… l’arredamento non cè,
però c’è il mare da ascoltare,
il tramonto da aspettare.
Qui dentro noi viviamo liberi.
Vada via, se non riesce
a stare in sintonia.
Bruno Lauzi – L’ufficio in riva al mare
però c’è il mare da ascoltare,
il tramonto da aspettare.
Qui dentro noi viviamo liberi.
Vada via, se non riesce
a stare in sintonia.
Bruno Lauzi – L’ufficio in riva al mare
Musica,
musica, musica. La risacca, le onde, il vento, il rombo delle auto sulla
Flacca, il vociare dei turisti al santuario, il tocco delle campane, il
silenzio del bosco, il frusciare delle foglie, il grido dei gabbiani, il canto
di invisibili uccelli nella macchia, lo sciabattare del Cardu, la battuta
pronta di Dan, il suono del materiale appeso all’imbrago, lo scattare dei
moschettoni. Musica, musica, musica.
Siamo sul
bordo della scogliera. Siamo sul bordo della Montagna Spaccata. Oggi il cielo è
di un blu intenso e profondo, non una nube, non un vapore, non una velatura.
Blu semplicemente blu, cielo e mare, mille tonalità a fondersi in un orizzonte netto e lontano. Una linea oltre la
quale si aprono infiniti mondi, infinite vite, promesse. Una linea che a volte
è un limite, una soglia entro cui ritroviamo il nostro spazio. Su questo mare
veleggio Ulisse, su questa coste approdò per ripartire e cercare senza tregua
ciò che c’è oltre ogni orizzonte.
Buttiamo le
doppie, le corde sibilano nell’aria perdendosi oltre il bordo. Mi affaccio, una
vertigine di roccia precipita a fondersi nello specchio inquieto.
Acque che danzano e suonano la loro melodia, che rimandano canti di sirene e
voci di marinai, di amori impossibili e di potenti magie. Inizio a calarmi e mi
immergo nei miei pensieri e in questo spazio fatto di vuoto. Spazio compreso
tra due linee, due superfici, una verticale e l’altra orizzontale. Geometrie perfette
ad intersecarsi la dove ribolle la risacca. Dimensioni che si fronteggiano e si
fondono, amplificando tutto quanto accade in questi cieli che le colmano.
A pelo d’acqua
sostiamo, ci ritroviamo, recuperiamo le corde con attenzione per non farle
cadere in acqua.
Non abbiamo fretta e ci piace restarcene appesi sopra lo
schiumare delle onde. Si chiacchiera, si ride, si sta zitti, in sintonia
perfetta. Nel mentre riempio gli occhi di tanta meraviglia e le orecchie dei
suoi suoni, della sua musica. Certi istanti vorremmo durassero sempre, ma “non
c’è niente che sia per sempre” ed iniziamo a scalare, iniziamo a salire.
Quattro giorni tra Sperlonga e gaeta, tra verticale e orizzontale in una photogallery
Quattro giorni tra Sperlonga e gaeta, tra verticale e orizzontale in una photogallery
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