facce da nord, o per lo meno alcune di loro, san fare di più: fantasticare su nuove linee e poi concretizzarle, lasciando nuove tracce tra le quinte rocciose della Presolana.
Questa estate due sono state le nuove vie aperte, antitetiche tra loro, anche se frutto della stessa passione.
Una ombrosa e schiva, l'altra solare ed evidente.
Una ad ore di cammino dal fondovalle in uno dei luoghi più nascosti del massiccio. L'altra a dieci minuti dall'auto, sotto gli occhi di tutti gli automobilisti che dal Passo della Presolana scendono in Val di Scalve.
Una con chiodatura classica e ridotta l'osso, obbligato elevato ed impegno psicologico notevole, l'altra ben protetta e più accessibile, oserei dire "plasir" o quasi.
La prima "Via a Marco e Sergio" è stata aperta il 10 agosto 2007 da Yuri e Roby sulla Parete del Foppone alla Presolana Orientale, un itinerario esigente che richiede di possedere il grado e una gran testa e che aspetta ancora la prima ripetizione.
(Le immagini dell'apertura il PDF della relazione)
La seconda "Via Serenella" è stata aperta l'8 settembre 2007 da Roby, Matteo e Patrik sul Torrione Visolo, un breve e divertente itinerario su roccia a tratti stupenda, in una zona accessibile e comoda, che promette notevoli sviluppi futuri.
(Le immagini di una ripetizione)
Stili differenti, etiche differenti, ma che denotano rispetto e amore per la storia e per i luoghi.
Abbiamo ripetuto vecchie linee dimenticate, itinerari facili e difficili.
Abbiamo ripreso, intervistato, chiacchierato.
Abbiamo suonato ed ascoltato, mangiato, bevuto e sorriso.
Insomma ci siamo divertiti e ci stiamo divertendo.
Ma le facce da nord, o per lo meno alcune di loro, san fare di più: fantasticare su nuove linee e poi concretizzarle, lasciando nuove tracce tra le quinte rocciose della Presolana.
Questa estate due sono state le nuove vie aperte, antitetiche tra loro, anche se frutto della stessa passione.
Una ombrosa e schiva, l'altra solare ed evidente.
Una ad ore di cammino dal fondovalle in uno dei luoghi più nascosti del massiccio. L'altra a dieci minuti dall'auto, sotto gli occhi di tutti gli automobilisti che dal Passo della Presolana scendono in Val di Scalve.
Una con chiodatura classica e ridotta l'osso, obbligato elevato ed impegno psicologico notevole, l'altra ben protetta e più accessibile, oserei dire "plasir" o quasi.
La prima "Via a Marco e Sergio" è stata aperta il 10 agosto 2007 da Yuri e Roby sulla Parete del Foppone alla Presolana Orientale, un itinerario esigente che richiede di possedere il grado e una gran testa e che aspetta ancora la prima ripetizione.
(Le immagini dell'apertura il PDF della relazione)
La seconda "Via Serenella" è stata aperta l'8 settembre 2007 da Roby, Matteo e Patrik sul Torrione Visolo, un breve e divertente itinerario su roccia a tratti stupenda, in una zona accessibile e comoda, che promette notevoli sviluppi futuri.
(Le immagini di una ripetizione)
Stili differenti, etiche differenti, ma che denotano rispetto e amore per la storia e per i luoghi.
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