Fare la traccia, la prima traccia dopo una nevicata, è una
di quelle cose che non hanno prezzo, che non hanno valore, che non possono
essere vendute o comperate e proprio per questo preziosissime. Non scambierei
per nulla al mondo l’opportunità di fare la prima traccia dopo una nevicata. È come
avere davanti un foglio bianco prima di iniziare a scrivere, una tela vergine
primi di iniziare a dipingere, un blocco di marmo prima di iniziare a scolpire,
ma fare la traccia non è un arte in senso stretto. Per spiegarmi meglio direi
che è si un atto creativo ma che si consuma dopo il tuo passaggio e in
pochissimo tempo il segno bianco nel bianco svanirà, nel groviglio di altre
tracce o cancellato dalla neve, dal sole o dal vento. Non si se mi spiego con
queste metafore che scomodano scrittori, pittori e scultori, scomodando
concetti dove arte. eternità ed effimero si incrociano. Quindi provo a
ripartire in modo più semplice, spero.
Fare la traccia, la prima traccia dopo una nevicata, mi
rende felice come quando da bambino, tornato da scuola, andavo a slittare nel
prato sotto casa e rientravo solo quando era già buio e i lampioni della piazza
erano già accesi da tempo. Così mi sento, felice come allora.
Ora immaginatevi che la pioggia, che vedete scendere oltre i
vetri di casa, poco più in alto si tramuta in neve. Immaginatevi la vostra
montagna, quella vicino a casa, quella che è sempre sicura anche con metri di
neve, proprio lei si sta preparando per voi. Immaginatevi di svegliarvi ancora
nel buio della notte e fuori scorgere solo stelle e stelle in un cielo terso.
Lo avete immaginato? Bene!
Lo zaino e la tavola sono già pronti, perché avevate avuto
un presentimento. Quindi fate colazione ed è impossibile non sentire che
qualcosa vi attira fuori nel freddo della notte, vi fa salire nell’auto che si
avvia e risale la valle, tra le vostre montagne.
Ora basta immaginare. Apro l’auto e affondo i piedi nello
strato di neve fresca, che sento crocchiare sotto le suole. Non fa
particolarmente freddo e non c’è neppure vento. L’aurora è una manciata di
secondi di pura magia e mi ritrovo al colle.
Un tuffo al cuore, trattengo il fiato, c’è già un auto nel parcheggio e una traccia
calcata da tre persone che risale il pendio e sparisce nel bosco. Per un attimo penso che la prima traccia non
sarà mia e mi avvio un poco mogio nel solco, ma nel bosco mi accorgo che quella
traccia prosegue sulla stradina, verso le piste. Senza esitazione al primo
tornante tiro dritto e sorrido nel sentire la neve fresca cedere con un gemito
delicato sotto i miei sci, Mi incanto nell’osservare le spatole che affondano
ritmicamente nella soffice coltre. Inizia così il gioco e già vedo il ricamo
sinuoso che lascerò tra gli abeti carichi di neve, adattandomi alle pendenze e
alle forme, accarezzandole con
delicatezza, evitando gli ostacoli con armonia, senza strappi e con
scorrevolezza. Ad ogni inversione con la coda dell’occhio osservo il segno del mio
passaggio e lo percepisco come un dialogo tra il mio incedere e la terra, un
gioco di rimandi, un sommesso sussurrare. Allora me ne sto ancora più zitto e
apro ancora di più i sensi, perché nessun sussurro, profumo, gusto, immagine,
anche solo accennato, mi possa sfuggire. Il bosco si dirada e i panorami si spalancano
davanti a me. Le forme si fanno più morbide e le traiettorie intraprese ancor
più sinuose. A volte mi soffermo e osservo, e non posso fare a meno di cogliere
una delicata sensualità in quelle forme e quei ricami, dove solo le tonalità
infinite del bianco danno colore e profondità, in un inafferrabile gioco d’ombre.
Il sole, che ha già inondato le montagne oltre il colle, inizia a lambire la tela
su cui mi muovo, tutto brilla, tutto cambia, tutto si accende e tutti si
spegne. Osservo in lontananza la traccia che ho lasciato laggiù, fluttuando tra
gli ultimi abeti. Attendo che la luce la raggiunga e soddisfatto scorgo
qualcuno sopraggiungere lungo il mio ricamo, che ora intuisco essere punto d’unione
di un discreto agire e la madre terra. Riparto, davanti a me è tutto un
luccichio, la neve fruscia all’avanzare degli sci e so già esattamente dove lascerò
la mia traccia, quale disegno e forme avrà, per giungere sul crinale e da li
alla cima. Poi mi aspetterà la discesa, ma questa è un’altra storia, un’altra
traccia.
Nessun commento:
Posta un commento