DISPENSATORI DI SOGNI
Qual è il futuro della nostra associazione? È difficile
dirlo, è difficile saperlo. Una cosa però è certa, in questo momento storico il
mondo dell’associazionismo, e non solo il nostro, sta attraversando un periodo
di crisi legato, principalmente, alla mancanza di partecipazione e di ricambio
generazionale. Più volte il nostro Presidente, nei suoi editoriali, ha
sollevato il problema con chiarezza e determinazione, interrogandosi e
interrogandoci, invitando ciascun socio a dedicare qualche attimo del suo tempo
alla nostra associazione. Le risposte sono state timide e i volti di chi
organizza e si mette in gioco sono sempre i soliti, le facce nuove, che
ringraziamo sentitamente, sono purtroppo poche.
La questione assume contorni preoccupanti soprattutto se
guardiamo i numeri. La nostra sezione, nonostante la lieve flessione di
iscritti dello scorso anno, conta oltre 10.000 soci. I corsi e le gite,
proposte dalle commissioni e dalle scuole, sono sempre frequentate con assiduità e molto spesso
fanno il tutto esaurito. La palestra d’arrampicata pure, addirittura con
problemi di sovraffollamento in alcune fasce orarie. Se dovessimo fermarci ai
numeri potremmo dire che siamo in gran salute, mentre invece così non è. Se
facciamo il rapporto tra chi fruisce dell’attività proposta dalla nostra
sezione e chi la organizza, otteniamo dei valori completamente sbilanciati. Con
la consapevolezza delle poche forze in campo, mosse da una grande passione,
disponibilità e professionalità, i risultati sono stupefacenti e quindi, a
maggiore ragione, dobbiamo interrogarci sul perché di questa situazione così
squilibrata. Sono tantissime le persone che si avvicinano al mondo della
montagna e alle bellezze della natura grazie al nostro club ma pochi sono
quelli che si appassionano a tal punto dal dedicare una parte del loro tempo per
diventarne promotori verso gli altri.
Perché accade questo? Perché a chi partecipa alle gite, ai
corsi, alle serate, non arriva il messaggio che quello di cui godono è il
frutto del lavoro volontario di altre persone che, come loro, amano la
montagna? Forse siamo noi che sbagliamo e che non riusciamo a comunicare
correttamente un concetto basilare: essere associati non vuol dire essere
utenti, il CAI è un’Associazione di volontari e non un Agenzia di
professionisti.
Quindi se vogliamo uscire da questa situazione di stallo e
se desideriamo trovare una risposta a tutte le domande fatte sinora, dobbiamo
prima di tutto dare una risposta a quest’ultima domanda: “La nostra
associazione, il CAI, è un erogatore di servizi o un dispensatore di sogni?”
Ripartire da questa domanda - e dalle risposte che ognuno di
noi si darà - penso sia importante per trovare il giusto equilibrio nelle
proposte che faremo ai nostri associati, per affrontare da una nuova
prospettiva e con fiducia l’anno che ci aspetta.
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