giovedì 23 novembre 2017

39 #PICCOLESTORIE - Abbiamo bisogno di ..


Oggi ho pedalato tutto il giorno, in compagnia degli amici, esplorando i miei monti. I luoghi che più amo. Ogni incontro è stata un'occasione per fermarsi e fare due chiacchiere o anche solo due battute o semplicemente un saluto. Il vecchio che curava l'orto, il signore che bruciava lo strame, la vecchina che attraversava la strada, il gestore del rifugio, i boscaioli all'opera, gli escursionisti, il contadino fuori dalla stalla, il ragazzo con il trattore che trasportava il fieno. Due persone ci hanno anche regalato il loro nome. Sonia, in vetta, oltre che sopportare una banda di bikers caciaroni, ci ha fatto pure delle belle foto e Isacco, che fa il contadino, al suo ristoro dei Cinque Abeti, ci ha fatto ridere come matti, oltre che rifocillarci con i prodotti della sua terra. La Cima Colombina sopra di noi e il lago d'Iseo ai nostri piedi. Nel mezzo infiniti luoghi in cui lo sguardo può vagare e trovare tutto: il simile e il diverso, l'unico e il molteplice, la semplicità e la ricchezza, l silenzio e i suoni, la luce e i colori. Tutto a nostra disposizione, da cogliere liberamente con lo sguardo. Poi, mentre calava il buio, ho salutato gli amici, disceso le valli e attraversato un pezzo di pianura. Ho raggiunto Cristina per partecipare all'incontro con il poeta Franco Arminio. E lui, Arminio, esordisce chiedendo a qualcuno di leggere una sua poesia nel proprio dialetto, un signore di Treviglio si è alzato e l'ha letta in bergamasco. Prima di lui hanno letto anche due signore, nei loro dialetti, una barese e l'altra della sarda. Mi sono emozionato. Se c'è un senso nel mio andare per monti e in questa giornata di fine autunno, lo si trova tutto in questa poesia di Franco Arminio che recita così:
“Abbiamo bisogno di contadini,
di poeti, gente che sa fare il pane,
che ama gli alberi e riconosce il vento.
Più che l’anno della crescita,
ci vorrebbe l’anno dell’attenzione.
Attenzione a chi cade, al sole che nasce
e che muore, ai ragazzi che crescono,
attenzione anche a un semplice lampione,
a un muro scrostato.
Oggi essere rivoluzionari significa togliere
più che aggiungere, rallentare più che accelerare,
significa dare valore al silenzio, alla luce,
alla fragilità, alla dolcezza"
 — presso Ceratello.

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