martedì 14 marzo 2017

36 #UNIMMAGINEDICEPIUDIMILLEPAROLE - Euphoria


Sabato 11 ‎marzo ‎2017, ‏‎14:25:06 – Cima di Lemma (Valle Brembana)

“La solitudine dava un senso di libertà, di euforia.
Il cielo era così vicino e il resto così distante,
che ne furono inebriati e si misero a saltellare nel tramonto.”
Richard Adams – La collina dei conigli


Solo. Mi siedo sull’ultima cima raggiunta. Lo zaino è aperto, appoggiato nella neve. Ne sbucano le pelli di foca appena riposte. Gli sci e i bastoncini sono lì, a fianco, pronti per la discesa. Osservo i monti che si dispiegano tutt’attorno in ogni direzione. Un mondo in bianco e nero soverchiato dai blu scintillanti dei cieli. Centellino le ultime gocce di the spillate dalla thermos, la borraccia d’acqua è ormai vuota da tempo. Percorro con lo sguardo ed il pensiero le valli, i colli e le cime che ho sfiorato in queste ore luminose, lievitate tra l’alba e questo preciso istante. Ora, mentre mi abbandono nel candore dei monti e il soffio freddo del vento mi fa chiudere la zip della giacca, so di avere trovato l’esatta parola. La parola che, già dai primi passi mossi al sorgere del giorno, cercavo.
Mentre il tempo scorre e il sole rotola nel cielo una sensazione di benessere ed equilibrio si è fatta inesorabilmente spazio tra corpo e mente. Uno strano stato d’animo tutto da decifrare, che cresce e prende forma. Tutto contribuisce e ogni accadimento acquisisce un senso. La bellezza dei luoghi. Il piacere di percepire il corpo in movimento. Il suono della neve sotto gli sci. L’incontro con l’elegante corsa di un branco di camosci. Le soste presso baite sepolte nella neve. I rari incontri con altri sciatori. Lo sfavillio dei giochi di luce tra i rami della fitta abetaia. La solitudine. La fatica che cresce mentre i panorami si fanno sempre più ampi. La gioia tra i larici che diviene traccia in neve profonda.
Emozioni e immagini che si avvicendano e si rincorrono, amplificandosi. Nutrimenti preziosi e inebrianti di cui gelosamente mi prendo cura. Le voci di due ragazzi mi riscuotono dai pensieri, ci salutiamo e li osservo mentre si allontano lungo la cresta. Li osservo a lungo, mentre mi preparo, sino a quando non spariscono sul versante opposto. Eccomi pronto. La discesa mi attende, il pendio è intonso, la neve è perfetta, ammorbidita quanto basta dai raggi del sole. Salto la cornice e le curve si disegnano con naturalezza. Non c’è fatica, c’è solo il piacere di assecondare la gravità. Alla base del pendio mi fermo e mi volto ad osservare la traccia, e ciò che vedo è una parola: Euphoria.

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