Per noi è l’occasione
di ascoltare le mille storie che Mario ha da raccontare. Per noi è l’occasione
di raccoglierle proprio lì, tra i monti dove tutto è accaduto, dove le sue
parole risuonano con una vibrazione differente, forse più profonda. Risentire
la storia del viaggio sul cassone del furgone, protetti da una vecchia
trapunta. Riascoltare l’aneddoto delle picche portate e degli zaini
dimenticati, le corse in motocicletta su e giù per la Val Camonica per
recuperarli. Chiacchierare non più seduti attorno ad un tavolo, ma lì dove
tutto è accaduto, ha un sapore differente. Mario su quella parete è poi
ritornato per la prima invernale dello Spigolo nord-nord-ovest e, legato in
cordata con Renato Casarotto, per ripetere d’estate lo Spigolo dei Bergamaschi.
Gli occhi di Mario brillano, mentre parla e cammina, mentre parla ed osserva la
parete, mentre parla e ti “pianta” il suo sguardo nei tuoi occhi. Scoprire ed
indagare del suo rapporto particolare con la scrittura, sapere dei suoi diari,
è stata una bella emozione. Conversare sul perché scrivere di se e sul potere
che hanno gli infiniti neri che vergano il bianco della carta o di uno schermo,
non solo mi ha piacevolmente meravigliato, ma ha stimolato la mia curiosità ed
il desiderio di conoscere, andare oltre. Mario mi dice: <<Quanto scrivo
“dico cose” che quando parlo non vogliono uscire. Quando hai scritto una cosa
di te, quella è ormai uscita da te ed è lì sulla carta. Buttare fuori le cose,
soprattutto quelle brutte, ti aiuta a capirle, a superarle, a guardarti avanti
e vivere.>>
Un grazie di cuore a Mario per la bellissima giornata e per avermi
regalato un poco delle sue storie.
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