La
sveglia suona. Quatto quatto mi sfilo da sotto il piumone, esco dalla camera e
chiudo la porta. Una pozzanghera di luce si spande sul pavimento del bagno, mi
affaccio, la luna fra poco calerà oltre la Forcella di Sorisole, non c’è una
nuvola in cielo. Zitto zitto, me ne vado in cucina, non vorrei disturbare il
sonno della famiglia, chiudo la porta ed accendo la luce. Tutto è pronto, lo zaino,
gli sci e gli scarponi sono vicino alla porta, il bollitore del the e la moka
del caffè sono già sul gas, accedo i fornelli e mi vesto. Il profumo del caffè
si spande nell’aria ed il bollitore inizia a fischiare, colazione. Riempio il
thermos e lo ripongo nello zaino. Infilo la giacca, zaino in spalla, spengo la
luce e chiudo la porta dietro di me. Sci e scarponi in mano. Esco nel freddo
del mattino, tra dieci minuti ho appuntamento con Marco. Ci siamo accordati per
un giro con sci e pelli in Presolana. Finalmente la neve è arrivata e la voglia,
nei giorno scorsi, è salita lentamente, ora il desiderio di sciare è impellente.
Oggi voglio sciare sino a quando le batterie non saranno scariche, sino a
quando non sarò in riserva sparata. C’è anche Michele con noi. Siamo al Passo
della Presolana.
Nelle luci dell’alba partiamo e puntiamo alla cima del Visolo,
il pendio è completamente arato, il sole ha già trasformato la neve, inizio a
pensare che non sarà una grande sciata. Oltre il bosco si sale con continue
inversioni il ripido pendio, sino alla spalla e da lì alla vetta. Nell’ultimo
tratto continuo a guardare il vallone di valanga che si inabissa verso la Via
Mala. Immacolato, nessuna traccia, neve polverosa, fredda, non sembra ci siano
accumuli da vento, il manto sembra assestato. Non sono mai sceso da lì, non ho
mai visto tracce scendere da lì, effettivamente tutte le altre volte che sono
salito al Visolo, nel guardare quel Vallone, non mi è mai venuta esattamente la
voglia di scendere. Oggi un’idea inizia ad insinuarsi nella testa, perché no,
si può provare sino in fondo sino in mezzo ai pinnacoli di roccia, tenendo il
bordo destro, dove la neve è più leggera e da dove, velocemente, si può
tagliare sul crinale e mettersi in sicurezza. Perché no, continuo a ripetermi.
Con attenzione, continuo a ripetermi. Arrivo in vetta al Visolo, poco dopo
arriva Marco e mi dice: “Hai visto il vallone?”. Sorrido, annuisco, ha fatto i
miei stessi pensieri. Insieme valutiamo la linea di discesa e i punti sicuri.
Valutiamo anche dove fare la traccia per ritornare allo spallone. Arriva anche
Michele, lo mettiamo al corrente delle nostre intenzioni e lui ci dice che non
ci seguirà ma, come programmato, scenderà ai Cassinelli e poi ripellerà sino
alle Corzene, noi lo raggiungeremo. Lo salutiamo e iniziamo al discesa,
abbastanza buona sino nei pressi dello spallone e poi apriamo le danze nel vallone.
La neve è meravigliosa, leggera, profonda quanto basta, sicura. Curve veloci e
strette, frusciare di cristalli che si sollevano nell’aria, è tutto perfetto e,
preso il ritmo, non ci fermiamo, continuando ad inanellare una curva dopo
l’altra. La gravità ci chiama, la Via Mala ed il Dezzo, sono la in fondo.
Facciamo una sosta e decidiamo di continuare a scendere sino a ridosso delle
balze rocciose, sino dove la neve ce lo permetterà. Scendiamo tra dossi e rocce,
ci fermiamo su una selletta. Quattrocento metri di dislivello di puro piacere,
di quelli che ripagano ogni fatica, ogni disagio. Ripelliamo e iniziamo a
risalire, come in discesa il pendio è tutto per noi, non c’è che l’imbarazzo
della scelta per creare la nostra traccia, per interpretare le forme della
montagna e lasciare un segno, una cucitura, che alla prossima nevicata sparirà.
Tornati
allo spallone, scendiamo su pendii ripidi con neve dura e liscia come il
tappeto di un biliardo, dove le lamine devono fare il loro dovere. Devo
ricredermi, il Visolo, anche questa volta, mi ha regalato una sciata da urlo. Ai
Casinelli si ripella ed iniziamo a salire, sto andando in riserva, rallento. La
Cima delle Corzene mi aspetta, non scappa, la Regina è lì, baciata dal sole,
salgo lento e mi osservo attorno, come se fosse la prima volta. Attraverso
luoghi che conosco benissimo eppure colgo immagini nuove, forme mai viste.
Marco tiene il passo, io rallento, le batterie si stanno scaricando. Con calma
arrivo in vetta, dove Michele ci aspetta e dove incrociamo un vecchio signore,
che sembra uscito da un libro di Bonatti. Ha voglia di chiacchierare e noi
pure. Gli faccio i complimenti per il suo abbigliamento e l’attrezzatura e
soprattutto per la sua passione e la sua voglia di salire ancora sulle
montagne. Lui ride e mi dice che anche lui invecchia e non solo il materiale, aggiunge
che i vestiti e gli sci devono essere sfruttati per bene, mica si possono
buttare le cose solo perché son vecchie. Non posso fare altro che dargli
ragione.
Ora ci
attende l’ultima discesa, optiamo per il pendio a sud, che scende verso il
Colle della Presolana e la Malga Cornetto. Il sole sta scaldando parecchio e non
ci aspettiamo nulla di eccezionale. Dobbiamo ricrederci, perché cercando le
esposizioni più favorevoli e le pendenze migliori, nella parte alta, sciamo
ancora nella polvere e poi su neve trasformata e pacioccosa. Cosa è la neve
pacioccosa? Andate a farvi un giretto alle Corzene e lo scoprirete.
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