“Sai una cosa, disse. Con gli
anni stai diventando un po’ rimbambito, lo sai?
Be’, dobbiamo pur divertirci,
no?
Dobbiamo pur divertirci in qualche modo nella vita.”
Kent Haruf – Crepuscolo
Scendo dal furgone e la figlia di uno degli
amici mi squadra da capo a piedi. “Ciao!” Esclamo. Ma capisco che
qualcosa non va e mi faccio zitto, immediatamente. Lei, la piccola, lancia
uno sguardo severo e di sufficienza, e dice: “Perché sei in giro solo
con i calzini? Non si cammina per strada senza scarpe!” Sembra quasi
che scuota un poco il capo in segno di disapprovazione. Poi, alzando gli
occhi al cielo, guarda suo papà con un’espressione che sembra quasi un rimprovero,
anzi certamente è un rimprovero, come a dire: “Babbo! Ma che razza di amici hai?
Sono proprio strani. E fanno cose strane.” Abbasso lo sguardo e osservo i miei
piedi, muovo le dita dentro le calzette a righe, nere e verdi, come
volessi farli sprofondare e nascondere nella sabbia. Ma quello che
calpesto è l’asfalto di un marciapiede, non la sabbia di una spiaggia,
e i piedi non scompaiono anzi sono ancora più buffi e fuori luogo.
Intanto lei, la bimba, continua ad osservarmi severa, attendendo una
spiegazione. Le sorrido mentre dico: “Ho le scarpe fradice. Le ho
bagnate pedalando nella neve, e questi erano gli unici calzini asciutti
che mi sono restati”. La risposta non la soddisfa, lo si percepisce
con evidenza, non so come darle torto. Anche perché la risposta esatta sarebbe
un’altra. “Vedi piccola, tu non hai di fronte una persona adulta, matura
e responsabile. Tu hai di fronte un pirlone che a dicembre, con il
primo gelo e con la prima neve, va a farsi un giro in mountain-bike con
le scarpette leggere ed i calzini di cotone, per giunta senza un paio di scarpe di ricambio, nemmeno nel furgone. Un vero
genio a cui la sua mamma direbbe – A tà ma some'et prope ù rembambit!” Però questo non glielo posso raccontare, perché mi
sento come un monello colto con le mani nella marmellata, anche se ho già
passato da un bel poco i cinquanta, anche se mi è chiaro che la bimba mi ha
sgamato. Come mi sgamava sempre mia mamma quando me ne tornavo a casa
intirizzito, dopo un pomeriggio a giocare nella neve, e cercavo di convincerla
che non avevo freddo e non ero neppure bagnato, magari solo un poco, ma poco
poco; anche se in realtà ero fradicio sino alle mutande e mi sarei cacciato nella
stufa pur di scaldarmi velocemente. Quindi, ora, non mi resta altro che
abbozzare e sorridere alla bimba che, nel frattempo, si è già distratta
con il babbo. Lui, il babbo, cioè il mio amico, le fa vedere come nel
furgone, se togli la bici, c’è pure il letto per dormire, il posto per
cucinare e anche il bagno. Lei curiosa osserva e quando saluto gli
amici, la saluto e le chiedo: “Allora! Ti piacerebbe fare una
vacanza con il furgone? Se vuoi lo presto al babbo.” Lei mi guarda e,
con uno sguardo tra lo schifato e il distratto, risponde secca: “No!”.
Abbozzo per la seconda volta e con la coda tra le gambe, i piedi senza
scarpe e ormai tornati freddi, risalgo sul furgone e riparto. Mentre guido con una mano tocco le
scarpe, posate lì a fianco, sono ancora fradice. Alzo il riscaldamento al massimo e apro
solo le bocchette che soffiano aria calda verso il basso. La musica
riparte e penso. Penso alla neve che mi ha infradiciato le scarpe e le calze. Penso ai
riflessi del sole sulle acque del lago. Penso al gelo fottutissimo che mi ha
morso i piedi durante tutta la discesa. Penso al cielo blu che incorniciava montagne
da cartolina. Penso alle ruote della mia bicicletta che si aprivano una traccia
nella crosta bianca. Penso allo stupore che si rinnovava ad ogni passo, ad ogni
pedalata. Penso a quel misto di neve, terra e foglie che schizzava in ogni
dove al passaggio della bicicletta. Penso alle battute di Stefano e al piacere
di essere in compagnia. Penso ai tentativi maldestri di controllare le traiettorie in
curva e sul ripido. Penso alle mille foto scattate. Penso alle due capriole, finite
in un letto morbido e freddo di foglie e neve. Ho ripensato anche a
quante volte mi sono ripetuto: “Sei un vero rimbambito, ma cosa avevi in
testa quando hai scelto queste scarpe leggere?”. Anche se sono state molte
di più le volte che, meravigliati e felici, con il mio compagno di
avventure ci siamo detti: “Ma quanto bello è questo posto? Ma quanto
bello è pedalare nella neve?”
Diamine! Sono già arrivato al parcheggio. Ora queste cazzo di scarpe fradice mi tocca proprio rimetterle, anche solo per salire le scalinate del borgo. Le infilo con circospezione e mi incammino verso casa. Un sorriso da rimbambito mi si stampa sulle labbra.
Diamine! Sono già arrivato al parcheggio. Ora queste cazzo di scarpe fradice mi tocca proprio rimetterle, anche solo per salire le scalinate del borgo. Le infilo con circospezione e mi incammino verso casa. Un sorriso da rimbambito mi si stampa sulle labbra.
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