Erano gli anni del mio apprendistato. Ho iniziato ad
arrampicare del tutto casualmente con degli amici, mi sono formato da autodidatta.
Il coniglio era già lì, affacciato, a guardare fuori, e tremante per la
vertigine. Io lo ascoltavo e per anni non ho osato superare la soglia del V
grado. Mi nutrivo di riviste e libri e sognavo leggendo i racconti dei grandi
alpinisti. Come tutti gli anni, attendevo l’uscita dell’Annuario. Ed ogni anno
il rito si ripeteva, lo ritiravo e leggevo con voracità le storie degli
alpinisti bergamaschi. Raccontavano le loro avventure sulle montagne di casa e
su quelle del mondo. Io sognavo e non immaginavo minimamente che anch’io, un
giorno, avrei raccontato le mie storie verticali. Forse il germe della passione al
racconto è nato anche da lì, tra le pagine dell’Annuario. Leggere le storie di
Augusto ed Alessandra, quelle di Marco e Sergio, quelle di Ennio e tanti altri
mi piaceva, anche perché loro non erano delle entità astratte. Messner e
Bonatti chi li aveva mai visti? Mentre loro erano ragazzi in carne ed ossa che
incrociavo e timidamente salutavo.
In un’estate di 20 anni fa mi ricordo di avere letto un
racconto, non ricordo se scritto da Nello o da Paolino, in cui si parlava
dell’apertura di una nuova via in Presolana. I toni erano giocosi e spensierati
e mi aveva colpito quanto trasparisse l’intenso piacere che i due amici avevano
provato una volta giunti in vetta. Qui in silenzio si goderono il tepore
dell’ultimo sole e le luci del tramonto, insomma qualcosa di esclusivo: uno
spettacolo tutto per loro, irripetibile. Da allora, ogni volta che sono passato
ai piedi di questa piccola parete, il mio pensiero è sempre andato a quella
lettura. Il momento adatto per mettere le mani su “Ultimo sole”, però, veniva
sempre rimandato. Inaspettatamente è arrivato questa estate, quando con Paolo
in una bella mattina di sole ci siamo goduti questi bellissimi tre tiri di
corda su una roccia favolosa. Per poi cercare inutilmente di salire un’altra
linea “mitica” aperta da Elio Verzeri e Vito Amigoni. Ma torniamo sulle placche
dell’Ultimo sole. Mentre scalavo mi è tornata la voglia di recuperare
quell’Annuario, per rileggere la storia di Paolino e Nello. Poi mi sono detto:
“… e se questo racconto non fosse mai esistito? … e se tutto fosse tutto frutto
della mia fantasia?” Quindi, visto che nella mia mente tutto ciò è accaduto, tornato
a casa non ho più cercato quel vecchio numero dell’Annuario, per non incrinare
la magica atmosfera di questo gioco.
Una cosa è certa, Paolino Capponi e Nello Moioli,
nell’estate del 1991, hanno salito per la prima volta “Ultimo sole” sulla
parete sud della Presolana Orientale, tre belle lunghezze con difficoltà sino
al 6b, protette da spit e chiodi. Per una ripetizione servono due mezze corde e
10 rinvii, con due comode doppie si torna alla base.
Oppure salite in vetta per
godervi il “vostro” Ultimo sole.
ULTIMO SOLE - fotogallery
in rosso
Ultimo sole (L1 6b - L2 5b - L3 6b)
Nello Moioli Paolino Capponi - estate 1991
in giallo
R. Asti, C. Aiolfi (V+) 200 m
15 agosto 1944
in verde
variante Bombardieri
in rosso
Ultimo sole (L1 6b - L2 5b - L3 6b)
Nello Moioli Paolino Capponi - estate 1991
in giallo
R. Asti, C. Aiolfi (V+) 200 m
15 agosto 1944
in verde
variante Bombardieri
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