giovedì 11 agosto 2022

#roccia - Pizzo Vacca - Carona

Tra i luoghi desueti in cui scalare su vie di più tiri, nelle valli bergamasche, il Pizzo Vacca mi mancava. Re Cardu mi dice, sabato si va in Vacca, in termini strettamente letterali e non metaforici, è esposto a nord e fa fresco. La ricerca del fresco in queste settimane penso sia il minimo comune denominatore dell'agire di molti. E aggiungo che, dopo la Val Famada e il Pizzo di Fondra, il Pizzo Vacca è l'ultimo di quei luoghi che ospita le vie nate dalla fantasia e dal trapano dell'amico Stefano Codazzi. Quindi molti sono i motivi che rendono d'obbligo una visita. Non è di certo la nord della Presolana o la più domestica nord dell'anticima d'Arera o dell'Alben, ma il luogo è proprio bello e la scalata su questo antico verrucano è una continua e piacevole sorpresa.
Grazie all'esposizione nord est il fresco non manca e l'ombra arriva presto e si sta proprio bene. L'avvicinamento è breve, in nemmeno un ora si percorrono i 400 m di dislivello su comodo sentiero con una breve e ripida ravanata finale per raggiungere la placca basale.
Ecco proprio qui volevo arrivare, ci si trova alla base di una placca lichenosa e muschiosa e la prima reazione non è certo l'entusiasmo, anzi pensi proprio di avere fatto una cazzata e che forse era meglio andare da qualche altra parte. Poi inizi a scalare e ti sorprendi per la solidità e la bellezza della roccia e dell'arrampicata. E quei licheni e quei muschi che ti avevano tanto schifato, invece ci stanno benissimo e fastidio non danno. Anzi è commovente vedere come in questi 20 anni si siano ripresi lo spazio attorno ai fix, alle piastrine e ai chiodi, mimetizzandoli in parte. Ma si sa che Stefano è previdente e il materiale inox non ha risentito di questa simbiosi. Soste, calate e protezioni restano affidabili.
Poi un tiro di trasferimento porta sotto il pilastro vero e proprio. Qui la roccia è ancora più bella e più pulita. Saliamo la prima nata "Impressioni d'autunno" (2001), tre belle lunghezze mai difficili in placca variamente erosa e una bella fessura da proteggere. Ci caliamo alla sosta del primo tiro e percorriamo una linea alla sua sinistra, ancora più a sinistra, sul bordo del pilastro c'è l'ultima nata "Pensiero per un amico" (2015). Questa linea centrale non è relazionata, probabilmente è stata aperta da Livio Ferraris e Alfio Brugnoli, indagheremo. Due lunghezze dalla chiodatura allegra salgono la compatta placconata con difficoltà obbligate di 6b e oltre la cengia dei mughi un muretto conduce sotto uno strapiombo che si vince sulla destra per lame e fessure ben chiodate con difficoltà massime di 6b. Insomma una gran bella sorpresa. Ci caliamo ancora alla prima sosta di "Impressioni..." da dove verso destra stacca la via "Spigolo delle sorprese" (2002). Percorriamo le quattro lunghezze una più bella e varia dell'altra, dalla placca, allo spigolo, allo strapiombo, in un crescendo di difficoltà.
Si è fatto tardi e non c'è tempo per scalare le quattro e lunghezze di "Pensiero per un amico". Ci godiamo la fresca brezza che risale i versanti boscosi sopra Carona, mentre scendiamo in doppia e verso valle, esorcizzando il momento in cui il caldo e l'afa ci avranno nuovamente fatti prigionieri.
Se non fosse stato chiaro, il messaggio è: andate a scalare in Vacca, potrebbe piacervi. E se non vi piace ... pace!














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