Giovedì 29 settembre
2016, 09:42:18 – Presolana di Castione – Via “A Federico” (avvicinamento)
“volevo tenere per te
la luce di quando fa giorno
volevo che fosse per te
anche l’attesa che diventa ritorno”
- Gianmaria Testa -
A Federico. Ho
atteso che arrivasse il sole. Ho aspettato di sentire il suo calore sulla
roccia. Ho lasciato che il tempo scorresse. Ora le mani si alternano, una
davanti all’altra, lungo la fessura della “Mezzaluna” e i piedi spingono sul
grigio e compatto calcare. Procedo, la corda scorre senza intoppi nel gri-gri,
ad ogni chiodo passo la coppia di moschettoni, uno nel chiodo e nell’altro ci
infilo la corda. Dove la fessura si impenna e la parete si fa verticale,
posiziono un friend, mi fermo e controllo che tutto il materiale sia in ordine:
nodi, moschettoni e ghiere. Da lì, sospeso nel vuoto, osservo: il lasco di
corda che penzola nel vuoto, la corda che dal mio imbrago si allontana
inanellando tutte le coppie sino alla sosta - dove il rosso del mio zaino
brilla nel sole – oltre, i ghiaioni e le creste, scendono verso le malghe e più
giù sprofondano tra le nubi che ingolfano la Valle dei Mulini. Oggi sarà lunga,
una lunga meravigliosa giornata d’autunno, in cui il piacere della scalata,
miscelato al silenzio, al vuoto e a questi grandi spazi, s’intreccia ai ricordi
e ai pensieri. Questa mattina, partito da casa all’alba, sono passato in piazza
Italia di Alzano. Solitamente percorro il vecchio provinciale ma oggi c’era un
motivo preciso che mi ha portato a cambiare strada. Poco prima della Piazza,
sulla destra, dove ore c’è la sede della CGIL, un tempo c’era la macelleria
della Famiglia Madonna, Federico era uno dei figli. Ennio e Silvio mi hanno
regalato qualche loro ricordo, piccoli e preziosi frammenti di vita di un
ragazzo esuberante e travolto dalla passione per l’arrampicata e l’avventura. Purtroppo
Federico, non appena diciottenne, muore durante una discesa in canoa sul Mallero.
Ennio nell’agosto dell’80, in compagnia di Sandro e Gigi, sulla parete sud
della Presolana di Castione, apre la via “A Federico” in ricordo di quell’amico
“… giovane, forte e rivoluzionario, in
aperto contrasto con gli ambienti conservatori di quell’alpinismo classico …”. Ed ora eccomi qua a ripercorrere questa linea e
le mille storie che vi sono intrecciate, a rimettere ordine tra il materiale
sull’imbragatura e tra i mille pensieri che frullano per la testa. Le nebbie
salgono e scendono, il sole appare e scompare, la corda scorre nel gri-gri e il
tempo passa mentre arrampico lungo la parete e tra i ricordi.
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