lunedì 23 luglio 2012

SOLITUDINE E SILENZIO


Da solo lungo l'autostrada
alle prime luci del mattino...
a volte spengo anche la radio
e lascio il mio cuore incollato al finestrino...
Lo zaino con l’indispensabile è pronto. Il desiderio di vivere una manciata di ore in solitudine e silenzio è lì che pulsa e non lo voglio più contenere. Salgo in moto e percorro la valle. Mi perdo ad osservare, come sempre, i profili dei monti di casa e nel mentre, una musica si fa spazio nella mia testa. Mi ritrovo a canticchiarne alcune strofe. Curva dopo curva si rinnova l’appuntamento con paesaggi conosciuti ma sempre differenti. Sulle labbra scivolano parole di una vecchia canzone, Giorgio Gaber le ha scritte molti anni fa ma la musica che le accompagna è quella recente dei La Crus, che hanno reinterpretato questo piccolo capolavoro, questa illogica allegria.

Da solo lungo l'autostrada
alle prime luci del mattino...
a volte spengo anche la radio
e lascio il mio cuore incollato al finestrino...
Lo zaino è in spalla e non incontro nessuno lungo il sentiero che sale ripido sino alla base della parete. Preparo il materiale, ogni gesto è necessario ed essenziale, ogni cosa che appendo all’imbrago o ripongo nello zaino è indispensabile e ha una sua funzione. Inizio a scalare, i movimenti diventano presto fluidi. La roccia è compatta e sana, un calcare grigio che presto si impenna. La parete è generosa ed offre buchi ed erosioni di ogni foggia e dimensione. La via è conosciuta e le protezioni sicure. È una meraviglia sentirsi esattamente a proprio agio e godere del vento e del sole che ti accarezzano, mentre in solitudine arrampico su questa montagna.
 
E sto bene...
sto bene come uno che si sogna...
non lo so se mi conviene
ma sto bene, che vergogna...
Io sto bene...
proprio ora, proprio qui...
non è mica colpa mia se mi capita così...

Lunghezza dopo lunghezza, scendo a recuperare il materiale e lo zaino e ogni volta ricomincio a salire. Mi piace scalare, cercare la soluzione in quel rebus di appigli ed appoggi, trovare la giusta sequenza di movimenti, che sia adatta al mio corpo e alle mie forze, e vedere il vuoto che si apre tra i miei piedi. Una strana sensazione di benessere si espande dalla mente a tutto il corpo. Godo del silenzio che mi circonda, popolato da mille suoni: il frusciare del vento sulla roccia, il richiamo dei gracchi tra i torrioni, il fischio delle marmotte che riecheggia tra le pareti, il lontano scampanare di una mandria al pascolo che risale lungo la valle. Mentre arrampico, senza accorgermi, mi ritrovo nuovamente a canticchiare e sorrido.

E' come un'illogica allegria
di cui non so il motivo, non so che cosa sia...
E' come se improvvisamente
mi fossi preso il diritto
di vivere il presente...
Prima dei risalti finali, mi fermo un attimo e, mentre osservo il mondo che mi circonda, mi godo questo momento di intenso piacere. Decido di scendere. Quattro calate in corda doppia mi portano velocemente alla base della parete. Mi siedo nell’erba e senza fretta metto ordine nel materiale e preparo lo zaino. Le voci di alcuni escursionisti mi giungono dal sentiero  sottostante. Chissà cosa si raccontano e gusto ancora per un attimo il silenzio che mi avvolge.
Prima di mettermi lo zaino in spalla ed iniziare a scendere a valle, osservo ancora una volta il panorama e mi torna alla mente una frase letta la sera prima in un romanzo e che mi aveva colpito: “Sembrava osservare il panorama. In realtà, si guardava dentro.”

 

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