"ci sono misteri e meraviglie a sufficienza nel
mondo reale
per andare a scomodare le follie del
soprannaturale".
Joseph Conrad
“Mio papà era cacciatore, io ho iniziato a frequentare la montagna
andando a caccia con lui e i suoi amici. Mi facevano fare il cane, il cane da
ferma. Mi infilavo dentro i boschetti per fare involare i galli e le coturnici.
Poi ho iniziato facendo un corso di scialpinismo al CAI di Nembro, era il 1978,
avevo 16 anni. Mi è rimasta attaccata addosso la passione, non quella per la
caccia ma quella per la montagna.”
Mentre racconta Ennio se la
ride e osserva la grande parete che ci sovrasta. Attorno a noi la luce del
mattino accende con mille luccichii i fili d’erba imperlati dalla rugiada.
All’alba abbiamo risalito la Valzurio ammantata di foreste. Al sorgere del sole,
abbiamo attraversato la piana del Moschel e guadagnato il limitare del bosco
oltre le baite Pagherola. Ora siamo qui al centro di questo anfiteatro
meraviglioso e, immersi nella luce, ci godiamo lo spettacolo prima di varcare
la linea d’ombra, oltre la quale c’è un altro mondo. Un luogo dove la vita ha
un sapore diverso e il tempo scorre con ritmi differenti. Se la Presolana è uno
straordinario castello incantato, questa conca, che solo a tarda sera accoglie gli
ultimi raggi del sole, ne è certamente la corte più appartata e grandiosa. Lo
spigolo nord-ovest, che prende forza dal passo dello Scagnello e dalla Cima
Verde, è la torre d’angolo più imponente della fortezza. Dalla sua cima gli
spalti corrono tra le guglie e le merlettature che spiccano contro il cielo,
dal cengione Bendotti alla vetta della Presolana Occidentale, per poi scendere
alla Presolana di Castione e da lì lungo le Creste di Valzurio. In silenzio
osserviamo ancora una volta lo spettacolo che si apre davanti ai nostri occhi.
È bello tornare qui, anno dopo anno, stagione dopo stagione, percependo ogni
volta una maggiore consapevolezza, che non sono quei luoghi ad appartenerci ma
noi appartenere a loro. Ennio non dice una parola e si incammina, lo seguo. Ben
presto entriamo nell’ombra proiettata dalla muraglia che ci abbraccia e
accoglie. Non ci sono più tracce di sentiero, oltre la linea d’ombra risaliamo ripidi
pascoli e ghiaioni instabili. “Mi piace
essere qui. - dice Ennio continuando a camminare - La
Ovest è bella, no?. Cosa ne dici tu!” Io me ne resto zitto e penso a tutte
le volte che gli ho sentito pronunciare quelle due parole “La Ovest”, che puoi
comprendere solo se conosci Ennio. Due parole che nascondono un mondo e mille
storie di arrampicata, di amicizia, di crescita. “Avevo 18 anni – ricorda Ennio -
quando ho fatto la mia prima
salita in Presolana, ero esattamente sul versante opposto a questo, sulla
parete sud della Presolana di Castione. Il tempo è passato ma ricordo
perfettamente il mio primo tiro da
capocordata, il mio primo bivacco in parete. Sandro Fassi e Gigi Rota erano i
miei maestri e amici, quella notte non riuscimmo a dormire. Sandro, per
ammazzare il tempo, aveva inventato un giochino con alcuni sassolini. Sotto di
noi brillavano le luci di Castione e dietro le Corzene fiorivano fuochi
d’artificio. Il mattino dopo i miei compagni mi mandarono davanti a chiodare. Non
mi sembrava vero. Era il 1980 e quella nuova via la dedicammo a un caro amico: a
Federico Madonna” Si ferma e mi guarda con quel suo sorriso sornione e quel suo caratteristico
sguardo sbieco. Quando fa così non sai mai cosa aspettarti, se un discorso serio
o uno scherzo: “La Ovest però è un’altra
cosa.- sorride mentre gli occhi
brillano e saettano verso la parete - Questo posto
mi piace, soprattutto d’inverno. Quando fa freddo qui non c’è mai nessuno, solo
il gelo. Questa non è solamente la parete più alta della Presolana ma è anche
l’unica da dove non vedi nessun paese e nessuna luce in fondovalle. Quando sei
appeso lassù e ci passi anche la notte, il senso di isolamento è incredibile,
le distanze sembrano amplificate.”
Riprendiamo a salire e ben
presto siamo nel punto più alto del catino ghiaioso, la vista sulla Valzurio e sulle
Orobie è straordinaria. Alla base della parete persiste ancora un bel nevaio,
residuo delle grosse nevicate invernali. Una lavagna di calcare verticale e
compatto si innalza sopra le nostre teste. Qui ci si sente veramente
abbracciati dalla montagna. Nonostante il freddo e l’impossibilità che alcun
raggio di sole possa sfiorare queste pietre, Ennio si muove perfettamente a suo
agio. Mettiamo gli zaini a terra e mentre chiacchieriamo ci prepariamo per
salire la via GAN, dedicato al Gruppo Alpinistico Nembrese. Questo itinerario
fu aperto da Ennio con Antonello Moioli e Gigi Rota in due giorni di scalata
nell’autunno del 1985: “Gigi aveva adocchiato questa
linea – racconta Ennio - che ci lasciava molto perplessi rispetto
alla qualità della roccia. Però non potevamo non cogliere l’invito di scalare
questa parete, la più alta della Presolana. Su questi settecento metri di
roccia esistevano solo tre itinerari, che ne risalivano i punti più deboli
lungo cenge e canali. Mancava una linea che salisse la parete nei suoi punti
più verticali. Sono passati quasi 30 anni da quei due giorni intensi passati in
parete. Avevamo un sacco di dubbi sul percorso da seguire, cercavamo la roccia
migliore e una logica via d’uscita verso
l’alto. Per rendere il tutto ancora più saporito ci si mise pure la nebbia, il
freddo e il brutto tempo. Ricordo che sugli ultimi tiri, a causa di un
temporale in arrivo, i capelli si drizzavano e l’aria friggeva d’elettricità.
Giunti in vetta la gioia fu immensa.”
Mentre
scherza su quanto è vecchio, sulla barba bianca e sul tempo che scorre, Ennio è
pronto a partire e passa il moschettone nel primo chiodo, stacca i piedi da
terra e inizia a salire. Arrampica con precisione e sicurezza metro dopo metro
e continua a racconta di come Gigi aveva salito quella prima lunghezza di corda
e delle sua abilità di chiodatore. Ennio da allora su questa parete c’è tornato
decine e decine di volte, molte sono state le notti che ha passato appeso su
questa bastionata di calcare. Nessun’altra cordata ha tracciato nuove linee, “La
Ovest” è casa sua, il suo terreno di gioco, sei sono i nuovi itinerari che ha aperto in questi tre decenni, di cui
quattro nella stagione invernale. Mentre scaliamo mi racconta con toni
scanzonati frammenti del suo vissuto, della sua passione e del particolare
legame che ha con la parete. Con calma ci godiamo ogni attimo e al termine
scendiamo alla base in corda doppia. Gli zaini ben presto sono pronti e
iniziamo a scendere puntando ai pascoli illuminati dal sole. Con Ennio si
chiacchiera di tutto e non solo di alpinismo e montagne. Anche la sua vita
lavorativa è da sempre intrecciata a questo mondo e il suo laboratorio, dove
vengono confezionati capi d’abbigliamento per l’outdoor, è anche il punto di ritrovo e di passaggio degli amici e
delle variegate figure che compongono il mondo alpinistico bergamasco. Mentre
parliamo di lavoro riemerge la figura del padre cacciatore che lo ha portato
per le prime volte in montagna: “All’inizio lavoravo con mio padre, preparavamo
cartamodelli per grandi firme della moda italiana. Abbiamo fatto anche i
modelli per gli indumenti delle spedizioni di “Quota 8000”. Non ho fatto
nessuna scuola, oltre a quella dell’obbligo. Mio padre è stato la mia scuola,
lui era un grande in questo lavoro. A 15 anni aveva la sua sartoria dove arrivavano
i clienti, lui prendeva le misure, preparava i cartamodelli, faceva i tagli e
cuciva. Da solo sapeva confezionare un vestito dall’inizio alla fine. Nel 1992
mio padre è morto e io ho proseguito nel lavoro specializzandomi
nell’abbigliamento per l’attività in montagna.” Percepisco una punta di orgoglio mentre mi parla
della sua vita, delle sue montagne e di suo padre, trattengo per un istante
questa sensazione. Tra poco attraverseremo la line d’ombra oltre la quale, sui
pascoli inondati dal sole, entrambi sappiamo che tutto sarà diverso. Per un
attimo ci fermiamo e in silenzio ci voltiamo a guardare La Ovest.
PRESOLANA - LA OVEST
Pillole di Storia
Molti sono
gli alpinisti che hanno trovato una loro linea tra le pieghe del mantello di
pietra della Presolana, la montagna che molti amano chiamare la Regina. Curiosando
nell’elenco delle vie vi è però un nome che ritorna regolare dal 1980 sino ad
oggi, quello di Ennio Spiranelli. Lui ha dato inizio ad un differente modo di
concepire ed aprire nuove vie, lasciando tracce del suo passaggio su ogni
versante e ogni parete. La sua passione non si è esaurita in poche stagioni. Sono
ben 13 le creazioni di Ennio, tutte di stampo alpinistico, 5 delle quali da
interpretare d’inverno. Anno dopo anno una pulsione non sopita lo spinge ad
esplorare ogni angolo del massiccio.
La Ovest lo
vede in azione per la prima volta nell’autunno del 1985 quando con Antonello
Moioli e Gigi Rota, in due giorni, aprono “G.A.N.” (Gruppo Alpinistico
Nembrese) che con i suoi 700 metri è la via più lunga del massiccio. Salgono
utilizzando solo chiodi e protezioni veloci, le difficoltà giungono sino al VI
A1. La linea sbuca nei pressi della vetta della Presolana di Castione e nel suo
genere è una classica della parete.
Quella che
Ennio chiama “La Ovest” per l’esattezza è una complessa parete esposta a
nord-ovest e quindi a nord che corona sulle creste tra la Presolana Occidentale
e quella di Castione, scendendo verso le Creste di Valzurio.
Nel febbraio
del 1990 Ennio e Gigi, accompagnati da Marco
Birolini e Vanni Gibellini, in una fredda e intensa giornata, arrivano a capo di
una nuova linea, all’estremità sinistra della parete. Così racconta: “Da anni seguivo questa linea di colate che
speravo si collegassero tra loro. Ogni volta che salivo con gli sci al Timogno
scrutavo la parete.
Quell’anno sembrava che le condizioni fossero favorevoli,
quindi ho sentito gli amici e ci siamo messi in azione. Durante l’avvicinamento
avevamo dei dubbi, ma dal primo tiro abbiamo preso atto che la situazione era
ottimale e andava oltre ogni nostra aspettativa. Siamo saliti in giornata,
interamente con ramponi e picche. Uno spettacolo! La linea non poteva che
chiamarsi “Orobic Ice”. Da quel giorno, nella stagione fredda, questa parete è
un po’ il mio piccolo Eiger” Questa via deve attendere il 31 marzo 2011 per
la prima ripetizione a cura di Franz Rota Nodari e Paolo Arosio, seguita dalla
prima solitaria siglata, il 4 aprile dello stesso anno, da Ivo Ferrari.
Il 9 e10
settembre 2006 Ennio e Giangi Angeloni salgono “In cammino con Marco e Cornelio”. “Dopo alcuni tentativi invernali – ricorda Ennio - il progetto si era
arenato ai piedi di un grande pilastro cuneiforme “il triangolone”. Siamo
tornati d’estate e lo abbiamo salito in due giorni, in modo onesto e pulito,
niente spit e con il minimo utilizzo di chiodi. Così andava salito. Bisognava
solo attendere il momento giusto.” Questa linea è stata immediatamente
ripetuta in solitaria da Ivo Ferrari e successivamente da altri alpinisti
locali. Si tratta di una via lunga quasi 500 metri, l’impegno non è legato
tanto alle difficoltà, che non superano il 6b, ma alla chiodatura ridotta
all’osso e alla necessità di integrarla posizionando protezioni veloci aggiuntive.
L’11 marzo
2011, accompagnato da Yuri Parimbelli e Tito Arosio, in giornata sale
“Piantobaldo” una linea di misto, decisamente impegnativa, che con 600 metri di
scalata porta diritta alla vetta della cima Occidentale. La via viene dedicata
all’amico Roby Piantoni. Il 25 marzo dello stesso anno, in cordata con
Alessandro Ceribelli e Maurizio Panseri, sulla bastionata delle Creste di
Valzurio, i tre salgono una bella linea: “Couloir Margherita” 350 metri di
ghiaccio, neve e roccia. Poco più a destra nell’aprile 2013, con Alessandro
Ceribelli, lo troviamo nuovamente in azione su una nuova e divertente linea di
neve e ghiaccio: “Alè! Über Alles”. Alla richiesta di cosa combinerà ancora in
futuro, Ennio sorride. “C’è tanto da fare. Ho qualche cantiere aperto che spero
di portare a termine nei prossimi inverni.”
Ennio
Spiranelli classe 1962 è membro del CAAI. Vive e lavora a Nembro in Val
Seriana, dove, con la moglie Maria, gestisce la sua piccola azienda: “GRANDE
GRIMPE”. Si tratta di un negozio con annesso laboratorio per la produzione e
vendita di abbigliamento tecnico per la montagna. Per chi fosse interessato
Ennio è disponibile per organizzare serate per raccontare le sue storie e
proiettare il video “Sulla Pietra della Regina” (info@grandegrimpe.it)
Pubblicato su "OROBIE" - agosto 2014
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