Fermo per otto settimane. Una banale caduta in moto, una gran
botta al ginocchio sinistro. Nessun danno, nessuna frattura, solo un gigantesco
ematoma sotto la rotula, che fiorisce con i suoi petali violacei sotto pelle. Un
versamento e un’infiammazione che devono essere riassorbiti, con calma, senza
fretta. I tempi del mio corpo però viaggiano più lenti dei tempi del mio
desiderio. Desiderio di tornare a scalare, di continuare a correre, di riuscire
a realizzare, nell’estate imminente, almeno un progetto, un sogno, una grande
salita in quota.
Fermo per otto settimane. Tutto salta ed i desideri, i
sogni, i progetti vengono riposti nei tanti cassetti dell’armadio di legno
antico, che se ne resta laggiù nell’angolo più appartato della mia mente, della
mia anima. Mi adeguo ai tempi del mio corpo e cerco di ascoltare gli
impercettibili miglioramenti che vive il mio ginocchio, ascolto il mio
camminare, i dolori e i fastidi. Mi incazzo per le ricadute, per gli stop e i passi
indietro, ma poi accetto. Non posso non accettare le richieste del mio corpo,
lo stesso corpo con cui sono cresciuto, che mi fa correre con piacere, lo
stesso che mi permette di soddisfare desideri, scalare montagne, lavorare,
vivere, invecchiare. Qualcosa gli devo a questo mio corpo. Quindi lo ascolto
senza forzare.
Fermo per otto settimane. Dopo quattro settimane e dopo un
paio d’anni di assenza dalla piscina, una domenica mattina mi ritrovo in vasca.
Solo braccia per quasi un ora, le gambe a traino ed il sole che gioca sopra e
sotto lo specchio di acqua clorata ed azzurra. Fuori l’aria è fresca. Un
ritorno piacevole tra le corsie, mi torna la voglia di nuotare e di immergermi
nei pensieri che accompagnano i gesti, apparentemente identici, ripetuti come
un mantra all’infinito. Si nuota e la mia camminata migliora.
Fermo per otto settimane. Dopo sei settimane, ormai quando
il nuoto è tornato ad essere una piacevole abitudine, rispolvero la bici da
strada. Con calma e senza fretta torno anche al movimento ciclocentrico,
pedalata dopo pedalata ascolto il ginocchio e sento che lentamente migliora. Il
desiderio di arrampicare e di correre resta lì, latente, in attesa. Una sera,
dopo il lavoro, vado in falesia e provo a fare due tiri, il feeling è buono, ho
solo paura di battere il ginocchio contro la roccia. Presto attenzione.
Fermo per otto settimane. Sento che è venuto il momento di
ripartire. Lo scorso sabato decido che non inizierà la nona settimana senza
scalare. Daniele e Ale vanno sulla Nord per ripetere la “Via del Cuore”, allora
sento Marco e gli propongo una passeggiata verticale su “Un giardino per
Gianmario”. Marco, “Re Cardu” per gli amici, accetta e alle 6,30 siamo a
Colere. Pronti … via! Daniele scatta e lo rivediamo solo al rifugio. Camminare
in salita non mi da problemi. Raggiunto Dan in breve siamo alla base della
parete. Sono curioso di tornare sul Giardino, l’ultima volta, oltre 12 anni fa,
l’ho salito con Mimmo. Saliamo a comando alternato, sette ore di puro piacere,
per scalare le 13 lunghezze di corda che ci portano in cengia. Le difficoltà
non sono esagerate, ma la via non è mai banale. La roccia su alcune lunghezze è
meravigliosa e solo in brevi tratti facili si deve prestare attenzione. Scalo
con calma, ascolto il corpo, voglio godermi ogni minimo istante, voglio sentire
il vuoto che cresce sotto di me, voglio sentire la fatica che invade come una
marea ogni singola fibra dei miei muscoli. Per Marco è la seconda volta sulla
Nord, ce la stiamo proprio godendo questa scalata. In cengia mi sento stanco e
legnoso, una breve pausa ed iniziamo la lunga serie di doppie che ci depositano
alla base della parete, presso i nostri zaini. A questo punto la Regina non può
fare a meno di ammantarsi di nubi e rinfrescarsi con un temporale. Bagnato
fradici iniziamo la discesa. Il ripido e viscido sentiero mi mette alla prova,
alla fine il ginocchio è indolenzito e un poco gonfio, ma in quell’istante mi
sento un uomo fortunato, ringrazio il mio corpo, ringrazio la Regina, riapro
qualche cassetto dell’armadio di legno antico e penso: OK! Finalmente si
riparte!
Photogallery – Passeggiando sulla Regina nel giardino di
Gianmario
La relazione - “Un giardino per Gianmario” - 430 m, 13 L, 6c (6a+ obbl. A1)
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