sabato 6 ottobre 2012

LA PRESOLANA E LE VIE DI GIANGI



LE VIE DI GIANGI
Vista la sua ultima realizzazione “A piede libero” è doveroso fare il punto su chi è Giangi Angeloni. Premetto che Giangi inizierebbe a dirmi che le vie non sono sue e che da solo non sarebbe andato da nessuna parte e che gli amici sono stati fondamentali nella realizzazione di queste linee. Come sempre lui è modesto così come i suoi compagni di cordata, che sono al suo pari, e con cui si è sempre alternato in apertura. Oltre a Yuri Parimbelli, che su "Il senso della misura" si è sparato in apertura il tiro di 7b obligato ed expo, il suo compagno abituale d'avventura: Daniele Calegari, viaggia come un treno tanto quanto lui. Insomma Giangi e Calega sono una GRANDE CORDATA.
Come già detto Giangi non è nuovo a questo tipo di salite e sulle pareti della Presolana numerosi sono i segni del suo passaggio. Con Ennio "guru" Spranelli nel 2000 sigla la prima invernale della "Grande Grimpe" sulla nord. Mentre come chiodatore inizia nel 2006 quando, in compagnia sempre di Ennio Spiranelli, è sulla cosiddetta Ovest, ovvero la parete Nord della Presolana di Castione. Quì inizia la sua attività d’apertura con la nascita di “In cammino con Marco e Cornelio”. Una via a chiodi (pochi) decisamente alpinistica, bella ed impegnativa, Ivo Ferrari ne fa la prima ripetizione e la prima solitaria. In sei anni sono sei le cordate che la ripetono, confermandone la bellezza e l’impegno. 
Poi Giangi sviluppa una sua idea in merito all’etica e allo stile di apertura di nuove linee. In questi sei anni confeziona altre 6 linee, di cui 5 con Daniele Calegari, dove impegno, padronanza del grado e capacità di sapere leggere la roccia si fondono. Le ripetizioni delle sue vie non sono numerose ed alcune attendono ancora la prima ripetizione, chi si è avventurato in questi viaggi verticali ne ha apprezzato la bellezza e lo stile rigoroso.
Lasciamo ora la parola a Giangi e ringraziamo la redazione dell’ANNUARIO del CAI di Bergamo, per avere concesso la divulgazione di questo articolo pubblicato nella recente edizione 2011.
In chiusura troverete tutti i link per scaricare le relazioni delle vie.
Buona lettura e buone scalate.

(Per)Seguire un’idea
Etica e stile nelle nuove aperture
di Giangi Angeloni
(pubblicato su: ANNUARIO 2011 – CAI Bergamo)

Scegliere dove salire. Nell’alpinismo primordiale era piuttosto scontato. Il massimo risultato - la cima - con il minimo sforzo - la linea meno ripida e più sicura - Questo era il ragionamento con cui coerentemente si facevano le scelte, questa era la logica di una via.
“Conquistata” la vetta l’attenzione venne rivolta ai diversi versanti, alle pareti più ardue. Era semplicemente la “ricerca del facile nel difficile” e le modalità di utilizzo degli strumenti stavano in secondo piano.
Inevitabilmente poi sulle nostre Alpi gli spazi si sono ristretti, “l’ultimo problema” è stato risolto, ma l’alpinismo non è finito. O perlomeno gli uomini continuano ad aprire vie di arrampicata sulle montagne, forse troppe. La tecnologia ha messo a disposizione mezzi migliori e sempre più diversificati moltiplicando le visioni e i sistemi di scalata al punto che anche per gli “addetti ai lavori” risulta a volte complicato capirne l’evoluzione o l’involuzione.

Racconto la mia esperienza. Sono appassionato di arrampicata su roccia cercando di farla in libera. Dopo dodici anni passati a ripetere vie mi capita di iniziare ad aprirne. La cosa strana è che l’esordio avviene in una sperduta valle pakistana. Sembrerà paradossale ma ritengo sia stato più semplice: tanto spazio vergine a disposizione su roccia granitica. Cerchiamo perciò il facile per arrivare in cima a un grande pilastro. Sono molte le evidenti linee di fessure che possiamo scalare spesso in libera e a volte in artificiale, è relativamente agevole proteggerci con metodi diciamo tradizionali. Più difficile, per noi, è valutare la grandezza di quelle enormi montagne. Non siamo abituati, ci sembra tutto grande la metà. Dopo 600 metri dobbiamo interrompere il nostro tentativo.
In seguito poche altre simili esperienze extraeuropee.
Finalmente ho l’occasione di aprire la prima via nuova vicino a casa. Trovare un’opportunità richiede uno sforzo di ricerca che Ennio fa da sempre: mi propone un problema di stampo ”classico”, un lusso sulla Presolana del 2006. Mi appare chiaro che capire quanto e come riuscirò a proteggermi su questo calcare è una faccenda a volte rognosa. Apriamo una bella via logica e alpinistica (a detta anche dei ripetitori).
La curiosità, la ricerca di nuovi stimoli e, non ultimo, la sintonia con Daniele sono le molle per provare ad aprire nuove linee su pareti più ripide. La compattezza dei muri, a volte strapiombanti, che svelano la possibilità di linee nuove, ci spinge ad usare trapano e spit. Dobbiamo però imparare, iniziare un nuovo percorso. Abbiamo in mano, nel bene e nel male, strumenti molto potenti. Vogliamo perciò usarli non per salire ad ogni costo ma per renderli funzionali alla realizzazione di un’idea: aprire su roccia solida una via di arrampicata libera cercando di lasciare il più possibile “puliti” i passaggi significativi, che si lasci scalare da chi si muove su quelle difficoltà e che disegni sulla parete una linea che ci piaccia. Cerchiamo di non interferire con eventuali vie presenti nei dintorni per non modificarne la natura. Decidiamo di non portarci i chiodi da fessura e di arrampicare in libera fra uno spit e il successivo: piazzando, quando riusciamo, protezioni veloci, appendendoci ai ganci per forare quando non ce la sentiamo di proseguire.
Niente di nuovo, questo “moderno” stile di apertura viene adottato in ambito europeo almeno da vent’anni, con diverse varianti interpretative.
Molti sostengono non sia più alpinismo. Ecco, sono entrato nel ginepraio.
Ne esco subito dicendo che non è mio obiettivo dirimere la questione inerente il come debba essere fatta una via alpinistica. Credo sia importante descrivere lealmente ciò che si fa.
Mi sembra di poter dire che anche queste vie moderne sono logiche perché seguono un tracciato funzionale all’idea che intendiamo realizzare. Il rigore nel rispetto delle regole e l’incertezza (ovviamente la parete non viene preventivamente ispezionata calandosi), assieme all’impegno psico-fisico dato dalle protezioni rarefatte, rendono interessante il “gioco” e implicano la rinuncia se non abbiamo le capacità per passare. I pericoli purtroppo esistono. La tenacia a volte è necessaria per insistere fino ad avere capito la giusta soluzione di qualche ostico passaggio. La lettura delle difficoltà della parete richiede capacità di autovalutazione ed esperienza.
La misura che separa l’indelebile “punteggiatura” di spit su muri forse altrimenti improteggibili dà il senso delle capacità ma anche delle nostre debolezze ed errori ed esprime un po’ della nostra personalità. A volte essa rappresenta un atto di responsabilità, non dobbiamo dimostrare nulla a nessuno, perciò teniamo saldamente i “piedi per terra”.
Alcune considerazioni: il completamento dell’apertura in stile classico esaurisce l’impegno degli apritori, mentre una via “moderna” prevede una seconda fase che è la ripetizione in arrampicata libera. Non riuscirci significherebbe il fallimento sportivo della creazione, ma aprire in questo stile  è garanzia che ciò sarà possibile. Finora ce l’abbiamo sempre fatta, ma se così non fosse successo saremmo stati felici che un arrampicatore più bravo avesse completato l’opera.
Le ripetizioni sulle vie tradizionali di solito fanno lievitare il numero di chiodi che rimangono in parete, snaturando purtroppo col tempo il carattere della via originaria. È insensato invece che si vada a ripetere queste altre vie portandosi il trapano o i chiodi, perciò la probabilità che conservino le loro caratteristiche è più alta.
L’unità d’azione di una nuova scalata viene spezzata provocando polemiche già più di mezzo secolo fa (se non sbaglio Magnone sulla Ovest del Petit Dru). Sicuramente invece lo stile alpino - inizio la via e scendo quando è terminata - si trova in cima alla scala di impegno e di valore, ma ora è il meno utilizzato, mentre pare sia pratica comune aiutarsi in fase di apertura con le corde fisse che permettono di risalire successivamente con facilità, ripartendo rapidamente dal punto più alto. Oppure giungervi la volta successiva percorrendo la prima parte di un’altra via più facile o magari attraverso una cengia. Mi pare indiscutibile come queste facilitazioni riducano l’altezza e le difficoltà effettive dell’intera parete, tanto che in alcune circostanze capita addirittura che siano i ripetitori i primi a scalare la via in un’unica soluzione. Anche noi siamo risaliti sulle fisse in un’occasione che ci ha lasciato però in seguito un po’ di amaro in bocca. Poi abbiamo adottato la via di mezzo: tornare successivamente scalando però ogni volta i tiri già aperti. Viste la nostra disponibilità di tempo e capacità, ciò ha spesso dilatato la durata delle aperture a tempi quasi “geologici”. Non ha importanza. E’ un bene che non si “consumino” eccessivamente le aree di arrampicata. È giusto che le nuove generazioni possano avere spazio sulle montagne di casa per esprimersi e mostrarci magari una nuova visione.
Noi comunque ci divertiamo a stare in parete, discutendo a lungo sul da farsi, vivendo le nostre piccole avventure senza fretta, impiegando a volte giornate intere per progredire di pochi metri… o nemmeno quelli. Inseguendo la nostra idea.

PRESOLANA DI CASTIONE 2474 m – Parete S
Via "EN.YU.DAN.CE. WITH FRIENDS" 150mt 7a (6c obbl.) R3 II;
Via "BARBISOTTI-PASINI-ZANGA" (1977); 200mt. 7b e 3p.A0 (6a/A0) SR1 II;
Qui trovate i PDF della RELAZIONE SCHIZZO - LINEA

PRESOLANA ORIENTALE 2490 m– ANTIFUPU’– Parete NE
Via: DILETTANTI ALLO SBARAGLIO
Primi salitori: Giangi Angeloni, Daniele Calegari – aperta in più riprese tra il 2008 – I libera 10 agosto 2008
Difficoltà: 7a+ (6c+ obb.) SR3-III
Dislivello: 450 m
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PRESOLANA ORIENTALE 2490 m– ANTIFUPU’– Parete NE
Via: NEL DUBBIO ALLENARSI
Primi salitori: Giangi Angeloni, Daniele Calegari – aperta in più riprese tra il 2009/2010 – I libera 22 luglio 2010
Difficoltà: 7c+ (7a obb.) SR3-III
Dislivello: 220 m
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PRESOLANA DI CASTIONE 2474 m – Parete S
Via: COL SENNO DI POI
Primi salitori: Giangi Angeloni, Daniele Calegari – aperta in più riprese tra il 2008 e il 2009– I libera 19/07/2009
Difficoltà: 7b (6c+ obb.) S3-II
Dislivello: 200 m
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PRESOLANA OCCIDENTALE 2521 m – Parete N
Via: IL SENSO DELLA MISURA
Primi salitori: Giangi Angeloni, Daniele Calegari e Yuri Parimbelli – aperta in più riprese tra il 2008/2009 – I libera 04 luglio 2010
Difficoltà: 7b (7b obb. expo) SR4-III
Dislivello: 330 m
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PRESOLANA –Corna delle Quattro Matte 2240 m – Parete S
Via: A PIEDE LIBERO
Primi salitori: Giangi Angeloni, Daniele Calegari– aperta in più riprese tra il 2009/2012 – I libera 16 settembre 2012
Difficoltà: 7c+ (7a obb.)
Dislivello: 280 m + 50 m di ripido prato
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